Intervista al dottor Óscar Elias Biscet medico cubano pro vita incarcerato e torturato per aver difeso la vita.




Traduco e trascrivo ben volentieri questa intervista di Gádor Joya, responsabile della Associazione spagnola “Derecho a vivir” (diritto di vivere), al dottor Biscet nella sua prima uscita da Cuba. La conferenza, di qualche giorno fa, era promossa anche dal portale  spagnolo “Hazte oir” (Fatti sentire). 26 maggio 2016

Biscet. – Buona sera. Un saluto speciale per tutti voi. Vi ringrazio per essere qui con me. È una grande gioia per me essere accolto dal popolo spagnolo e vedere tra di voi molti volti di persone che avevo già conosciuto a Cuba. Per questo mi sento a mio agio come se fossi nella mia terra.

Gádor Joya. – Grazie a tutti voi qui presenti e a tutti coloro che ci stanno vedendo via streaming. Ringrazio prima di tutto il dottor Biscet nella sua prima uscita fuori di Cuba, Ci stava dicendo qualche momento fa che è la sua prima volta nella vita che esce dalla sua amata Cuba. È disposto a tornare e rimanere quando molte persone che hanno sofferto come lui il carcere, saranno liberate. Il motivo per cui il dottor Biscet è qui con noi di Derecho a vivir è dovuto al fatto che il dottor Biscet è stato, e continua ad essere, un difensore dei diritti umani. E sappiamo che il primo diritto umano, senza il quale gli altri non hanno senso, è il diritto alla vita!

Il dottor Biscet è, come me, medico. È specializzato in medicina interna e, come forse saprete, ha portato a termine un lavoro riguardante gli effetti del Rivanol, che è un medicamento abortivo. Attraverso questo studio ha visto che in tante gravidanze in cui la gestante aveva usato il Rivanol, i bimbi nascevano vivi. Per questo fatto egli denunciò il sistema nazionale di salute perché a questi bambini veniva negata l’assistenza, lasciandoli morire. Ma egli ha avuto il coraggio di denunciare questo fatto e per questo motivo venne espulso dal sistema Sanitario Nazionale e gli fu proibito l’esercizio medico. Anche sua moglie venne espulsa dall’incarico. Per aver voluto difendere il diritto primario di un nascituro, che è il diritto alla vita, il dottor Biscet è diventato il riferimento per coloro che desiderano difendere i diritti umani a Cuba.

Se non mi sbaglio venne incarcerato in due occasioni per un totale di quasi 12 anni di carcere, che gli provocarono molta sofferenza. È stato liberato nel 2011. Al dottor bBscet è stata concessa la medaglia della libertà dal Presidente degli Stati Uniti, come riconoscimento al merito civile. (Colpisce, ad ogni modo l’ipocrisia di un Presidente degli Stati Uniti – favorevole all’aborto – che concede questo riconoscimento a uno che si batte contro queste leggi inique. Nota del trascrittore).

Il dottor Biscet è stato proposto e nominato come Nobel per la Pace ed è stato nominato per il Premio del Principe delle Asturie. Ora lascio lo spazio al dottore perché ci racconti la sua esperienza. Poi alla fine le farò due domande anche a riguardo del nostro paese, teoricamente libero, ma che però sta soffrendo proprio per gli attacchi che vengono portati a coloro che desiderano difendere la vita. Tante grazie, dottore, per essere con noi. È un grande piacere e un onore averla qui! Grazie. (Applauso).

Biscet. – Bene, come sapete sono un cubano, un semplice cittadino, un cubano che cerca la libertà e i diritti umani per tutti. In molte occasioni sono stato represso dal Governo cubano, fino all’espulsione dal paese. Ma io non ho voluto, perché ho un impegno col mio popolo, per poter difendere il suo diritto, il suo diritto alla vita e alla libertà. Il diritto alla libertà dal Governo dei Castro! Questo governo mi ha molestato, maltrattato, torturato, mi hanno portato quasi all’asfissia, ma non mi hanno portato fino alla morte. Ma io continuo a lottare per il diritto alla vita e alla libertà. Anche in carcere furono tanti i maltrattamenti, ma fortunatamente qualcuno mi aiutò, ma credo che in realtà molti avessero paura.

Però grazie a Dio sono qui con voi per raccontarvi delle cose gravi che succedono nel mio paese. Cose che tengono nascoste a coloro che credono che da noi ci sia un regime progressista, che ci sia una rivoluzione che ha permesso che la gente studi e abbia le medicine per curarsi. Ma tutto questo è falso. C’è solo una struttura costruita per ingannare la gente straniera e mantenere nelle stesse condizioni il popolo cubano. Come sapete il regime castrista si è ora aperto agli Stati Uniti con una legge che chiamano Obama Gate. Una legge che colpisce la libertà religiosa. Perché? Perché, per ottenere contributi anche le realtà religiose devono distribuire anticoncettivi. Le stesse cose possono succedere anche in Spagna, anche per quanto riguarda l’educazione. Le stesse cose, per quanto riguarda l’educazione privata, accadono anche negli Stati Uniti. Quelli che detengono il potere, che sono avidi di questo potere, cercano di imporre con piccole azioni la loro linea educativa. Lo fanno con piccoli atti, un po’ alla volta, perché in una democrazia non sarebbe possibile imporre immediatamente una dittatura totalitaria.

Il popolo spagnolo deve tenere gli occhi ben aperti per evitare questo problema, perché non succeda quello che accade da noi! Anche noi vorremmo vivere in una democrazia come quella in cui vivete voi.

Gádor Joya. – Parlando di questo aspetto vorrei dire che noi non abbiamo la percezione di questo pericolo, perché sentiamo continuamente parlare del “male minore”. Riguardo a lei, a Cuba, quando il Governo la allontanava dalla sua casa, da sua moglie e dai suoi figli, pensava forse al male minore? Quando lei vide che si trovava senza casa, senza lavoro, pensò forse al male minore?

Biscet. – Quello che vuol fare il Governo lo sappiamo. Mi misi ad applicare questa teoria per poter salvare le persone. Se uno ha un cancro e si vuole toglierlo perché ne vale la pena, bene, si può fare. Però quando uno è portato all’estremo, vita con vita, allora uno capisce che si sta esagerando. Allora se si vuole salvare una vita annichilendone un’altra, è più difficile, perché non salviamo entrambe. Perché non troviamo il modo, investigando, per salvare la persona che è nell’utero materno, perché non venga assassinato? Se c’è una malformazione, perché non investighiamo in profondità per vedere se c’è un metodo per poter curare il bambino ancora in utero? Quello che voglio dire è che è possibile trovare e sviluppare una serie di rimedi per poter salvare vite.

A riguardo delle carceri cubane debbo dire che succedono delle cose che voi non potete immaginare. Io ho sempre cercato di denunciare con prudenza il Governo per quanto riguarda la situazione dei carcerati. Ho voluto portare avanti la mia battaglia cercando sempre di non danneggiare qualcuno.

Gádor Joya.- Tante grazie, dottore! Vediamo se ci sono delle domande, visto che a lei piace conversare.

Interlocutore. – Tante grazie, dottore, per la sua testimonianza e la sua forza. È davvero un piacere stare con lei. È ormai da più di dieci anni che conosco la sua storia, e provo una grande emozione nell’averla qui. Quando mi parlavano di lei mi parlavano di un medico pro vita che era in carcere a causa della sua opposizione all’aborto, come del Leck Wauensa di Cuba. Lei si sente come una persona capace di dirigere la transizione verso una democrazia in Cuba, anche se lei non si sente un politico, ma uno che fa quello che può. Lei si assumerebbe questa responsabilità, se le venisse chiesto? Da dove riceve questa energia, riuscendo persino a difendere coloro che le fanno del male, al fine di difendere i diritti umani?

Biscet. – Bene, in realtà quello che voglio dirle è che non sono un politico e non appartengo a nessun partito. Io faccio parte di una Fondazione per i diritti umani, e la Fondazione non cerca il potere. Generalmente tutti i partiti politici si formano per la ricerca del potere. Per il momento faccio parte di questa fondazione. Non so se il Progetto Emilia si trasformerà in futuro in un progetto politico. Ma prima bisogna formare una piattaforma politica all’interno della quale sarà necessario discutere con gli appartenenti al “Progetto Emilia” assieme a tutte le persone e i movimenti che desiderano appoggiare questo movimento politico.

Riguardo a Lech Wakesa, bene, sono molto lieto di sentire che qualcuno mi paragoni a lui! La ringrazio per l’augurio che mi fa. Si, perché in realtà faccio quello che faceva lui per la difesa dei diritti umani. Non so quello che succederà domani. Ora sono qui con voi e non so se quando ritorno a Cuba mi toglieranno la vita. Per quanto riguarda dove trovo la forza, beh, quello è un mistero di Dio. Senza di Lui non riuscirei a fare nulla. Non riuscirei. Se non lo facessi mi sentirei complice di tanti delitti e di questa dittatura. Così mi mantengo in questa volontà.

Interlocutrice. – La sua testimonianza è davvero sorprendente. In nome di Hazte Oir e della piattaforma di “Derecho a vivir”, di cui sono collaboratrice virtuale, desidero farle una domanda sul tema dell’aborto. C’è uno scrittore, Jorg Hilquinch, che dice qualcosa che mi colpisce molto. Dice: “Se gli uomini avessero figli, l’aborto sarebbe gratis e libero”. E riguardo alla donna, commenta: “Per me, opporsi all’aborto è trattare le donne come cittadine di seconda classe”. Da ciò si comprende quale sia il suo pensiero. Che cosa ha da dire rispetto a quanto le ho riferito?

Biscet. – Bene, le persone di questo tipo cercano di giustificarsi con una certa filosofia per fare certi atti. Non sappiamo chi ci sia dietro a queste persone, se ci sia una istituzione, per esempio che traffica con feti per migliorare l’invecchiamento, eccetera. Io penso che sia scientificamente comprovato che l’essere umano è fin dal suo inizio un individuo umano. No? Non è né una gallina, né un altro animale. C’è chi dice che l’embrione è solo una tappa dello sviluppo, ma quando lei lo analizza vede che è un essere umano. Quindi l’identità umana è presente fin dal concepimento. Io mi chiedo perché, se rispettiamo giustamente la vita del delinquente opponendoci alla pena di morte, perché non dovremmo difendere la vita di un innocente che non ha fatto alcun danno? (Applausi).

Gádor Joya. – Mi ha molto impressionato la sua testimonianza, soprattutto quando dice che lei è giunto a questa conclusione dopo aver investigato sopra questo tema. Che cosa l’ha portato a investigare su questo fatto e a complicarsi in tal modo la vita? Perché da lì è iniziato il suo problema! Mi potrebbe spiegare?

Biscet. – Be, questo è per ciò che viene chiamato amore altruista. Mentre i miei persecutori mi accusavano di voler trarre beneficio da ciò che dicevo. Per questo vi dico che quello che conta è amare. Amare anche colui che non ti ama. Amare colui da cui non hai ricevuto nulla. Questo è il vero amore! Per questo lo faccio! (Applausi).

Intervento di una cubana. – Io non sono una giornalista, sono una cubana. Ho vissuto e conosco, così come mio marito, i problemi di Cuba. Questa però è la prima volta che sento un medico cubano che parla di un tema che mi interessa tantissimo. Il tema degli aborti a Cuba e della facilità con cui vengono eseguiti. Questa facilità fa si che la gente si metta in fila per accedere a questa pratica. Io rimanevo stupita da tutto ciò. Sono nata in Galizia nel 1942, essendo la mia famiglia spagnola. Bene, vorrei parlare del Rivanol, questo farmaco che pone fine alla vita di chi è già una persona. Ho a tal proposito visto un documentario della BBC, la cui visione mi ha scioccata. Ha per titolo “Inside the human body”, (dentro il corpo umano). Nella prima parte si parlava dello sviluppo del feto. E, ancor prima che la madre si renda conto di essere incinta (nei primi 15 giorni, per l’esattezza). Bene, già in quello stadio di vita il feto ha sviluppato le parti importanti del suo corpo. Ma, nonostante ciò gli aborti si fanno. Perché?

Biscet. – Si, perché in certe situazioni la legge lo permette. Tutto ciò che si fa è “legale”. Sapete che negli Stati Uniti ci sono casi in cui, mentre la testa del bimbo esce dal corpo della madre, attraverso un ago e una siringa gli viene risucchiato il cervello.

Interlocutore. – Prima di tutto debbo ringraziarla per la sua presenza nella sua prima uscita da Cuba. Anch’io sono cubano e sono stato perseguitato per 20 anni dal regime per la mia appartenenza religiosa, come molti altri. 16 anni fa il gruppo per la difesa dei diritti umani a Cuba ha fatto una grande campagna, attraverso gli Stati Uniti, Cuba e i principali paesi dell’Europa Occidentale, in Italia, in Francia, in favore della sua liberazione. Poi lei venne liberato nel giugno del 2000, anche per l’azione di Hazte Oir. E la sua incarcerazione è stata dovuta per aver denunciato la mancanza di libertà nel suo paese. Per questo abbiamo lottato e pregato. E mi chiedevo: come potremo sostenere questa lotta? Io credo che in tutto questo tempo lei sia stato sostenuto da quel principio biblico che ha sostenuto il profeta Isaia e che poi Gesù Cristo ci ha rivelato: “Non temete perché io sono con te. Sono il tuo Dio e ti aiuto”.

Biscet. – Vi ringrazio molto per tutto l’appoggio che mi avete dato in questi anni affinché io potessi uscire dal carcere. Ma io continuerò a lottare per la libertà nel mio paese. Ringrazio tutti, i pro vita, gli spagnoli che si sono dati da fare per la mia scarcerazione. Tante grazie!

Interlocutrice. – Buona sera dottore! Come va? Io vorrei chiederle qualcosa sullo sblocco delle relazioni fra gli Stati Uniti e Cuba. La visita a Cuba di molti politici di vari stati, che penso stiano aprendo qualcosa di nuovo. Come vede lei la situazione a riguardo della difesa dei diritti umani, il cui primo diritto è il diritto alla vita? Come vede la situazione dopo un suo eventuale rientro?

Biscet. – Spero proprio di non rivedere la prigione. Io vorrei vivere nella mia casa con mia moglie, passando una vita tranquilla e felice, e poter curare le persone. Ma in realtà prima bisogna curare la società. Ma la miglior cura sarebbe quella di estirpare quel “cancro”, che è la tirannia totalitaria e comunista imposta dai Castro. Cuba potrà essere sanata solo se quel regime se ne andrà. (Applausi).

Per quanto riguarda le aperture che si stanno facendo, sono aperture con il regime dei Castro, non con il popolo cubano! Dicevo a una persona che mi parlava bene di questo fatto: “Beh, se in realtà tu cerchi un avvicinamento fra popolo e popolo, perché non vai a vivere in un quartiere dove ho vissuto io?”. Cerchi la scuola dove vanno i nostri bambini, porti uno di quei bambini in una scuola degli Stati Uniti. Però vorrei vedere se i comunisti sono d’accordo. Questa sarebbe l’esperienza del popolo a popolo! Ma quella che vediamo ora è un’intesa tra governi. Così entrambi i governi ne traggono beneficio. Ognuno curerà i propri interessi. Se poi questa “apertura” si trasformerà in un “popolo a popolo”, ancora non lo sappiamo. Per il momento la dittatura ha il potere su tutti gli aspetti sociali, come il lavoro, la scuola, le tessere alimentari. Il Governo cubano compra alimenti in grande quantità dagli Stati Uniti e da altri stati, per esempio, per il turismo, ma il popolo non ha alcun beneficio. Perciò i contatti presi tra i due governi, o con altri, sono problemi tra governi. Tutto ciò noi lo vediamo come una legittimazione della dittatura. è la stessa cosa che noi abbiamo già visto negli anni Novanta con i governi europei, che appoggiarono la dittatura di Castro e la finanziarono. Per questo ancora adesso la dittatura perdura. Qual è la differenza con allora? Che non è mai esistita una opposizione tanto forte come ora. Quindi questa relazione fra governi al momento non dà alcun beneficio, ma noi non permetteremo che si prendano misure a favore dell’uno o dell’altro, noi vogliamo la sovranità e l’autonomia. Noi vogliamo lavorare. Questo è il nostro obiettivo! Non quello di lavorare per l’interesse strategico di un governo o dell’altro, ma per l’interesse del nostro popolo!

Gádor Joya. – Anche i rappresentanti del Governo Spagnolo e della monarchia sono andati in visita a Raul Castro: come si sente il collettivo dei dissidenti cubani che stanno lottando per la libertà, quando i rappresentanti del governo di un paese fratello si incontrano col vostro Presidente? Ha a che fare con il “popolo a popolo” che voi desiderate?

Biscet.- Noi diciamo che ogni governo che appoggia o finanzia una dittatura, fa una cosa immorale. Penso che il nostro popolo debba vivere in libertà, come ogni popolo. Se fossi spagnolo desidererei che il mio popolo fosse libero. Se fossi americano, la stessa cosa. Questi governi devono rendersi conto che stanno trattando con una dittatura comunista che ha violato la storiografia costituzionale cubana, e che esiste anche una legge internazionale promossa da Llexander Sack, che si chiama “La deuda odiosa” (Il debito odioso). Non dobbiamo (come popolo) pagare nessun debito, a causa della dittatura castrista. (Applausi).

(Sappiamo comunque che anche nelle democrazie occidentali si sta restringendo la possibilità di dissenso nei confronti di leggi anti umane, promosse e sostenute da quei governi. La “Dittatura del relativismo” ha prodotto un pensiero unico dominante in esse, e potrà essere sempre più pericoloso – come nel caso di Biscet -, dissentire da quel pensiero, perché si sarà considerati politicamente scorretti e contro la “libertà” da quel pensiero proposta. Nota del traduttore Claudio).

Gádor Joya. – Grazie, dottore! Speriamo che non sia l’ultima volta che viene tra noi e che la lascino nuovamente uscire da Cuba. Speriamo di rivederci presto.

Biscet. – Non so se avrò ancora la possibilità di tornare, anche perché questo permesso è dovuto al fatto che altri sono in carcere, come mio figlio. Penso che non sia permesso dalla legge perché è scritto nel mio passaporto. Naturalmente, trattandosi di un regime dittatoriale, può fare questo. In realtà io avrei desiderato restare nel mio paese durante tutto questo tempo e non dover uscire per ottenere quello che desideriamo, e cioè la libertà per il popolo cubano. Il mio prossimo impegno sarà quello di lavorare intensamente per ottenere la libertà del mio popolo. Siamo ormai alla fine di questa dittatura. Almeno spero che accada presto! Ho lavorato molto stando all’estero e ora spero di proseguire in patria. (Applausi).

Gádor Joya. – Tante grazie! Nel nome di Derecho avivir e di tutta l’umanità, perché quello che fa è per i diritti di ogni uomo. Ciò che vorrei è che prendessimo esempio da lui, perché anche nel nostro paese è in gioco il diritto alla vita, che è attaccato da ogni parte. Che possiamo imitare quanto fa il dottor Biscet, con la speranza di un futuro incontro. Grazie ancora! (Applausi).

Fonte: http://www.libertaepersona.org

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