Un'Ave Maria nell'aula universitaria a Macerata. Un gran can can sul web e perfino una interrogazione parlamentare. L'unico ad affrontare la cosa in modo intelligente è il vescovo.

Geniale il vescovo di Macerata




Venerdì 13 ottobre scorso la professoressa Claudia Ferranti, ricercatrice all’Università  di Macerata, ha interrotto la sua lezione e ha recitato una preghiera a Maria Santissima. Perché? Perché molte associazioni cattoliche di preghiera avevano invitato a recitare il Rosario alle ore 17,30 di quel giorno, centesimo anniversario dell’ultima apparizione della Madonna a Fatima. La catena di preghiera era indetta in continuità  con il Rosario recitato dai Polacchi ai confini della loro patria il 7 ottobre scorso.

La professoressa ha chiesto agli studenti di poter sospendere per un momento la lezione e li informò che lei avrebbe recitato un’Ave Maria per la pace. Gli studenti liberamente avrebbero potuto unirsi a lei o meno. Alla fine della sua preghiera la professoressa ha proseguito la lezione.

Nei giorni seguenti é successo il putiferio. Su internet singoli e associazioni l’hanno accusata di non aver rispettato la laicità del luogo e l’hanno invitata ad andare ad insegnare in Vaticano e non a Macerata. Il Rettore l’ha redarguita sostenendo che quella decisione era divisiva e si é addirittura scusato con gli studenti. Un deputato di sinistra ha presentato una interrogazione parlamentare.

Questi i fatti. Ma la cosa più bella é come ha reagito il vescovo di Macerata, mons. Nazareno Marconi. «La storia dei 25 secondi di interruzione di una lezione, per dire un’Ave Maria per la pace, con la reazione che ha scatenato ci interroga profondamente come credenti. Gli stessi 25 secondi usati per dire una battuta, cosa che molti docenti fanno spesso, non avrebbero creato problemi».

Il problema, prosegue il vescovo, «é la nostra poca fede». Perché chi prega molto, ad esempio chi recita il Rosario, potrebbe pensare che le Ave Maria «valgano poco, che di fatto siano innocue. Che non creino problemi». E invece no: l’agitazione suscitata all’Università da una sola Ave Maria, le proteste hanno ricordato «che la preghiera é una forza, una potenza che può mettere paura a qualcuno. Grazie a chi crede più di noi credenti che quelle poche parole smuovano i monti e i cuori tanto da sconvolgere la loro vita. Grazie a chi ci ricorda che dire Ave Maria é salutare una donna morta 2000 anni fa credendo che é viva, in grado di pregare per noi e di operare per rendere la nostra vita più buona e vicina a Dio, tanto da aiutarci ad affrontare serenamente la morte»

E infine l’efficace chiusa di monsignor Marconi: «Grazie fratelli non credenti e anticlericali perché ci avete ricordato quali tesori possediamo senza apprezzarne adeguatamente il valore e l’importanza».

Come dire: se in 25 secondi una semplice preghiera a Maria sconvolge così tanti equilibri, veramente la preghiera é potente e i nemici della preghiera vanno ringraziati: con le loro reazioni essi ne testimoniano continuamente la forza.

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