I nostri governi lumaca




Il Presidente francese Hollande, dopo qualche giorno dall’esito elettorale che gli aveva assegnato la vittoria, era nei suoi pieni poteri. La Francia aveva un nuovo governo. Qui in Italia, solo ora, dopo un mese circa dalle elezioni politiche, il Presidente della Repubblica ha assegnato l’incarico di formare il nuovo governo a Pierluigi Bersani, leader della coalizione vincente. Si tratta però di un incarico “condizionato” o, come è stato anche chiamato, un “preincarico”: non è per niente chiaro, infatti, dove Bersani prenderà i voti per avere la fiducia e, poi, per governare. Quindi egli farà un giro di consultazioni – e nel frattempo si perderà altro tempo – alla fine delle quali è possibile che egli non sciolga la riserva e che rimetta tutto nelle mani di Napolitano. Insomma, dopo un mese dalle elezioni, non siamo che agli inizi.

Vedendo i nostri governi lumaca, un po’ di invidia per i governi “espresso” degli Stati europei ci viene. Anche noi vorremmo già essere in “buone mani”, dati i mille problemi che abbiamo. Però, poi, subentra anche lo scetticismo italiano, che spesso  non è qualunquismo ma saggezza. Leggo sui giornali che in Inghilterra il governo potrebbe recepire le indicazioni della Human ferltilisation embryology authority, l’organo che regola la fecondazione artificiale, per permettere che un figlio abbia tre genitori biologici. Davanti a queste cose anche l’efficienza dei governi “espresso” mi suona sinistra. E’ meglio avere dei governi lumaca, che non si sa se si formano né quando, o è meglio avere dei governi “espresso” che con altrettanta velocità approvano politiche tecnocratiche disumane? La domanda riporta alla questione di sempre: non è solo importante che un governo ci sia e che sia formato in fretta, è importate che faccia una buona politica. Altrimenti, teniamoci le lungaggini italiane.

Una risposta a “I nostri governi lumaca”

  1. claudia herrath ha detto:

    La lentezza italiana nel formare un nuovo governo può essere paradossalmente anche un segnale di maturità, rispetto altre nazioni, apparentemente più “mature”. Più maturi siamo noi, perché a differenza di altri, non prendiamo decisioni affrettate, piuttosto ci confrontiamo, seppur in modo a volte pittoresco. Le diversità espresse nei vari schieramenti dimostrano comunque una vivacità di pensiero nei cittadini, espresso in base alla libera sensibilità di ognuno. Anche se il tutto può sembrare caotico, disordinato a volte quasi surreale, è invece espressione di un popolo vivo, arrabbiato ma desideroso di rinascere. Ci sono però i probblemi reali, drammatici, che pesano concretamente sulla vita dei cittadini. E questa è la vera emergenza, alla quale chi fà politica non può sottrarsi. Perché nessuno parla di quei pensionati che “vivono” con 500 euro al mese? Finché ci saranno categorie di persone, in gran parte anziane, che vivono emarginate e indigenti sarà inutile la corsa della scienza e della ricerca, perché finché ci saranno persone che soffrono nell’indifferenza non ci sara’ progresso. Non ci può essere progresso finché anche una sola persona soffre. I cittadini non hanno bisogno di partiti che vogliono essere i primi, i cittadini hanno bisogno di veder rispettate le loro sensibilità, i cittadini vogliono veder rispettata la loro religione, i cittadini vogliono dare il loro voto a qualcuno che li rappresenti. Semplicemente.

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