Intervista a Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl




Unioni gay e famiglia: «sorprendente sproporzione» Secondo il politico troppo spazio per i primi e scarso rilievo alle coppie tra uomo e donna .

Maurizio Gasparri è nato a Roma il 18 luglio 1956. Giornalista professionista, è stato condirettore del quotidiano “Il Secolo d’Italia”. In Parlamento dal ’92, nel 1994 durante il primo governo Berlusconi riveste la carica di Sot- tosegretario all’Interno. Nel 2001 di-venta Ministro delle Comunicazioni. Il Codice delle Comunicazioni e la “Legge Gasparri” che riordina il sistema radiotelevisivo sono tra i principali risultati della sua attività di governo. “Fare il Futuro” è il libro-intervista in cui raccoglie le riflessioni della sua esperienza alla guida del Ministero. Nell’aprile 2008 è eletto al Senato nella lista del Popolo della Libertà. Oggi è presidente dei senatori del Pdl. Saggista e coautore di “L’età dell’Intelligenza” (1984), presidente dell’Associazione politico culturale “Italia Protagonnista”, nel 2007 pubblica “Il cuore a destra”, nel 2009 pubblica “Il viaggio del popolo della Libertà”.

La situazione regionale in Fvg: la neoeletta Debora Serracchiani ha dato la netta sensazione di pensare operare quasi indipendente dal partito; l’ex presidente del Pd, l’onorevole Rosy Bindi, si pronunciava con un messaggio molto chiaro: «La Serracchini ha vinto da sola». Il Pd, oggi, ha vinto su molte città. Come spiega questa situazione?

In Friuli Venezia Giulia, come a Ro- ma del resto, il Pdl non ha vinto, ma non ha vinto neanche il Pd. Si sono affermati candidati che non fossero diretta espressione del partito. In Fvg si è imposto un candidato vicino alle posizioni di un’ala emergente del Pd, in rottura con la nomenclatura tradizionale. Gli elettori del centrosinistra hanno voluto chiaramente porre fine alla continua lite precongressuale del partito, scegliendo proprio chi si è posto in una condizione distaccata. Un segnale chiaro che dimostra la disaffezione dell’elettore che ha bisogno di risposte e di concretezza, non di continue liti interne. Un messaggio che va colto anche dal centrodestra, indubbiamente, se vuole porre rimedio a questa battuta di arresto temporanea e ritrovare la fiducia che ha sem- pre avuto della maggioranza degli italiani.

Il Porto di Trieste rappresenta il futuro della Regione Fvg, cono- sce la situazione attuale? A quan- to sembra la concentrazione del- le istituzioni, Regione, Comune e Provincia (tutto firmato Pd) è ri- volta alla situazione portuale, nello specifico la zona del porto vecchio.

La posizione geofisica, i vasti spazi demaniali, tutta l’attività portuaria di Trieste fanno del porto un bene strategico per la regione e per l’Italia stessa. La riqualificazione della zona del porto vecchio in particolare è indispensabile a mio avviso per fare di Trieste un volano per tutta l’economia della regione e non solo. Va rilanciata la piattaforma logistica, per la quale ci sono diverse idee, anche ipotesi concrete di finanziamento che dovrebbero superare l’incertezza e l’indecisione che finora ha rallentato questo progetto di ammodernamento. Quello del riuso del porto vecchio è senza dubbio un piano gravoso ma urgente. C’è poi la questione del Punto franco del porto vecchio, se si può spostare e con quale facilità. E quale destinazione d’uso finale dare al porto stesso. Insomma, la questione è complessa. Ma è una partita che il Friuli Venezia Giulia non può perdere. E che sono certo non solo la politica locale, ma anche il governo nazionale affronte- rà con determinazione nei prossimi mesi.

Nella precedente legislatura si era creato un buon affiatamento tra lei, Quagliariello, Roccella, Calabrò, Sacconi ed altri per cui si era riusciti a garantire una li- nea governativa e parlamentare rispettosa dei principi non nego- ziabili. Ora questa situazione è cambiata?

La posizione del Pdl sui principi non negoziabili resta immutata. Pur ga- rantendo libertà di coscienza al proprio interno su questioni sensibili, l’orientamento generale è per tutelare il bene assoluto della vita, dal principio alla fine. Sono temi sui quali la attività politica e sociale mia, di Quagliariello come di Sacconi e della Roccella continua inces- santemente attraverso manifestazioni, convegni, opere di sensibilizzazione. Gli stessi che sono alla base del Partito popolare europeo al quale il Pdl si è ispirato e che vedono cattolici e laici del partito perfetta- mente convinti e uniti.

Il Pdl ha molte anime. Giudican-do dall’esterno sembra che l’ala liberale stia emergendo o almeno si faccia sentire più di prima. Bondi e Galan, per esempio, han- no aperto al riconoscimento del- le convivenze omosessuali. Il Presidente Berlusconi ha nominato consulente per le questioni etiche e della solidarietà l’onorevole Brambilla. C’è da preoccu- parsi?

Una cosa è stigmatizzare le discriminazioni basate sugli orientamenti sessuali, altra è introdurre norme sulle unioni gay. Su questo tema in particolare, ritengo che bisogna ridimensionare il luogo comune dei diritti negati. C’è una sorprendente sproporzione tra lo spazio e l’attenzione dedicati alle unioni gay e lo scarso rilievo che si da alla famiglia. E questo è fortemente sbagliato. Difendere la famiglia, l’unione tra un uomo e una donna, vuol dire difendere la vita. E su questo dato incontrovertibile non c’è ala liberale che tenga.

Il governo Letta è non solo un governo di servizio, come si dice, o a termine, come ha detto Napolitano, ma è anche un governo di equilibrio, anzi in equilibrio. Per questo si poteva pensare che avrebbe lasciato stare le questioni etiche. Invece il ministro Idem è subito partita su questa linea. Pensa che il governo Letta andrà incontro a grane su queste problematiche?

Il governo Letta è nato per dare risposte immediate a problemi precisi. L’economia prima di tutto. Il Pdl ha fatto dei patti chiari. O rispetta il programma del governo oppure tutti a casa. Il nostro obiettivo è quello di dare respiro alle famiglie e ridare lavoro alle imprese. Per questo abbiamo salutato con soddisfazione lo stop dell’Imu sulla prima casa e adesso ci stiamo battendo per evitare l’aumento dell’aliquota Iva. Il decreto del fare varato dal consiglio dei ministri va in questa direzione. Tutto il resto è esercizio intellettuale che non serve a garantire la stabilità del governo e non aiuta il Paese. Ritengo francamente intempestive e inutili alcune dichiarazioni fatte da qualche membro del governo su argomenti secondari. La verità è che probabilmente alcuni ministri forse non avrebbero neanche dovuto far parte del governo.

Sul giornale  diocesano VitaNuova Trieste è stato presentato criticamente la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” elaborato dal Dipartimento per le pari opportunità della Presi-denza del Consiglio dei Ministri. C’è il pericolo che faccia da battistrada ad una legge contro l’omofobia che, lo sappiamo, sa-rebbe fonte di intolleranza verso chi rispetta gli omosessuali ma crede che l’omosessualità non possa essere proposta come uguale all’eterosessualità. Se- condo lei avremo una tale legge?

La legge di tutte le leggi, ossia la nostra Carta costituzionale, dice che «la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo». Ad essere tutelata è la persona in quanto individuo, sia esso uomo o donna. Il diritto internazionale ha poi in più di un’occasione ribadito il concetto. Ritengo che queste siano norme imprescindibili e fondamentali. L’orientamento sessuale è a mio avviso un fatto di natura privata, che va rispettato ma che non va strumentalizzato. Bisogna rispettare l’individuo a prescindere dalle sue preferenze sul piano sessuale. Una legge che voglia tergiversare, che voglia imporre certi principi magari per il solo fine di concedere le adozioni agli omosessuali, non troverà mai applicazione nel nostro paese.

Lei ha un passato politico di de- stra che non ha mai rinnegato. Come vede oggi la cultura della destra? Dopo i danni prodotti da Gianfranco Fini a questa cultura di destra, vede possibile una sua rinascita? L’Italia ne ha bisogno?

La destra è viva. Aveva il dovere di mantenere coerenza su alcuni contenuti e questo lo ha fatto all’interno di un contenitore vasto e ampio come il Pdl. L’errore più grande sarebbe pensare che la destra è finita e va riesumata in qualche modo, magari attraverso partiti e partitini destinati al fallimento. Il passato non torna. Il futuro della destra moderna è stato già tracciato nel progetto del Popolo della libertà.

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