Fedriga ha mantenuto la promessa. L'assessore Alessia Rrorolen ha fatto uscire la Regione dalla Re.a.dy, la rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere: «le istituzioni scolastiche e le famiglie hanno strumenti sufficienti per insegnare e trasmettere i valori del rispetto e della diversità».

Iniziativa della Giunta Fedriga contro l’ideologia del gender




Su iniziativa di Alessia Rosolen, uno degli assessori della nuova Giunta regionale di Massimiliano Fedriga, il Friuli Venezia Giulia recede dalla Re.a.dy, la rete nazionale delle Pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Rosolen ha parlato di «indebito indottrinamento» per motivare la scelta. E difatti – spiega – «le istituzioni scolastiche e le famiglie hanno strumenti sufficienti per insegnare e trasmettere i valori del rispetto e della diversità».

Nel comunicato del 30 maggio 2018, si legge che la Giunta contesta l’iniziativa della rete Re.a.dy, «fondata nel 2006 su iniziativa dei Comuni di Torino e Roma», la quale «ha approvato nel 2017 un documento dichiarato vincolante per i partner che prevede una serie di attività, anche amministrative, aventi a oggetto esclusivamente le tematiche attinenti a LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender)».
Anche la Giunta ritiene che vi siano «categorie da tutelare» e che debba essere raggiunto il «conseguimento delle pari opportunità», ma non con le modalità della Re.a.dy.

In altre parole, le tematiche LGBT non sono affatto esclusive e, tra l’altro, «esistono già qualificati strumenti regionali per la tutela, anche legale, delle discriminazioni». C’è già, ad esempio, «il Garante regionale del diritto della persona, istituito nel 2014 presso il Consiglio regionale, organo che svolge importanti funzioni di assistenza alle vittime di atti di discriminazione e può operare nei confronti di chiunque sia destinatario di comportamenti lesivi dei diritti determinati in ragione di identità di genere o orientamento sessuale».

La Giunta, quindi, si dice del tutto disposta ad avviare una «riflessione» nel merito, ma prendendo «in considerazione anche nuove e diverse istanze sociali», diverse dalla Re.a.dy. La realizzazione di «un piano di intervento – si legge sempre nel comunicato – che assicuri la rimozione degli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini» è certamente auspicabile, ma deve avvenire senza scavalcare scuola e famiglia.

Filippo Savarese, portavoce di Generazione Famiglia e direttore della piattaforma CitizenGo Italia ha rilasciato la seguente dichiarazione a Il Giornale:
«Siamo grati a Fedriga per aver mantenuto la parola data liberando il FVG dalla Rete Ready, un vero e proprio braccio armato con cui la Lobby Lgbt influenza o indirizza le scelte degli enti pubblici in Italia. Negli ultimi anni sempre più amministrazioni hanno fatto la stessa scelta, e come associazioni del Family Day rivendichiamo di aver dato inizio a questa vera e propria controrivoluzione politica e culturale che rimette al centro la famiglia e la libertà educativa dei genitori contro il Gender nelle scuole».

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