Dat. Pd e 5 Stelle hanno legalizzato la morte per fame e per sete




Sul finire dello scorso anno è stata approvata la legge sulle DAT, precisamente il disegno di legge 2801 concernente “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”. Il Partito Democratico e il Movimento 5 stelle esultano come se non ci fosse un domani, come se avessero aiutato tutti i giovani disoccupati e le famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. No nulla di tutto ciò, gioiscono per quella che nei fatti è la legalizzazione della morte del paziente per fame e per sete. Questo è l’oggetto vero della legge approvata e ognuno di noi dovrebbe chiedersi se sia d’accordo a far morire una persona, anche fosse nella più terribile delle condizioni salutari, per fame e per sete. Pochi sono d’accordo con questa cosa eppure molti, sentendo il nome “eutanasia passiva” ormai sdoganato e passabile, non si rendono conto che alla fine dicono di essere concordi alla morte per fame e per sete proprio perché non capiscono il vero senso e la portata di quella parola e perché affermano di voler rispettare una “libera scelta”. Quindi, voglio nel dettaglio, con il testo alla mano, dare a ogni cosa il suo vero nome e dire che, nella legge, la libera scelta non viene contemplata. Libera scelta che sarebbe comunque sbagliata per i motivi che vi dirò. Con le parole moderne “eutanasia passiva” e quindi “buona morte” o “dolce morte” si è sdoganato un fatto che, chiamato con un altro nome, scandalizzerebbe anche i progressisti più incalliti. Bene, il nome “eutanasia passiva”, percepito come innocuo da molti, vuol dire morte per fame e per sete .
Quindi, vi invito di nuovo a rivolgere a voi stessi la domanda: fareste mai morire una persona di fame e di sete?
Prima di iniziare l’analisi tengo a sottolineare che questa non è una legge contro l’accanimento terapeutico. L’accanimento terapeutico è l’esecuzione di trattamenti sanitari inefficaci, che presentano un alto rischio per il paziente e che gli apportano ulteriori sofferenze. Bene, non è di questo che tratta la legge. Siamo tutti contro l’accanimento terapeutico ma, ripeto, la legge sul biotestamento non tratta questo. E’ una balla propinata da politici, che amano disinformare la gente per far passare in sordina le porcherie che approvano.
Il punto centrale e fondamentale su cui puntare l’attenzione riguarda cinque righe inserite nell’Art.1 comma 5 e precisamente:
“Ai fini della presente legge sono considerati trattamenti sanitari la nutrizione artificiale e l’idratazione artificiale , in quanto somministrazione, su prescrizione medica, di nutrienti mediante dispositivi medici”
Acqua e cibo non sono più considerati sostegni vitali, ma trattamenti sanitari. A parte l’immediata assurdità che traspare nel considerare la nutrizione e l’idratazione al pari dei trattamenti sanitari, è importante vedere come questi “trattamenti sanitari” si configurino nella legge. Precisamente notiamo come i medici abbiano il potere di decidere, secondo le loro opinioni e previsioni, di far morire una persona di fame e di sete. Sì, di fame e di sete visto che la nutrizione artificiale e l’idratazione artificiale, ripeto, vengono viste come “cure” e non come naturale ed ovvio sostegno vitale.
Dico questo sempre sulla base di quanto scritto nella legge. Non mi invento niente.
Art. 2 comma 2, “Nei casi di paziente con prognosi infausta a breve termine o di imminenza di morte, il medico deve astenersi da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure e dal ricorso a trattamenti inutili o sproporzionati”.
Ricordatevi sempre che i trattamenti sono anche acqua e cibo. Qui si sta dicendo che se, secondo le previsioni dei medici, una vita ha breve termine il medico deve astenersi dal nutrire e idratare il paziente, ergo deve provocargli la morte per fame e per sete. Questo c’è scritto, non altro. Inoltre non è chiaro cosa si intende per “breve termine”. Mesi o anni? Poi chi lo ha detto che una vita è veramente a breve termine? Quante volte i medici hanno sbagliato le previsioni, dicendo che una persona aveva mesi di vita e poi ha vissuto per anni.
Andiamo avanti. Questa legge predispone le cosiddette DAT (disposizioni anticipate di trattamento) attraverso le quali ognuno di noi, da sano o meno, può “esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto ad accertamenti diagnostici o scelte terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari” (Art. 4 comma 1). Tutti noi cambiamo idea molto spesso. Come farà quella persona che malauguratamente si ritrovasse in una condizione che non le permettesse di comunicare a dire che ha cambiato idea e che non vuole l’interruzione dei trattamenti sanitari (cure, acqua e cibo)? Le DAT non contemplano il fatto che una persona possa cambiare idea. Questa fantomatica libera scelta, in realtà fa parte di una visione totalmente distorta della libertà, che consiste nella possibilità di fare tutto quello che si vuole. Un giorno anche chi soffrirà di depressione potrà decidere di togliersi la vita per questa falsa libera scelta? Uno Stato dovrebbe accompagnare queste persone e lottare fino in fondo, senza scaricare su di loro alcun peso.
Ma sapete che c’è qualcosa di ancora più brutto? Se qualcuno facesse il testamento biologico dicendo di voler essere curato e di voler essere idratato e nutrito anche in condizioni molto gravi, potrebbe non essere ascoltato “grazie” a questa legge.
Infatti si legge all’art. 4 comma 5: “il medico è tenuto al rispetto delle DAT, le quali possono essere disattese, in tutto o in parte, dal medico stesso, in accordo con il fiduciario (la persona che il paziente ha designato in sua vece, n.d.r.), qualora esse appaiano palesemente incongrue o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente ”.
Queste righe contemplano il caso in cui un paziente dichiara di voler essere curato, idratato e nutrito e il medico decide di negargli tutto questo secondo sue opinioni e convinzioni. E’ necessario che il medico pensi che è inutile continuare a far vivere quella persona nel suo stato, che non migliorerà mai, per dire che la voglia del paziente di vivere è palesemente incongrua con la sua condizione clinica. Quindi il medico ha il potere di staccare la spina al paziente.
Qualcuno potrebbe obiettare che quella frase può essere letta anche nel modo inverso e cioè relativamente al caso in cui il paziente abbia deciso, attraverso le DAT, di non essere curato e il medico invece decidesse di curarlo. Ma non è cosi. Quel comma infatti continua:“ovvero sussistano terapie non prevedibili all’atto della sottoscrizione, capaci di offrire concrete possibilità di miglioramento delle condizioni di vita”. Nel diritto la parola “ovvero” non viene intesa come un rafforzativo ma come una disgiunzione, quindi significa “oppure”. Il seguito di quel comma contempla esplicitamente il caso in cui un paziente, attraverso le DAT, rifiuta le cure ma il medico decide invece di disattendere le DAT solo nel caso in cui, in quel lasso di tempo, siano state scoperte delle terapie efficaci. Quindi questo vuol dire che, se la seconda parte del comma descrive il caso appena citato, allora la prima parte descrive il caso in cui un paziente decide di essere curato e che il medico può disattendere questa volontà come vuole e in base alle proprie convinzioni.
E’ cosi che deve essere letto quel comma, altrimenti non avrebbe avuto senso quel “ovvero” e tutta la frase successiva. Se così non fosse, sarebbe bastata la prima parte del comma, lasciando la libera interpretazione in entrambi i versi. Il che sarebbe stato ugualmente drammatico e, inoltre, non avrebbe garantito uno scopo che è proprio dei propinatori di questa legge e cioè aiutare la persona che non vuole essere curata SOLO SE vengono scoperte altre terapie. Se ciò non avvenisse, il medico è libero di togliere idratazione e nutrizione al paziente.
Abbiamo visto come diversi commi di questa legge configurino un quadro molto preoccupante. Il punto cruciale è che acqua e cibo vengono considerati come se fossero trattamenti sanitari, quindi ogni volta che ci si imbatte in questa parola bisogna tenere bene a mente che se nella legge c’è scritto che un medico è padrone di non eseguire i trattamenti sanitari, si sta dicendo che ha il potere di staccare la nutrizione e l’idratazione artificiale e quindi di far morire il paziente di fame e di sete.
Vi sembra una legge contro l’accanimento terapeutico questa? Eppure lo hanno detto in molti e tanti altri lo hanno ripetuto a pappagallo, diffondendo una falsità. Basterebbe davvero informarsi prendendo come unica fonte il testo della legge.
Una parola sui vari Renzi, Gentiloni, Di Maio, Bonino e altri che esultano e si commuovono per l’approvazione di questa legge, dichiarando che questa “afferma la dignità della persona”.
La dignità di una persona, cari politicanti, non è quella di essere fatta fuori al primo dubbio sulla durata e qualità della sua vita. Non è quella di far morire una persona per denutrizione e disidratazione. Questo non è amore. Ci vuole un attimo a staccare la spina dicendo di farlo “per il suo bene”, certo non costa fatica questo. Il vero Amore invece implica la fatica, tutti i giorni, di stare a fianco di quella persona finché c’è speranza, finché batte il cuore. Conosco persone che hanno donato la loro vita per i loro cari, vivono per loro. E’ faticoso e doloroso certo, ma mai si sognerebbero di decidere sulla vita del proprio caro e liberarsene. Non capisco perché ci si commuove per l’approvazione di una legge del genere e perché si consideri una battaglia di civiltà. E’ veramente cosi affascinante per voi la cultura della morte? Vi siete battuti per l’aborto, per il cambio sesso, per le droghe, ecc. Tutte cose che uccidono l’uomo.
La bellezza della vita ormai è una cosa da ripudiare. E’ più apprezzabile chi lotta per uccidere un bambino in grembo o un anziano in ospedale piuttosto che chi lotta per affermare la vita. Eppure io e tantissimi altri, continueremo sempre a stare sulla sponda giusta. Quella della Vita e della Bellezza.
di Maria Chiara Prete
Fonte: http://www.campariedemaistre.com

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