La Brexit, Trump, il nuovo populismo anche in Europa




Stiamo vivendo un periodo storico affascinante dal punto di vista sociale e politico. Un periodo di velocissimi cambiamenti, più veloci della nostra capacità di prevederli e di prevederne le conseguenze. La Brexit, Trump, il nuovo populismo anche in Europa. Chi lo avrebbe predetto? Ma soprattutto, chi ha capito veramente cosa sta succedendo e dove andremo a parare?

Mentre il governo del cambiamento continua la sua strada, al buio, a tentoni, il Partito Democratico si interroga ormai da mesi sul da farsi. In vista delle prossime elezioni europee di maggio però, è necessario arrivare pronti, o almeno decentemente preparati. È stato quindi indetto un congresso del partito e quasi un mese fa si è svolto il “forum per l’Italia”, un convegno al quale sono stati invitati a parlare dei grandi guru che potessero indicare la strada. Fra gli altri hanno parlato il premier socialista Sánchez, Veltroni, Cuperlo e Cacciari. Risultato: un sacco di retorica socialista per Sánchez, un ennesimo richiamo all’antirazzismo per Veltroni, il quale ha parlato della bellezza dell’arcobaleno che è di tutti i colori. Stucchevole, alieno. Cuperlo ha opportunamente condannato i personalismi che hanno distrutto il partito, “noi non abbiamo bisogno di una nuova cordata di potere” ha detto Cuperlo, sacrosanto. Rimane il fatto che è facile moralizzare lontano dalla stanza dei bottoni. Gli altri sono fradici e noi gli incorrotti. È sempre così. Poi ancora un richiamo alle chiavi ermeneutiche comuniste; non bisogna cioè aver vergogna a chiamarsi “compagni” e “compagne”. L’Italia non li ha votati per questo, è sotto gli occhi di tutti. Il più interessante ovviamente è Cacciari. Parlando di Europa l’ha contestualizzata ricordando, l’Europa “un leone affamato” secondo Hegel, e “una macchina complicatissima che ha da sempre tenuto in affanno l’attività del genere umano” dai Contributi di Fichte. Sbiadita l’Europa atlantica nata all’ombra degli Stati Uniti, che sembrano voler proseguire da soli, emergono, o per Cacciari ri-emergono vecchie faglie come quella sulla quale si sono combattute due guerre mondiali, l’Europa atlantica cioè, divisa dalla mitteleuropa “già in marcia” insieme alla Baviera. “Se marciano contro Berlino, per l’Europa è fatta”, la storia si ripete. Il riferimento è chiaramente rivolto al gruppo di Visegrád (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria), alla destra che governa l’Austria, ed in seconda battuta ai vari Salvini e Le Pen. Cacciari specifica ovviamente che non si tratta di una marcia armata, ma di un conflitto ugualmente violento sui dazi, sulle politiche, sui mercati. È senza dubbio una previsione affascinante e paurosa al tempo stesso. L’Europa sta per suicidarsi di nuovo, eppure l’Unione Europea aveva costituito una speranza valida. “I padri di quell’Europa avevano dei nomi” ricorda Cacciari, “si chiamavano Adenauer, Schuman e De Gasperi; parlavano tedesco ed erano democristiani”. Anche grandi cristiani si può aggiungere, giacché condividevano una viva fede cattolica. Schuman e De Gasperi saranno infatti anche riconosciuti Servi di Dio. Serve dunque una nuova idea di Europa per Cacciari, una nuova idea che sappia includere le anime laiche e cristiane insieme. Un’Europa di nuovo unita da un pensiero, magari con un nuovo foedus (il trattato di alleanza che aveva per esempio Roma con i popoli alleati). Foedus da cui federalismo. Un rapporto di amicizia, di fedeltà fra le nazioni. Ebbene, tutto ciò è un’utopia, così come lo è il comunismo e di conseguenza tutti i partiti di sinistra che si rifanno a quello. 

È l’idea di fondo che è errata, la volontà cioè di ergere un pensiero al disopra dell’uomo. L’idea infatti non cambia il cuore dell’uomo (sennò invece che Cristo ci basterebbe la filosofia), e così la stessa idea assecondata prima con trasporto diventa subito dopo un pesante macigno che grava sui sudditi. Siamo così punto e a capo. Cacciari e il Pd avvertono che la vecchia concezione è in declino e ne propongono una nuova, non capendo però il perché di questo cambiamento. L’Europa degli ultimi decenni è in declino perché è artefatta, vuota e moralizzatrice. Cosa fare dunque? Riproporre una nuova idea alla quale dovremo sforzarci di credere, finché ci riusciremo? Ecco perché la storia si ripete. Anteporre un sogno al cuore dell’uomo è sempre disumano e finirà per essere rigettato. Così è finito il sogno del paradiso socialista, dell’Europa atlantica, ma anche della razza pura, del regime fascista e via dicendo. Inseguiamo dunque un’altra idea? A che pro? Un’Europa amica? Sarebbe veramente un amico immaginario. Ma Davide ci aveva già avvertito: L’empio “si illude con se stesso nel ricercare la sua colpa e detestarla” (Salmo 35).

Riccardo Morello 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *