E' stato deciso di considerare valido, per il calcolo del reddito nazionale, anche l’apporto del traffico di droga, della prostituzione, del contrabbando, e di altre attività illecite.

Droga e prostituzione nel PIL




AUTUNNO D’ITALIA

 

di Carlo Montani

Una recente indicazione europea ha avuto il merito di far crescere il prodotto interno lordo dei Paesi membri con commendevole immediatezza. Infatti, è stato deciso di considerare valido, per il calcolo del reddito nazionale, anche l’apporto del traffico di droga, della prostituzione, del contrabbando, e di altre attività illecite: ciò, con particolare soddisfazione dell’Italia, dove stime prudenzialmente riduttive valutano i proventi di tali lodevoli occupazioni in non meno di 16 miliardi di euro, fatturati in larga prevalenza dalle prime due, collocando il bel Paese al primo posto europeo quanto ad incidenza percentuale sul PIL. A ciascuno il suo primato!

Non c’è che dire. Si tratta di un riconoscimento ufficiale dell’illecito, o meglio del reato, davvero senza precedenti; e nello stesso tempo, di un evento morale in cui non è azzardato ravvisare una precisa connotazione diabolica, nei cui confronti ogni esorcismo diventa arduo, alla luce di un “imprimatur” politico così autorevole.

La stampa economica ha festeggiato l’evento, che d’altra parte non ha sollevato forti opposizioni da parte di una pubblica opinione già consapevole di droga e prostituzione quali settori largamente produttivi di utili “gestionali” ed oltre tutto, in apprezzabile controtendenza rispetto alle attività lecite. Qualcuno ha ironizzato ma nella grande maggioranza dei casi, a quanto è dato sapere, c’è stata l’accettazione del fatto compiuto: nell’Europa e nell’Italia di oggi, l’atmosfera di gran lunga prevalente è sostanzialmente rassegnata, se non addirittura nichilista.

Giovanni Spadolini, in una delle sue opere più conosciute, aveva parlato di un triste “Autunno del Risorgimento” con chiara allusione alla crisi dei valori etici che avevano presieduto al moto di unificazione e che vennero notevolmente fagocitati dall’Italia liberale, agnostica e laica. Ora, riprendendo quella metafora, si dovrebbe parlare di autunno dell’Italia, con l’aggravante di una rapida rincorsa verso l’inverno che non è certo un buon viatico per la conquista di quella leadership europea che sembra vivere nella sola fertile fantasia del Presidente del Consiglio.

I vertici comunitari di Bruxelles si erano già posti in evidenza in una sorta di crociata alla rovescia con l’elisione di ogni valore cristiano sin dal preambolo della Carta europea. In questo senso, il nuovo marchio di sostanziale liceità conferito a droga, prostituzione ed analogie varie, ne costituisce un semplice corollario, suffragato dal relativismo della maggioranza, anche se contraddetto all’indignazione di una minoranza che peraltro, come spesso accade, è quella destinata a “fare” la storia.

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