Intervista a Francesco Russo




Intervista pubblicato su Vita Nuova del 10 maggio 2013.

Senatore Russo si parla su tutti i giornali dell’intervento del governo sul taglio dell’IMU  sulla prima casa (per ora solo la rata di giugno). Mi chiedo se state monitorando con altrettanta attenzione quello dei negozi e uffici che rientrano nel discorso delle seconde case? Cosa può cambiare?

A livello nazionale il governo Letta si è proposto di ridisegnare completamente le imposte sulla casa (comprese quelle sui rifiuti e sui servizi) per renderle più eque e salvaguardare soprattutto i cittadini con più basso reddito. Il Comune di Trieste, da parte sua, ha previsto fin dal 2012 un’aliquota differenziata e più bassa rispetto a quella delle seconde case per immobili destinati ad attività di artigiani e commercianti ove ci sia coincidenza fra proprietà dell’immobile e artigiano/commerciante che lo utilizza per la propria autonoma attività imprenditoriale. Mi pare possa essere la via giusta.

Malgrado i suoi impegni in parlamento Lei è sicuramente a conoscenza della situazione economica del Comune di Trieste. Servono diversi milioni di euro per il pareggio oppure il Sindaco Roberto Cosolini rischia di essere commissariato. La manovra economica della giunta comunale per recuperare il disavanzo prevede l’aumento l’IMU per la seconda casa e le tariffe dei servizi. Si poteva evitare questa situazione oppure condivide l’opinione del Sindaco Cosolini: “tutta colpa della crisi e delle conseguenti riduzioni dei trasferimenti statali e regionali”.

Il Comune di Trieste condivide la situazione molto critica degli Enti Locali e della Regione, nessuno escluso! La  crisi colpisce tutti e limita le entrate, ma è indubbio che le scelte dei precedenti governi (regionale e nazionale) hanno penalizzato soprattutto gli enti – come il nostro Comune –  dal bilancio virtuoso. La Regione, inoltre, avrebbe potuto evitare un’attivazione così brusca delle nuove regole sul patto di stabilità che hanno penalizzato fortemente Trieste e gli altri Comuni maggiori. Comunque il sindaco Cosolini, il Partito Democratico e la maggioranza hanno scelto di privilegiare, pur nelle difficoltà (che non si risolveranno di certo in poco tempo), soprattutto i soggetti più deboli, le famiglie con figli e gli anziani prestando particolare attenzione ai temi dell’imposizione fiscale e delle tariffe sui servizi.

Situazione regionale, la neo-eletta Debora Serracchiani ha dato la netta sensazione di pensare operare quasi indipendente dal partito; L’ex presidente del PD, l’onorevole Rosy Bindi si pronunciava con un messaggio molto chiaro: ” La Serracchiani ha vinto da sola”. Lei cosa ne pensa?

Debora ha rappresentato, anche perché giovane e donna, un positivo messaggio di cambiamento della politica. Lo ha fatto anche prendendo posizioni “scomode” nei confronti della politica nazionale. Ma la sua forza è stata essere segretario regionale di un PD capace di rinnovarsi, di coinvolgere nuove generazioni e di parlare ad una platea più ampia di persone. Non è un caso se, anche a Trieste, con una classe dirigente rinnovata, abbiamo vinto tutte le competizioni elettorali degli ultimi anni.

 Infatti, tra regione, comune e provincia, Trieste indossa la maglietta del Partito Democratico; Manca solo il Porto di Trieste… A questo punto avete avuto modo di capire quali sono i passi per uscire da una situazione difficile in cui riversa il territorio giuliano, nello specifico cultura e ricerca?

Abbiamo la grande responsabilità di dover governare bene in un momento difficilissimo. Ma proprio per questo sono convinto sia indispensabile lavorare su progetti che coinvolgano, per quanto possibile, tutte le forze sociali e politiche del territorio. Trieste ha bisogno di unità. Sostengo da tempo che sul futuro della nostra città non ci si può più dividere in fazioni. Se sapremo lavorare insieme alla riconversione del Porto Vecchio, al rilancio di quello nuovo e alla valorizzazione di un distretto formativo, culturale e scientifico di respiro internazionale potremo rilanciare l’occupazione e creare una nuova vocazione per la città.

 Nella sua esperienza pluriennale in politica, che idea si è fatto del Movimento 5 stelle? secondo lei finiranno sui testi universitari come oggetto di studio?

Ho sempre condiviso gli inviti al cambiamento, alla trasparenza e a una maggiore sobrietà della politica da parte dei “grillini”. Li condivido a tal punto da averli fatti miei: fin da subito ho deciso di devolvere il 20% della mia indennità da Senatore a Banca Etica per supportare progetti di finanziamento per favorire il lavoro dei giovani; inoltre, con convinzione, ho aderito all’appello “Senza Corruzione – Riparte il Futuro” promossa da Don Luigi Ciotti, accettando di pubblicare la mia dichiarazione dei redditi e impegnandomi, nei primi 100 giorni di attività parlamentare, a modificare la legislazione in materia di lotta alla corruzione. Comunque, con alcuni deputati e senatori del Movimento 5 Stelle collaboro in Parlamento. Non mi piace, però, in Grillo e Casaleggio (che determinano “dall’alto” tutte le scelte importanti del Movimento) la tentazione di starsene fuori rendendo di fatto inutili voti di tanti italiani e una certa violenza verbale che esaspera un clima di conflitto e che talvolta assume toni preoccupanti.

 Il quotidiano locale dava per certo la sua nomina a sottosegretario del Presidente del Consiglio Enrico Letta. È risaputa, infatti, la sua stretta amicizia con il collega di partito. Come funzionano queste nomine, sono degli accordi tra partiti oppure si tratta di rapporti fiduciari tra i vari ministri?

Sono scelte dettate da un mix di esperienza, competenze ed equilibri politici. Personalmente non sarei stato comunque interessato ad un ruolo di Governo se fosse dipeso soltanto da vincoli di amicizia. A me, inoltre, era già stato richiesto di occuparmi più direttamente del lavoro del gruppo parlamentare al Senato (sono vicesegretario d’Aula), dove la situazione, vista l’assenza di maggioranza stabile, è particolarmente delicata.

 Senatore Russo, oramai il caso Ferriera è diventato una consapevolezza quotidiana con cui la città di Trieste deve convivere. Le bocciature sono arrivate da molti fronti istituzionali e soprattutto dai cittadini. Cosa pensate di fare e quali sono i tempi su cui ipotizzate la sua “collocazione” definitiva?

La via intrapresa, che porterà alla cessazione della Ferriera così come la conosciamo oggi, è quella definita dal progetto di riconversione industriale: far coesistere nell’immediato un piano di emergenza per tutelare la continuità occupazionale con una pianificazione industriale che riqualifichi quelle aree industriali facendo leva sulle grandi potenzialità portuali ed infrastrutturali. Solo in questo modo si potrà ridare slancio ad attività manifatturiere a valore aggiunto in grado di creare lavoro. È un piano che ha bisogno di due-tre anni per realizzarsi, ma che può (e deve) iniziare già nei prossimi mesi.

 Lo scambio di battute tra lei e l’onorevole Gasparri in un recente talk show è stato interessante per capire che il governo di Enrico Letta deve affrontare numerose fratture storiche/politiche presenti nel PD e nel PDL. Il caso Berlusconi! Lei non ha usato mezzi termini. Ce ne vuole parlare?

Sono davvero convinto che questo sia un “governo di servizio” che ha fondamentalmente il compito di superare la difficilissima crisi del Paese. Non si poteva andare di nuovo a votare (soprattutto con questa legge) perché avremmo detto agli italiani che i problemi di Berlusconi o del PD erano più importanti dei loro. Certo non è facile far collaborare chi negli ultimi 20 anni si è scontrato e diviso spesso con una sistematica opera di delegittimazione dell’avversario. Ma sono ottimista. Davvero le sfide che abbiamo davanti a noi possono essere superate solo con un impegno di tutti e credo che la generazione dei quarantenni entrata in massa in Parlamento con le recenti elezioni abbia voglia di chiudere definitivamente una stagione di personalismi e di scontri sterili. Come cattolici abbiamo una straordinaria occasione. Questo è un tempo privilegiato per offrire con generosità il servizio alla “città dell’uomo”, contribuendo all’unità del Paese e a un rinnovato slancio etico e profetico che – come ci ricorda Papa Francesco – possa curare la corruzione personale e sociale che allontana l’uomo da Dio.

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