La goccia nel mare di Mietta




“Come goccia nel mare io cadrò ed insieme a te naufragherò”

Daniela Miglietta, in arte Mietta, è balzata agli onori della cronaca e del successo discografico non ancora ventenne, vincendo con il brano Canzoni il Festival di Sanremo del 1989. Iniziando un sodalizio artistico con Amedeo Minghi, autore del testo di questa canzone ma anche di numerosi altri suoi pezzi, la cantante tarantina ottenne il disco d’oro ed anche il Premio della Critica come “interprete rivelazione”. L’anno successivo, sempre a Sanremo e sempre con la firma di Minghi, Mietta arrivava terza con Vattene amore, brano che ottenne un ancor più che lusinghiero riscontro commerciale, vendendo oltre 350.000 copie.
Nei suoi brani la cantante pugliese, pur trattando temi romantici, ha sempre interpretato la fragilità e i possibili equivoci sull’opportunità o meno di continuare una relazione, come nella già citata Canzoni: «Noi siamo vivi, mi pare, lo spero, non foglie morenti così falsamente danzanti (…) se il sole si è perso così come fosse un bambino, sai che me ne importa poi, qui si tratta di noi». Oppure in Vattene amore, dove l’esplicito richiamo diventa rimprovero senza più alcuna mediazione possibile: «Vattene amore, che pace più non avrò né avrai (…). Vattene amore, mio barbaro invasore. Vattene o saranno guai».
Anche nel 1991, di nuovo al Festival di Sanremo ed ancora con una canzone firmata Amedeo Minghi (Dubbi no), Mietta ammetteva tutte le difficoltà di una relazione d’amore, cercando di superarle con una volontà risoluta: «A voce, il silenzio, per lettera, nel restare, nell’andarmene via, invoco “dubbi no”, nei sogni che sogno, svegliandomi, nel partire e gioire di te invoco “dubbi no”. Tra risa chiassose e tra lacrime, nel trovarti e nel perderti un po’ invoco “dubbi no”». Con il terzo album, Lasciamoci respirare, del 1992, Mietta cantava il brano omonimo scritto da Biagio Antonacci, così come l’anno successivo interpretava Figli di chi al Festival di Sanremo, un pezzo scritto da Nek, iniziando a collaborare con numerosi e qualificati artisti della musica leggera italiana, come sarà con Riccardo Cocciante, con il quale nel 1994 duetterà in un paio di canzoni. Sempre nel 1994, con il pezzo Cambia pelle, la cantante pugliese muterà anche genere musicale, svoltando verso sonorità più funky: «Cambia pelle se ti va e completamente, col sole o con niente, un ma sì che si può, cambia pelle insieme a me».
Mietta esprimerà la sua versatilità interpretativa doppiando il personaggio di Esmeralda de Il gobbo di Notre Dame e cantando pure nel famoso film d’animazione prodotto da Walt Disney. Nel 1997, esordendo anche come attrice ne La piovra, inaugurerà la sua carriera cinematografica partecipando a diversi film. Nel 1998 con La mia anima inserirà nei classici temi d’amore una vena di spiritualità per sublimare ed innalzare i sentimenti: «Angeli noi fra terra e blu, noi che amiamo un po’ di più. Angeli noi fra terra e blu che soffriamo un po’ di più (…). C’è un amore che va oltre, sai, senza limiti e senza catene». Nel 2011 Mietta reciterà nell’audiolibro L’ultimo elfo della scrittrice cattolica fantasy Silvana De Mari e successivamente debutterà anche come scrittrice, pubblicando il suo primo romanzo: L’albero delle giuggiole. Cantando si impara con Mietta ad apprezzare l’amore diretto ad una persona, che qualifichi il vivere quotidiano, come nell’emblematico Niente, brano intenso e struggente: «Qui non c’è niente che assomigli a te, qui non è niente il mondo intorno a me (…) e nel niente finirò se non ti raggiungerò qui nel mio cuore». Cantando si impara pure del rischio di cambiare pelle di approdare al relativismo o al falso irenismo: “Cambia di mentalità aria e canzoni, ogni terra ha i suoi colori, tu rispettala e poi (…) ogni diversità che divide poi ci unirà perché domani è un giorno che ti uccide».

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