Guido Vignelli:”Confermare la sana dottrina e condannare le idee perverse dei pornoteologi”




Mercoledì 21 ottobre 2015, alle ore 17, presso l’Auditorium della Regione Toscana (Via Cavour, 4 – Firenze) si svolgerà un Convegno su: “Dove va il Sinodo della famiglia?” con la presentazione dei libri: Card. Robert Sarah: “Dio o niente” (Cantagalli), Card. Ennio Antonelli: “Crisi del Matrimonio ed Eucarestia” (Ares) e il vademecum: “Opzione preferenziale per la famiglia: cento domande e cento risposte intorno al Sinodo” a cura di tre vescovi: Mons. Aldo di Cillo Pagotto , arcivescovo di Paraiba (Brasile), Mons. Robert Vasa, vescovo di Santa Rosa (USA) e del teologo Mons. Athanasius Schneider vescovo di Astana (Kazakhistan). Tra gli ospiti Guido Vignelli, direttore emerito di SOS Ragazzi, che ci ha rilasciato la seguente intervista.

Il secondo e decisivo Sinodo episcopale sulla famiglia, ormai in corso, suscita ancora preoccupazioni negli ambienti ecclesiali ben orientati?

C’è il fondato timore che la propaganda mediatica e la pressione politica scatenate da tempo dalle forze progressiste spingano il Sinodo a cedere ad alcune pretese della rivoluzione sessuale. Com’è noto, essa oggi reclama che i vescovi facciano un “salto di qualità”, ossia che accettino quel malcostume, ormai diffuso anche tra i battezzati, che riduce il matrimonio all’affettività e la famiglia alla convivenza, ammettendo in qualche modo divorzio, seconde nozze e coppie di fatto (anche omosessuali), con conseguente ammissione all’Eucaristia. La confusione e il disorientamento sono favoriti da alcuni influenti cardinali (Kasper, Marx, Schönborn, Danneels) che hanno preso posizioni evidentemente eretizzanti e scismatiche, a paragone delle quali le tesi dei “lassisti”, condannati a suo tempo da sant’Alfonso de Liguori, sembrano rigorose e severe.

Avete promosso iniziative pubbliche per manifestare alla Gerarchia ecclesiastica i vostri timori?

Una lega internazionale di associazioni pro famiglia ha rivolto al Papa una Supplica filiale, consegnatagli ufficialmente a Roma lo scorso 29 settembre da un giurista nostro amico, il prof. Tommaso Scandroglio. Questa petizione chiede al Papa d’intervenire, almeno alla fine del Sinodo, con un pronunciamento solenne che ribadisca non solo la dottrina morale sul matrimonio e la famiglia ma anche la conseguente disciplina canonica e pastorale. Bisogna infatti evitare che, col pretesto di una malintesa misericordia, una prassi pastorale permissiva favorisca la relativizzazione dottrinale e/o il rilassamento disciplinare, ad esempio emancipando malcostume, abnormità e devianza affettive e sessuali.

Questa petizione ha avuto successo?

Tra gennaio e settembre, la nostra supplica ha raccolto in 178 Paesi oltre 790.000 firme, ottenute non tanto mediante internet quanto nelle parrocchie e per le strade, e non tanto fra personalità quanto fra la gente comune. Tuttavia hanno firmato anche alcuni autorevoli esponenti del mondo della cultura, del diritto, della politica e soprattutto del clero, ad esempio 202 tra vescovi e cardinali. Questa iniziativa-pilota ha poi incoraggiato campagne simili promosse da altre associazioni, come quella famosa che ha raccolto migliaia di sacerdoti e religiosi anglosassoni, o quella organizzata in Italia dalla rivista Il Timone.

Avete stampato qualcosa che resti in testimonianza di questa grande campagna?

La scorsa primavera, abbiamo stampato in 5 lingue e diffuso il molte migliaia di copie un opuscolo intitolato Opzione preferenziale per la famiglia: 100 domande e 100 risposte intorno al Sinodo. Esso riassume con parole facili la dottrina e la disciplina della Chiesa in materia, soprattutto riportando recenti pronunciamenti e decisioni della Santa Sede e delle Congregazioni pontificie. Questo libretto è stato steso da tre vescovi amici: mons. Aldo Di Cillo Pagotto, arcivescovo di Paraìba (Brasile), mons. Robert Vasa, vescovo di Santa Rosa (U.S.A.), e mons. Athanasius Schneider, vescovo di Astana (Kazakhistan), noto teologo.

Non temete che queste vostre iniziative diano l’impressione d’invadere un campo riservato ai teologi e soprattutto alla Gerarchia ecclesiastica?

Appartenendo alle cosiddette “materie miste”, quello del matrimonio e della famiglia è un settore che riguarda non solo la Gerarchia ma anche il laicato. Pertanto, in qualità di cattolici appartenenti al laicato militante, abbiamo il dovere-diritto d’intervenire nel dibattito ecclesiale al riguardo, presentando valutazioni e richieste che rispondono non a esigenze locali o corporative ma al bene della Chiesa e anche della società civile. Del resto, se i cristiani eretici o eretizzanti da decenni fanno indebite e audaci pressioni sulla Gerarchia, perché mai i cristiani rimasti fedeli non avrebbero diritto di far rispettosamente conoscere i loro timori e le loro speranze?

Cosa dunque sperate dal Sinodo ormai in corso?

Speriamo esattamente quello che abbiamo chiesto nella supplica e motivato nell’opuscolo. Il Sinodo ha il grave dovere d’incoraggiare gli sposi rimasti fedeli, ammonire quelli che hanno ceduto al permissivismo, rievangelizzare la famiglia basandosi su una teologia morale tradizionale che riaffermi i diritti di Dio su quelli dell’uomo e sulle pretese “esigenze dei tempi”. Insomma, bisogna confermare non solo la retta dottrina ma anche la sana pastorale, condannando solennemente e definitivamente quelle perverse idee e istanze diffuse dai “pornoteologi”, come li bollava già nel 1972 il mio compianto maestro padre Cornelio Fabro.

di Domenico Rosa

Fonte: http://www.ilsitodifirenze.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *