Il dottor Silvio Viale presenta come credenziali per la sua eleggibilità la 'pillola' che provoca l'aborto chimico, il Mifegyne. Che questo significhi essere "dalla parte delle donne" nemmeno nel PD si può credere.

“Dalla parte delle donne”: ma vogliamo scherzare?




Il dottor Silvio Viale presenta come credenziali per la sua eleggibilità la ‘pillola’ che provoca l’aborto chimico, il Mifegyne.
Strenuo promotore di aborto libero e contraccezione, compresa quella che ha potenzialità abortive (pillola del giorno dopo e dei cinque giorni dopo), si è sempre battuto per la diffusione dell’aborto provocato da una sostanza, denominata all’inizio delle sperimentazioni RU486, poi chiamata mifepristone e commercializzata con il nome di Mifegyne in Europa e Mifeprex negli USA. Il mifepristone è un ormone sintetico che impedisce l’indispensabile azione benefica del progesterone, naturalmente prodotto dalla gravidanza, causando così la morte e il distacco dell’embrione già annidato entro due mesi. Viene consegnato in ospedale alla donna che chiede l’aborto, la quale poi torna a casa e attende l’emorragia che ne deriva, monitorando che l’espulsione del piccolo embrione, già visibile, avvenga entro 48 ore. E se non si verifica, è necessario assumere una prostaglandina che, causando contrazioni uterine, completa l’aborto.

Che questo voglia dire essere “dalla parte delle donne” non sembra proprio. Che questo possa essere un vanto su cui chiedere il voto nemmeno. Che questo possa essere dalla parte della vita umana meno che meno.

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