Crepaldi, Tornielli E Roccella presentano a Roma il Rapporto sulla DSC




Oggi,  mercoledì 8 maggio 2013, alle ore 17,30, l’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi presenta a Roma  il  IV Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, insieme al giornalista Andrea Tornielli e all’onorevole Eugenia Roccella. Testo integrale della relazione.

S. E. Mons.Giampaolo Crepaldi
La colonizzazione della natura umana
Relazione introduttiva
al Convegno di presentazione del Quarto Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa
8 maggio 2013, ore 17,30
Roma – Sala Marconi della Radio Vaticana

Ci ritroviamo per la presentazione dell’annuale Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo che l’Osservatorio Cardinale Van Thuân ha curato insieme ad altri cinque Istituti di ricerca internazionali. Rispetto all’edizione dell’anno scorso, presentata nell’aula Paolo VI dell’Università Lateranense,  si è aggiunta alla squadra l’Area di ricerca in Dottrina sociale della Chiesa della Pontificia Università Lateranense. Era stato lo stesso Magnifico Rettore della Lateranense, S. E. Mons. Enrico Dal Covolo, a caldeggiare l’anno scorso questa collaborazione.
Vorrei ringraziare il Presidente del  Movimento Cristiano Lavoratori, Carlo Costalli, per la collaborazione tra l’MCL e il nostro Osservatorio, di cui questo incontro di oggi è solo un elemento, anche se tra i più significativi. Grazie ad Andrea Tornielli, un giornalista attento alle cose del nostro Osservatorio. Un ringraziamento particolare all’Onorevole Eugenia Roccella, della quale è noto l’impegno a livello politico e legislativo a difesa della dignità della persona nelle tante situazioni drammatiche, ormai purtroppo frequenti, in cui essa è minacciata dall’ “ideologia del desiderio”
Come sapete, il Rapporto non analizza un singolo tema, ma fa una rassegna dei fatti e delle tendenze più significative nell’anno di riferimento – per questo Quarto Rapporto si tratta del 2011 – nei cinque continenti.  Esso analizza anche la scena internazionale e l’attività della Santa Sede, nonché il Magistero del Santo Padre. Pur costruendo un affresco complesso e pur toccando varie tematiche nel campo della giustizia e della pace, il Rapporto si concentra su una tendenza che caratterizza l’anno in esame. Non fa solo una rassegna o una cronaca, ma tenta un discernimento, segnalando il fenomeno più importante, nel bene e nel male. Potremmo dire che indica una emergenza. Ebbene, questo Quarto Rapporto ha individuato questa emergenza nella “Colonizzazione della natura umana”, il cui processo viene documentato ampiamente con fatti e nomi.
Nel 2011, anno di riferimento del Rapporto, il caso che a livello mondiale ha fatto più scalpore è stato quello dell’Argentina. Il Rapporto lo documenta nel dettaglio in quanto uno dei Centri di ricerca che hanno collaborato con l’Osservatorio per la stesura del Rapporto è il CIES di Buenos Aires. Nel giro di un solo anno – il 2011 appunto – quel grande Paese di tradizione cattolica ha avuto una legge sulla procreazione artificiale che ha denaturalizzato la procreazione, una legge sul riconoscimento sulla “identità di genere” che ha denaturalizzato la famiglia e una modifica del Codice civile per permettere l’”utero in  affitto” che ha denaturalizzato la genitorialità e la filiazione. Nel giro di un solo anno è stata rivoluzionata la base dell’intera società argentina, è stata messa da parte la nozione di “natura umana” ed è stata violentemente posta in angolo l’ispirazione della fede cattolica per la costruzione della società. Nel mio recente incontro con il Santo Padre papa Francesco, per la visita ad limina, gli ho portato una copia del Rapporto dicendogli appunto che esso si occupa molto dell’Argentina. Era molto interessato.
Perché abbiamo chiamato questo processo con il termine di “colonizzazione” – colonizzazione della natura umana – ? Perché l’ideologia che provoca questa colonizzazione è occidentale. E’ espressione di una cultura nichilista che intende ormai superare completamente il concetto di natura umana. Ed infatti è proprio qui, in Europa, che il congedo dalla natura umana sta ottenendo i risultati più inquietanti. L’Europa che diffondeva il cristianesimo e, con esso, la tutela della natura umana creata da Dio, ora esporta il superamento della natura umana verso una identità da costruirsi liberamente: maschio o femmina, madre o padre, moglie o marito … non si è, si diventa.
Non intendo ora entrare nel merito di questo argomento centrale del Rapporto, su cui interverranno il dottor Tornielli e l’onorevole Roccella. Vorrei piuttosto dedicarmi ad affrontare una premessa.
Perché la Chiesa, perché la Dottrina sociale della Chiesa, perché il nostro Osservatorio … si occupano di queste cose? Perché si interessano di sessualità e procreazione, di famiglia e genitorialità, di omosessualità e di eterosessualità, di coppie di fatto e di matrimonio? E’ a questa domanda che vorrei rispondere. Si tratta infatti della domanda principale, dalla cui risposta dipende il senso stesso di questo Rapporto e di questo incontro di oggi. Parlando di queste cose siamo noi al nostro posto? Facciamo ciò che dobbiamo fare o invadiamo campi altrui – fossero anche i campi della libertà individuale e della laicità delle leggi?
Il 22 dicembre 2008 Benedetto XVI parlò di ideologia del gender nel Discorso alla curia romana per la presentazione degli auguri natalizi. : «Poiché la fede nel Creatore è una parte essenziale del Credo cristiano, la Chiesa non può e non deve limitarsi a trasmettere ai suoi fedeli soltanto il messaggio della salvezza. Essa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere anche l’uomo contro la distruzione di se stesso. È necessario che ci sia qualcosa come una ecologia dell’uomo, intesa nel senso giusto. Non è una metafisica superata, se la Chiesa parla della natura dell’essere umano come uomo e donna e chiede che quest’ordine della creazione venga rispettato»).
Quando la Dottrina sociale della Chiesa e il nostro Osservatorio se ne interessano, lo fanno per fedeltà al proprio mandato.
Facciamo però un passo in avanti nel nostro ragionamento. In una società cristiana in cui la fede fosse ampiamente, anche se non completamente, diffusa il riferimento al Creatore troverebbe accoglienza. Ma la nostra società non è più così ormai da molto tempo. I non credenti o i “diversamente credenti”, come con espressione curiosa spesso si dice, non accetterebbero un discorso fondato sul Creatore. Benedetto XVI, però, e papa Francesco nei suoi interventi sulla “custodia del creato”, non parlano solo della fede nel Creatore, ma anche dell’”ordine” e del “linguaggio” del creato, e questo può essere appreso anche dal non credente. Quello che chiamiamo natura – e soprattutto quello che chiamiamo natura umana –  è un discorso rivolto a noi, è una lingua, in quanto esprime un ordine tendente ad un fine. Certo, se la natura è vista solo come un  insieme di fenomeni materiali guidati dal caso o dalle necessità allora rimane muta nei nostri confronti: non ci dice nulla su di noi e sulla nostra vita. Essere maschio o femmina allora non è una parola che ci precede ma un nostro desiderio. Se nella nostra struttura sessuata non c’è un messaggio che ci dice come vivere da persone umane, allora la genitalità diventa un fatto esclusivamente tecnico. Si contesta la Chiesa di ridurre il maschio e la femmina all’aspetto genitale, mentre è proprio spogliando la identità sessuata della capacità di darci un codice di vita che si riduce l’uomo e la donna alla genitalità come pura tecnica vissuta al di fuori di qualsiasi identità, ossia al di fuori dello stesso essere uomo o donna. C’è un immenso lavoro culturale da fare per educare a questo senso della natura e della natura umana e spiace dover riconoscere che dentro la Chiesa e tra le comunità cristiane stesse l’importanza di questo punto è spesso trascurata.
Questo discorso sulla natura umana è un discorso laico, nel senso di una ragione restituita a se stessa. Spesso la ragione si perde per via. Allora è compito della fede intervenire. La fede nel Creatore aiuta la ragione a guardare meglio la natura. Ma essa lo fa con i propri strumenti, come ragione. La fede spesso aiuta la laicità ad essere tale. Viceversa: man mano che si perde la fede nel Creatore, anche la capacità della ragione di leggere la natura umana come una lingua che esprime un senso si allenta e perfino muore. Quando questo avviene, la ragione perde i lumi della ragione e non riconosce più nemmeno le proprie evidenze.
Tornando alla domanda iniziale, si può allora dire che la Chiesa ha un duplice compito rispetto al creato: riferirlo al Creatore e sostenere la ragione a vedere la natura, e la natura umana in particolare, come un messaggio circa cosa significhi essere persona umana. Per questo motivo il compito della Chiesa è un compito pubblico e non di una sétta di adepti che cercano una rassicurazione psicologica. Il riferimento al creato e alla natura umana conferisce alla Chiesa un diritto di cittadinanza a trattare di queste questioni in pubblico.

 

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