Esaminiamo il Regolamento per le DAT deliberato dalla Giunta comunale. E' pieno di ridicole incongruenze e dimostra senza ombra di dubbio che il Registro sarà inutile. Un mezzo per farsi pubblicità.

La delibera DAT è un (costoso) bluff




A breve il Consiglio Comunale di Trieste discuterà la Delibera della Giunta in merito all’istituzione del servizio per il deposito e la custodia delle dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT), ed approverà anche il relativo Regolamento.

E’ facile prevedere l’inutilità di un simile Registro in mancanza di una legislazione nazionale in materia. La lettura del Regolamento approvato dalla Giunta toglie ogni dubbio in merito. Appare evidente come tutto si esaurisce con il deposito e la custodia delle DAT, non essendo neanche previsti i criteri per l’accesso e per l’apertura delle stesse.

Un impossibile “consenso informato”

Nella definizione di “dichiarazione anticipata di trattamento” l’art. 2 parla di consenso informato. Questo prevede che vi sia qualcuno che informi sulla situazione sanitaria e proponga delle possibili terapie. Cosa difficile trovandosi davanti ad una persona sana e non davanti ad una malattia attuale e concreta. Manca inoltre la figura di un medico in grado di proporre il “consenso informato”, comunicando una diagnosi e proponendo delle terapie. Ed è difficile poter prevedere gli sviluppi della medicina nei prossimi 20 – 30 – 40 anni.

Cosa ci sarà dentro le buste chiuse?

Come si deduce dall’art. 5, le DAT vengono chiuse all’interno di una busta chiusa e sigillata che non passa alcun filtro. In questo modo è facile prevedere che le DAT così rilasciate potrebbero contenere errori od indicazioni imprecise. L’essere depositato in busta chiusa e sigillata e non passare il vaglio di un sanitario o comunque di un funzionario permette qualsiasi tipo di dichiarazione. Potrebbero esprimere anche desideri che risultino oggi irrealizzabili quali richieste eutanasiche che, come affermato ad esempio nel documento del 18/12/2003 del Comitato Nazionale di Bioetica riportato nella delibera della Giunta, contraddicono il diritto positivo e le regole di pratica e deontologia medica.

Il fantomatico “Fiduciario”

“Originale” perché non definita e non presente in nessuna legge anche la funzione del cosiddetto “Fiduciario” e dei “Fiduciari supplenti” cui si fa riferimento agli articoli 4, 5, 6 e 7. Secondo il Regolamento, avrebbero il compito di “collaborare all’attuazione delle dichiarazioni anticipate in ordine ai trattamenti sanitari”. Che potere ha questa nuova figura? Con chi si relaziona? Come? Con che priorità rispetto, ad esempio, a familiari e congiunti? A queste domande un Regolamento comunale non può rispondere, ma è probabile che la presenza di una simile figura riconosciuta dal Comune di Trieste possa aprire pesanti contenziosi legali.

Quando e come verrà aperta la busta? Chissà!

Non è prevista una modalità di apertura della busta sigillata per la lettura delle DAT ad opera del Fiduciario intenzionato ad “espletare i suoi compiti”. Lo farà davanti a qualcuno che legga le DAT o lo farà in separata sede? Verrà verificato che sia stato effettivamente sottoscritto dal Dichiarante? Nell’espletamento dei suoi compiti dovrà presentare lo scritto a chi ha in cura il “Dichiarante” o sarà sufficiente la sua interpretazione? Facile intuire a cosa possa portare la mancanza di indicazioni in merito.

Senza richiesta di conferma?

Manca anche una sorta di richiesta di conferma al Dichiarante su quanto dichiarato: nel corso della vita uno potrebbe avere un’opinione sull’esistenza e sulle malattie diversa da quella espressa all’età di 18 – 20 anni, magari sotto l’influsso di un qualsivoglia condizionamento.

Chi lo notifica alle strutture sanitarie?

Quello che stupisce è che non sia prevista la notifica, per esempio alle aziende sanitarie triestine, della presenza delle dichiarazioni. Come potranno esserne informati i medici? Come informare il Fiduciario di cui non si conosce l’esistenza?

Siamo sicuri che sia gratuito? Non certo per il contribuente

L’art. 8 afferma perentoriamente che il “servizio è gratuito”. Quali costi, però, dovrà accollarsi l’amministrazione comunale magari distraendo risorse da altri servizi? Quanto costeranno ai cittadini gli impiegati adibiti alla raccolta delle stesse? Quanto costerà l’ufficio, a prova di legge sulla “privacy”, che custodirà le buste con le DAT ed i nomi dei fiduciari? Quanto costerà l’elaborazione dei programmi per rilasciare dette dichiarazioni per via informatica? Questo non viene chiarito nella delibera. Fortunatamente non è attualmente previsto un servizio di accesso alle DAT 24 ore al giorno 7 giorni su 7, ma se lo fosse in futuro?

Il Comune non deve pensare a farsi pubblicità

Queste preoccupazioni che non sembrano interessare a chi guida attualmente il Comune di Trieste, occupato esclusivamente a farsi pubblicità e non a risolvere i problemi concreti delle persone che già sono tutelate contro l’eutanasia e l’accanimento terapeutico da articoli del codice penale e del codice di deontologia medica.

Fossi costretto a rilasciare una DAT, qualora mi venissi a trovare in uno stato vegetativo persistente, chiederei di essere trattato con la stessa costanza, professionalità, amore cristiano disinteressato con cui le Suore Misericordie di Lecco hanno curato per oltre 15 anni Eluana Englaro. Chissà se il Comune di Trieste, tanto attento a propagandare la cultura eutanasica, sarebbe in grado di garantirmi un simile trattamento?

Una risposta a “La delibera DAT è un (costoso) bluff”

  1. Silvio Brachetta ha detto:

    Questo delle DAT è un esempio di cosa sia il “pensiero astratto”, che muove oggi tanta parte della politica nazionale e internazionale.
    È un pensiero avulso dal vivere concreto e quotidiano. Perché pagare le tasse? Non per i servizi, ma perché “è l’Europa che ce lo chiede”: un classico che passerà alla storia.
    Il “pensiero astratto” è un diversivo per chi tende a dissociarsi dalla realtà, o perché gli fa paura, o perché non è in grado di gestire né la propria vita, né la vita sociale (altrui).

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