Grande folla di fedeli in Cattedrale per la celebrazione della Domenica delle Palme. Pubblichiamo l'omelia del Vescovo.

Egli viene nel nome del Signore




Cattedrale di San Giusto, 13 aprile 2014

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi giovani,

1.           Prima di questa celebrazione eucaristica, abbiamo percorso il tratto di strada che dalla chiesa di Montuzza porta qui alla cattedrale di San Giusto con in mano rami di ulivo e di palme in ricordo del glorioso ingresso che Gesù fece a Gerusalemme,  poco prima della sua passione, morte e risurrezione. Lo abbiamo fatto cantando: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. La memoria dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme non vuole essere unicamente un rivivere un evento passato. Gesù chiede anche oggi di incontrare le nostre persone, la nostra città. Egli viene nel nome del Signore, portando a ognuno di noi e alla nostra città la salvezza di Dio, la salvezza messianica. Soffermiamoci a riflettere su qualche significativo particolare del suo ingresso a Gerusalemme. I Vangeli ci dicono che giunge in città mite e seduto su un’asina. Non seduto su un cavallo, perché  era la cavalcatura dei guerrieri e Lui non ha in animo di combattere guerre, perché è mite. Egli viene a noi nella totale mitezza, come giunse ad incontrare la samaritana al pozzo dove la donna cercava un’acqua che non l’avrebbe mai dissetata, per via di quei cinque mariti che aveva avuto. Egli viene a noi, come giunse al cieco perduto nelle tenebre di una cecità invincibile. Egli viene a noi, come giunse a Lazzaro che già imputridiva nella sua morte senza speranza. La samaritana gli disse: “Dammi l’acqua che tu prometti, perché non abbia più sete”. Il cieco gli disse: “Che io veda”. Lazzaro orami non poteva più dire nulla: è Marta che chiede la risurrezione del fratello. Ecco viene a noi, pur appesantiti dal peccato e da molte miserie morali, se, con cuore semplice ci affidiamo a Lui mite, implorando il dono della sua resurrezione, della sua luce, dell’acqua che disseta per sempre.

 2.           Carissimi giovani, permettetemi ora di rivolgervi una parola in questa Domenica delle Palme che, per una consuetudine ormai consolidata, è particolarmente dedicata a Voi in tutta la Chiesa universale. A voi chiedo di accogliere Gesù nella vostra vita, di accogliere il Benedetto che viene nel nome del Signore. E dopo averlo accolto sono a invitarvi ad essere discepoli di Gesù e, nello stesso tempo, ad essere i missionari di Gesù, coloro che annunciano la gioia del suo Vangelo, quell’Evangelii gaudium che sta tanto a cuore al nostro amato papa Francesco. Portate Gesù dentro la nostra città, portate a questa nostra città di Trieste, ai suoi abitanti, ai vostri amici il Vangelo del Signore, il Vangelo della vita, il Vangelo dell’amore e il Vangelo della gioia.  Siate missionari cristiani della vita, ribellandovi profondamente alla cultura dell’egoismo utilitarista che tratta spesso la persona come un mezzo. Siate missionari cristiani dell’amore: l’amore che non è possesso, ma è dono di sé. La riduzione dell’amore alla sessualità svuota la sessualità del suo senso più profondo e degrada il mistero della vostra persona. Siate missionari cristiani della gioia: chi ama e dona, trova la gioia. La gioia di chi grida, seguendo Gesù: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Sì, benedetto perché Egli vi fa dono della vita, dell’amore, della gioia. Perché questo dono fluisca nella nostra città, come una cascata, vi invito ancora una volta ad essere discepoli e missionari di Gesù.

+ Giampaolo Crepaldi

(Foto di Francesco La Bella)

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