La Germania che verrà




Non accenna a spegnersi in Germania il dibattito pubblico sul nuovo ateismo culturale di massa e, da un certo punto di vista, è senz’altro un bene. Tempo or sono ne avevamo già accennato segnalando da queste colonne il vivace saggio del teologo evangelico Peter Hahne Schluss mit lustig. Das Ende der Spassgesellschaft, tradotto poi anche da noi per i tipi di Marsiliocome La festa è finita. Basta con la società del divertimento (http://www.vitanuovatrieste.it/peter-hahne-e-la-festa-che-e-finita/), implacabile atto d’accusa lanciato da un pulpito insospettabile verso la società post-sessantottina che ha sfornato quella classe dirigente cinica e allergica alla morale che sta trasformando il ‘Paese del dovere’ per eccellenza, secondo un’immagine un po’ stereotipata magari della cultura teutonica tradizionale ma tutto sommato veritiera, in un Paese dello sballo e del divertimento senza senso, no-stop e no-limits. Dopo accesi confronti in tv e sui giornali sembrava finita lì e invece in queste ultime settimane il tema – che da quelle parti fa parlare almeno da quando Friedrich Nietzsche decretò il suo celebre “Gott ist tot” (Dio è morto) nella sua raccolta di aforismi di fine Ottocento Die fröhliche Wissenschaft(La gaia scienza) – è tornato prepotentemente alla ribalta facendo capolino anche su qualche testata nazionale nostrana prima per uno studio internazionale che, sondaggi e analisi demoscopiche alla mano, ha rivelato come i tedeschi della Germania Orientale vantino (si fa per dire) il più alto tasso di ateismo del mondo dando luogo a una tendenza di costume che si sta riversando rapidamente anche ad Ovest, con riflessi significativi sui costumi pubblici, poi per il successo editoriale di due saggi tematici: quello del giornalista Rudolf Bauer (Was ist los mit den Christen? [Che cosa è successo ai cristiani?]) in cui si parla della marginalizzazione della religione nel Paese come l’esito spietato di un nuovo Kulturkampf che non avveniva dai tempi di Bismarck, e quello dello studioso Andreas Püttmann  (Gesellschaft ohne Gott [Società senza Dio]) che spiega il processo di secolarizzazione interna in termini storici secondo un crinale che ha origine con il nazismo hitleriano, viene ripreso dal comunismo della DDR e infine conosce la sua ultima accelerazione con l’affermazione della mentalità scientista all’indomani della caduta del muro di Berlino e della riunificazione politica della Nazione. Poi ci sono i dati che fanno impressione ancora più delle analisi sociali e delle diagnosi, come quello che registra il numero dei cattolici praticanti nel Paese (contando cioè la presenza alla Messa domenicale) appena intorno al 11% mentre solo nel 1991 la cifra era il doppio. O come quello dell’età-media dei credenti, intorno ai 60 anni. Insomma, nel giro di un paio di decenni, non di secoli, se nulla cambierà il Cristianesimo sarà una religione di minoranza assoluta nel senso che l’Islam tedesco – per esempio – sarà  molto più numeroso e rappresentato, non solo in ragione della consistente comunità di migranti turchi. Per Püttmann si tratta di un fatto semplicemente rivoluzionario di dimensioni epocali, e se queste sono le cifre non gli si può certo dare torto. Che cosa dire?

Quando Giovanni Paolo II e poi Benedetto XVI richiamavano l’urgenza assoluta della ri-scoperta delle radici cristiane del Vecchio Continente più che a musei e gallerie d’arte si riferivano proprio a questo panorama di autentiche macerie umane che fa pensare alle conseguenze di una guerra, anche se esattamente quest’anno paradossalmente festeggiamo i 70 anni di pace dell’Europa dalla fine del secondo conflitto mondiale. In realtà, come diceva già la Beata Madre Teresa di Calcutta, di guerre in Occidente ne esistono tante ai giorni nostri e – comunque – per il cristiano sono quelle che vengono combattute in interiore homine a contare di più. Le battaglie spirituali e morali che si svolgono nell’anima di ognuno perché, certo, apparentemente viviamo in assenza di conflitti però poi vediamo che una società senza Dio (giacché per dirla in due-parole-due una società dove l’aborto è un costume di massa e la contraccezione la norma di riferimento diffusa è evidentemente una società senza Dio) i conti, come si suol dire, non tornano. Che volto avrà la Germania di domani? Non facciamo gli indovini e non lo sappiamo ancora, ma è certo che sarà un Paese molto diverso da quello che abbiamo conosciuto per secoli in cui in un modo o nell’altro la fede cristiana ha originato anche una cultura cristiana che ha fatto dei tedeschi gli uomini e le donne tedeschi di oggi. Da domani non sarà più così: qualcuno se ne rallegrerà persino, forse, ma una società in cui Cristo non esiste è una società più difficile in cui poter vivere anche per chi cristiano non è giacché senza più trasmissione, né educazione, alle virtù e alla santità anche il bene, il bello e il vero diventano sempre meno presenti, poi rari, fino a scomparire del tutto. Ed é il colmo che questo avvenga proprio nel cuore di quell’Europa che portando il Cristianesimo ai quattro angoli del globo ha finito con il civilizzare provvidenzialmente il resto del mondo. Per dirla con una battuta di un collega africano di qualche tempo fa, “se vuoi fare male a un popolo debole, ma veramente male, togligli il Cristianesimo e vedrai dalla sera alla mattina la catastrofe scatenarsi sotto i tuoi occhi”. Si riferiva al fatto che le culture pagane centrafricane che non hanno conosciuto il Vangelo sono la negazione assoluta della libertà della persona e della dignità umana ma è tutto da dimostrare che il neopaganesimo post-cristiano centro-europeo sia meglio solo perché è geograficamente europeo, anzi, a leggere i testi di cui parlavamo sopra, oltre che le cronache quotidiane, così a occhio francamente lo escluderemmo.

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