Breda O’Brien, editorialista dell’Irish Time, denuncia il clima di violenza che ha dominato la campagna referendaria sul matrimonio gay

Cosa è successo alla cattolica Irlanda? «Denaro straniero è stato investito per cambiare l’opinione pubblica»




Si contano sulle dita di una mano le voci che hanno espresso pubblicamente la loro opposizione alla modifica della Costituzione irlandese. Dopo il referendum del 22 maggio, oltre a dire che «nel nome della Santissima Trinità, da Cui viene ogni autorità e a Cui, come scopo finale, devono riferirsi tutte le azioni sia degli uomini che degli Stati», la Carta recita: «Il matrimonio può essere contratto secondo la legge da due persone, senza distinzione di sesso». Come è avvenuto che la cattolica Irlanda si sia trasformata così?

Per l’editorialista dell’Irish Times, Breda O’Brien, i sostenitori del “sì” hanno condotto una campagna aggressiva e senza tentennamenti, mentre il fronte del “no”, Chiesa compresa, ha diffuso un messaggio ambiguo. Denunciando il «dogmatismo e l’intolleranza della nuova polizia del pensiero», la giornalista ha descritto la violenza che ha quasi ucciso un bambina di 10 anni, seduta di fianco a un cartello che invitava a votare “no” al referendum. Spinta per terra, la piccola ha rischiato di morire. Un’attivista del “sì”, che distribuiva volantini lì vicino, ha commentato: «Cosa ti aspettavi?», la bambina era pur sempre seduta di fianco a «messaggi che non dovrebbero comparire in pubblico».

C’è poi un altro fattore indicato da O’Brien che spiega il cambiamento repentino di visione degli irlandesi sul matrimonio: una ricca e capillare operazione di lobbying. La grande fondazione americana Atlantic Philanthropies ha finanziato la Glen (Gay & Lesbian Equality Network), ora trasformata nella «lobby più potente della storia irlandese che ha navigato nei dollari americani». Fra il 2005 e il 2011 Atlantic Philanthropies ha versato nelle tasche della Glen quasi 5 milioni di dollari. Se nel 2005, «la Glen era essenzialmente un’organizzazione di volontariato con un singolo incarico di lavoro sulle strategie dell’Hiv», ora «non fornisce servizi. La sua attività si concentra sulla politica e sul cambiamento delle leggi».

Come la fondazione spiega nel suo ultimo rapporto, «le donazioni pluriennali dall’Atlantic hanno permesso di far decollare il suo lavoro, trasformandola in una macchina di lobbying operante a tempo pieno e altamente professionalizzata» che «lavora all’interno della macchina di governo utilizzando un modello pragmatico di principio che consolida il supporto, conquista i dubbiosi e pacifica coloro che si oppongono». Gli investitori nella causa del matrimonio gay non sono mancati, Secondo O’Brien, anche Yes Equality (che ha condotto la campagna referendaria per il “sì”) «dal 2001 al 2010, ha ricevuto 7.727.700 di dollari e altri 3.829.693 nel 2010 e nel 2013». Qual è il punto? Ancora l’editorialista: «Si tratta di denaro straniero sistematicamente investito per cambiare l’opinione pubblica». Ma «può il denaro americano comprare un referendum irlandese?». Forse sì.

di Benedetta Frigerio

Fonte: http://www.tempi.it

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