Due Italie in marcia. Una sola per il futuro




In un primo momento ho pensato si trattasse di una coincidenza fortunata, ma mi sbagliavo: il fatto che ieri, nello stesso giorno, si siano tenute due manifestazioni – a Roma quella per la vita, a Milano quella per l’accoglienza dei migranti – è stato un bene, direi quasi una benedizione. Sì, perché chiunque non abbia i paraocchi è stato così messo nelle condizioni di osservare come oggi convivano, entro gli stessi confini, due Italie distinte e distanti. La prima è l’Italia di famiglie tra famiglie, la seconda quella dei politici tra persone straniere; da una parte mamme, papà e giovani tra mamme, papà e giovani col loro stesso amore per la vita; dall’altra Beppe Sala, Gad Lerner con abbronzatura da yacht club ed Emma Bonino tra gente con la loro stessa diffidenza per gli italiani.
I veri sostenitori dell’accoglienza degli immigrati più indifesi, sia chiaro, però non sfilavano a Milano, bensì a Roma. Per un bambino non italiano, oggi, il posto meno sicuro non sono infatti i barconi o le città governate dalla Lega dell’odiato Salvini, ma il ventre materno. Non lo dico io, ma i numeri: gli stranieri sulla nostra penisola sono l’8,3 per cento della popolazione, ma oltre il 30 per cento degli aborti, in Italia, risulta a carico di donne straniere (cfr. Relazione del Ministero della Salute sull’attuazione della Legge 194, 7.12.2016, p.2). Vuol dire che per un immigrato, da noi, è molto più facile manifestare per strada, che venire al mondo. Si ringrazino dunque le famiglie che, senza supporti istituzionali rilevanti – e, loro sì, nella quasi clandestinità mediatica -, ieri hanno sfilato contro il nostro vero muro culturale: l’abortismo.
C’è inoltre un secondo aspetto per cui vanno ringraziati i partecipanti della manifestazione di Roma, è cioè il fatto che sono i soli, ieri, scesi in piazza per il futuro dell’Italia. La mancanza di nuovi nati è infatti il vero problema emergenziale dell’Italia, non certo quella dei «nuovi italiani» che – checché ne dicano i soliti noti – non costituiscono affatto una manna per il nostro Paese. Ancora una volta, non sono pensieri in libertà da parte del sottoscritto, bensì considerazioni esposte in modo inattaccabile da demografi come Gian Carlo Blangiardo Docente all’Università di Milano Bicocca, i quali da anni, purtroppo inascoltati, denunciano la rapidissima occidentalizzazione degli stili di vita delle comunità straniere, trascinate anch’esse nel vortice della denatalità.
I soli ad averlo capito, oltre agli studiosi, sono quanti ieri hanno manifestato per la vita; perché se da una parte l’abortismo è solo contro la vita, dall’altra l’essere per la vita è molto di più del pur doveroso antiabortismo. Significa aver capito che col bambino non ancora nato non è a rischio solo il futuro di una madre o di una famiglia, ma di un Paese. Tutto questo, ai cervelloni che ieri hanno sfilato a Milano, chiaramente non interessa. In particolare, a loro non interessa il futuro di un’Italia che, benché accolga molti più stranieri di quanti ne avrebbero diritto (nel 2016 lo stato di rifugiato è stato riconosciuto a 4.940 persone su 123.000 richiedenti), sarebbe ancora poco tollerante, cattiva, chiusa. Ma i sorrisi e i colori che ieri hanno invaso Roma fortunatamente testimoniano un’altra verità e, soprattutto, raccontano un’altra Italia.
di Giuliano Guzzo
Fonte: http://www.campariedemaistre.com

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