Esigo come medico il diritto, che in realtà è un dovere, di poter parlare delle gravissime conseguenze della sodomia; inoltre esigo come contribuente italiano che il mio denaro non sovvenzioni movimenti LGBT

Il diritto di parlare delle conseguenze della sodomia. Silvana De Mari a Vita Nuova: testo integrale dell’ampia intervista




Pubblichiamo il testo completo dell’ampia intervista a Silvana De Mari pubblicata su Vita Nuova di venerdì 17 febbraio 2916.

di Virna Balanzin

Silvana De Mari è un medico, stimata professionista nel suo campo, e inoltre un’affermata scrittrice di romanzi di genere fantasy che raccoglie notevoli consensi di pubblico e critica. Eppure i motivi per cui di recente si è trovata al centro di un vero e proprio caso mediatico non sono legati ai meriti del suo lavoro né del suo talento nella scrittura. Alcune sue affermazioni critiche riguardo la pratica sessuale tra persone omosessuali hanno scatenato l’ira funesta della comunità LGBT (sigla usata come termine collettivo per riferirsi a Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) che si è rivolta persino all’Ordine professionale dei Medici per chiederne la radiazione. Nonostante le parole della De Mari non fossero assolutamente offensive ma si limitassero a una constatazione oggettiva derivante dalla sua esperienza di pratica medico-scientifica e riguardassero le conseguenze di comportamenti sessuali a rischio per la salute, è stata fatta comunque oggetto di una campagna diffamatoria e denigratoria, verbalmente aggressiva e violenta soprattutto in rete, da parte di associazioni omosessuali e anche di singoli aderenti o gravitanti intorno ad esse. Per cercare di fare un po’ di chiarezza su quali siano state le cause all’origine del “Caso De Mari” l’abbiamo incontrata direttamente a Merate, in provincia di Lecco, dove si trovava sabato 4 febbraio scorso per relazionare, all’Auditorium locale, su “Eowyn, Galadriel e le altre: l’eroismo femminile nel Signore degli Anelli”. Ed ecco qui di seguito, senza filtri, raccolta la sua testimonianza, il suo pensiero.

La discesa in campo.

«Il motivo per cui ho deciso di scendere in campo è il fatto che mi sono resa conto che il movimento LGBT mondiale ha imbavagliato la libertà di parola e che i cosiddetti diritti LGBT in realtà sono un grimaldello per scardinare il nostro sistema antropologico, per scardinare la nostra storia, la nostra religione, la nostra cultura. Culto e cultura hanno la stessa origine e quando di un popolo si è annientata la religione si è commesso un etnocidio e quel popolo, che non ha più una storia, si sta candidando a diventare un popolo di schiavi o di morti. Noi abbiamo diritto alla nostra storia, alla nostra lingua, alla nostra religione. La nostra religione condanna la sodomia come una pratica che non deve essere messa in atto ed io, in quanto medico e chirurgo, mi rendo conto delle terribili implicazioni sanitarie che questo comportamento determina e non posso essere d’accordo. Mosè, Gesù Cristo e San Paolo condannano senza appello gli adulteri ma gli adulteri non si sono offesi e non pretendono che nelle nostre chiese venga detto il contrario. E Mosè, Gesù Cristo e San Paolo condannano la sodomia. A volte sento la frase delirante: – «Gesù non ha mai condannato la sodomia» -. Certo. Se è per questo Gesù non ha mai neanche condannato l’assassinio dei bambini ma, semplicemente, è tutto contenuto nella frase “Non iota unum”, ossia non un apostrofo, una virgola di differenza tra la Legge del Padre e la Sua. Quindi Gesù che si rivolge a degli Ebrei non specifica quanto siano sbagliati sodomia e adulterio perché tanto lo sanno già tutti, mentre San Paolo che si rivolge ai Romani lo specifica. Se, però, l’affermazione dell’Associazione Psichiatri Americani (APA) sulla normalità dell’omosessualità è autentica, allora è giusto come già si pretende in alcune nazioni, (per esempio gli Stati Uniti dell’ex presidente Obama), vietare il Cristianesimo perché è falso e la condanna».

Il “Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli” di Roma.

«Io esigo come medico il diritto, che in realtà è un dovere, di poter parlare delle gravissime conseguenze della sodomia; inoltre esigo come contribuente italiano che il mio denaro non sovvenzioni movimenti LGBT, in particolare quello di Roma che è intitolato a Mario Mieli. Mieli era un satanista marxista («definizione sua», specifica De Mari – ndr), morto suicida a 31 anni, che nel suo libro “Elementi di critica omosessuale” parla del potere salvifico di pedofilia, necrofilia e coprofagia. Il Circolo “Mario Mieli” di Roma è un ente morale che riceve denaro pubblico per entrare nelle scuole a parlare contro l’omofobia».

La libertà di parola e l’omofobia.

«Ho deciso di scendere in campo per salvare la libertà di parola e per ottenere la fine dei finanziamenti ai movimenti LGBT. L’unica maniera che avevo per riuscire a farlo era che gli stessi movimenti gay mi facessero da cassa di risonanza riportando le mie parole, seppur distorte, ad un livello di attenzione nazionale. Adesso sembra che l’omofobia sia diventata l’emergenza mondiale. In realtà il gruppo più perseguitato sono i cristiani: 100.000 cristiani assassinati nel mondo tutti gli anni. Nelle scuole sono molto perseguitati i bambini ebrei a causa del boicottaggio contro Israele con in atto un antisemitismo degno degli anni ’30; poi sono molto perseguitate le persone basse e quelle grasse e per quanto riguarda le persone affette da albinismo spesso non riescono nemmeno a nascere. L’omofobia non è un’emergenza, se l’omofobia fosse un’emergenza allora non avrebbe nessun senso fare gesti provocatori come tenere il Circolo LGBT di Roma intitolato a Mario Mieli. Una maggioranza ha il dovere di difendere e proteggere una minoranza, ma la minoranza ha il dovere di non provocare la maggioranza. Noi non amiamo pedofilia, coprofagia e necrofilia e non tolleriamo che qualcuno le trovi positive e siamo anche fieri di questa nostra straordinaria intolleranza. L’omofobia quindi esiste, ed è terribile, nei paesi islamici ma di quella non si parla mai: è indecente l’indifferenza dei movimenti LGBT al dolore degli omosessuali uccisi nell’Islam. L’omofobia non esiste nei Paesi occidentali, se esistesse non verrebbero tollerati i circoli che inneggiano a pedofilia, coprofagia e necrofilia e non verrebbero tollerati spettacoli come quello avvenuto al “Cassero LGBT Center” di Bologna con la crocifissione sodomitica di Cristo. L’omofobia quindi è lo spauracchio con cui si imbavagliano le coscienze».

Alcune valutazioni critiche di ordine medico-scientifico.

«Altro punto fondamentale è che, date le gravissime lesioni che l’ano subisce durante la penetrazione e le conseguenti malattie che può contrarre, è giusto e normale che un cervello pensante provi senso di ripugnanza davanti a questo gesto. Chiunque abbia inseguito un bimbo piccolo per cercare di infilargli la suppostina antipiretica sa quanto ogni bambino, senza esclusione, detesti che venga toccata la sua cavità anale. La cavità anale serve per portare le cose dall’interno verso l’esterno, non il contrario. Alcune persone dicono che lo trovano piacevole? Io ho dei dubbi e credo che alla base ci sia un’inversione del senso del dolore e del piacere come nel masochismo ma questo non è un mio problema. Quello di cui sono assolutamente certa è che ciò che fa un uomo dalla cintola in giù deve far parte del suo privato: non lo voglio sapere e non mi interessa, ma nel momento in cui smette di far parte del suo privato e qualcuno desidera farmi sapere cosa fa con un altro uomo allora io devo avere la libertà assoluta di manifestare la mia perplessità perché la libertà o vale per tutti o non vale per nessuno».

Alcuni episodi recenti.

«Recentemente la società Mediaworld ha pensato, in occasione della ricorrenza di San Valentino, a una operazione di marketing per le coppie con il lancio di un’iniziativa, presso i propri centri di distribuzione, intitolata “La Corsa di San Volantino”, secondo la quale i clienti – partecipando al concorso secondo regolamento – potevano avere gratis tutti gli elettrodomestici su cui riuscivano a mettere le mani nel tempo di 100 secondi. La proposta commerciale è stata pubblicizzata con un volantino in cui venivano rappresentate le silhouette stilizzate di un uomo e una donna per indicare la coppia. I movimenti LGBT hanno protestato per la loro esclusione e Mediaworld è stata costretta a scusarsi pubblicamente con un annuncio perché venisse tolto all’azienda il timbro di omofobia. La parola “omofobo”, infatti, ti fa uscire dalla società civile, non puoi più lavorare e ci sono stati alcuni casi negli Stati Uniti dove dipendenti dell’ amministrazione pubblica statale, contrari ai matrimoni gay, sono stati costretti alle dimissioni. Per questi motivi, principalmente, adesso io combatto per la libertà di pensiero e di parola».

Una risposta a “Il diritto di parlare delle conseguenze della sodomia. Silvana De Mari a Vita Nuova: testo integrale dell’ampia intervista”

  1. roberto ha detto:

    silvana sei grande sono con te e non compriamo più prodotti di <Mediaworld

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