Chi ri rivede … il rimpasto




Avevamo sperato di non sentire più pronunciare la parola rimpasto ed invece sembra che nelle prime settimane del nuovo anno 2014 nel governo Letta saranno sostituiti alcuni ministri, il rimpasto appunto.

Il rimpasto è simbolo di vecchie pratiche partitocratiche e correntizie. Indica la debolezza del presidente del Consiglio, costretto a cambiare squadra in itinere per garantire l’appoggio di alcuni partiti che altrimenti gliela toglierebbero. E’ un aggiustamento di conti interni. I poteri emergenti vogliono le loro poltrone nell’esecutivo.

Questa volta, al centro del rimpasto c’è Matteo Renzi. E ciò  stupisce non poco, dato che Renzi si è guadagnato fama puntando sul nuovo – cambiare verso all’Italia era il suo slogan alle primarie – mentre il rimpasto è l’essenza del vecchio,  superato solo dai “vertici di maggioranza”.

Il fatto è che Renzi vorrebbe palazzo Chigi per se stesso. E’ disposto a consentire a Letta di proseguire solo in cambio di poltrone nuove in Consiglio dei ministri in modo da garantire quel “passo nuovo” che chiede da tempo. Il rimpasto, se si farà, siglerà  l’avvenuto accordo tra Letta e Renzi, che è, come si vede, tutto interno al Partito Democratico.

Il rimpasto dirà quindi ancora di più che questo è il governo del Partito democratico o del Partito democratico al governo. Ciò accentuerà la lotta delle opposizioni e lascerà in una difficile posizione il Nuovo Centro Destra. A quel punto sarà evidente che il nuovo partito di Alfano rappresenterà non l’elemento essenziale ma la stampella del governo e la sua caratterizzazione politica di destra si farà più debole. Alfano dovrebbe polemizzare di più con Berlusconi, facendo però anche emergere nel contempo le proprie posizioni di destra dentro il governo. Ma se quest’ ultimo ruolo gli viene soffiato da Renzi, la sua patina politica fatalmente diventerà ancora più smunta.

Insomma, l’eventuale rimpasto non danneggerà né Letta né il Partito Democratico, né le opposizioni, danneggerà Angelino Alfano. Oltre a danneggiare tutti gli italiani che avevano sperato di non sentire più questa parola.

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