Caso UNAR: festini gay? No, per il Governo è volontariato




L’Unar conosce un momento di popolarità, e finalmente tutti sanno cosa spesso c’è dietro la “lotta all’omofobia” o le “linee guida per un’informazione rispettosa delle persone Lgbt”. Ci volevano, però, le Iene e l’impatto sconvolgente delle riprese tv per diffondere qualche elemento di verità, e costringere alle dimissioni Spano, il nuovo direttore scelto dal governo Renzi. Immaginate cosa sarebbe successo fino a ieri se qualcuno avesse provato a spiegare che dietro tante associazioni e circoli finanziati dal governo ci sono solo locali per fare sesso, in gran parte a pagamento, cioè prostituzione. Sarebbero fioccate accuse e insulti. Eppure qualche politico aveva provato a dirlo, così come aveva provato a denunciare come l’Unar esulasse dai propri compiti specifici, per occuparsi di questioni su cui non avrebbe avuto alcuna competenza.

Come, per esempio, i “libretti” per insegnare la teoria del “gender” nelle scuole italiane, sin dalla tenerissima età. Scritti e disegnati per raccontarci che non era mica più sufficiente essere “essere gay friendly” (amichevoli nei confronti di gay e lesbiche), occorreva a tutti i costi essere “gay informed” (informati sulle tematiche gay e lesbiche). E così, usando come fonte l’OMS, l’ufficio che avrebbe dovuto occuparsi di discriminazioni razziali,  si era posto come scopo esistenziale quello di informare sulle “relazioni omosessuali” (sempre in chiave “positiva” e “non-discriminatoria”) e sui diversi concetti di famiglia. Cose che suonavano più o meno così: da 9 a 12 anni i bambini dovrebbero essere resi capaci di “utilizzare preservativi e altri contraccettivi in modo efficace per il futuro”; da 12 a 15 anni bisognerebbe informarli sulla “identità di genere e l’orientamento sessuale”; ma soprattutto da 0 a 4 anni (sic!), oltre a dover imparare a “fidarsi dei loro istinti” e sapere di avere il “diritto di esplorare le diverse identità di genere” (sic!), i bambini dovrebbero essere informati “sul piacere nel toccare il proprio corpo, e sulla masturbazione infantile precoce”, ad esempio “nel contesto del gioco del dottore”. Istigazione alla pedofilia?

Per non parlare delle linee guida per i giornalisti, stilate in collaborazione con l’Ordine, in cui si vietava di usare il termine troppo espliciti come “utero in affitto” (meglio “maternità altruista”), e si raccomandava di non pubblicare le foto dei gay pride, perché potevano dare un’immagine sbagliata dell’universo Lgbt. Ma la Presidenza del Consiglio, a interpellanze e interrogazioni (di Giovanardi, Roccella, Gasparri e altri) aveva sempre opposto un muro di gomma e una difesa cieca dell’operato dell’Unar. Oggi, però, dopo quanto emerso dal servizio mandato in onda ieri sera dalle Iene, ogni dubbio dovrebbe esser fugato anche per i più scettici. Un servizio che non poteva passare inosservato: l’Unar, che è un ente del Governo italiano, finanzierebbe con i nostri soldi un’associazione gay (ma per usare il linguaggio corretto che l’ufficio promuove bisogna dire LGBTQIA) che, dietro la facciata della sauna e del centro massaggi, organizza orge e sesso a pagamento, cioè prostituzione. Pare anche minorile.

E’ quello che emerge, con chiarezza, dai video della redazione delle Iene. E la bufera non poteva non investire Francesco Spano, direttore dell’Unar. Il quale si è nascosto dietro il “non sapevo niente” di repertorio: “Chiederò se c’è una difformità rispetto a quello che è dichiarato nello statuto e quella che è la loro attività svolta. Nel caso, annulleremo questa assegnazione”. Il “non so, non ho visto né sentito” non poteva però reggere a lungo, e stasera Spano, convocato a Palazzo Chigi, ha rassegnato le dimissioni. Il testimone intervistato da le Iene aveva riferito che “in realtà questi circoli non sono altro che dei locali con ingresso a pagamento dove si incontrano persone gay per fare sesso, a volte anche questo a pagamento. Si nascondono dietro l’etichetta di associazioni di promozione sociale. Le stesse che dovrebbero avere come missione quella di aiutare le persone, ma in realtà, il loro unico scopo è quello di fare soldi senza pagare le tasse”.

“Se si trattasse di un locale commerciale dovrebbero pagare le tasse sull’ingresso, sulle bibite, su tutto ciò che viene venduto, compresi i massaggi. E dovrebbero anche comprarsi una licenza. Alle associazioni invece, non è richiesto niente di tutto questo, proprio perché l’attività principale dovrebbe essere senza fini di lucro. Basta andare sui siti di quei posti per capire che cosa offrono”. Più o meno funziona così: i soldi dei contribuenti se li prendono, ma poi non pagano le tasse che pagherebbe una qualsiasi impresa commerciale, perché sono “associazioni culturali e di promozione sociale”, cioè, in teoria, volontariato. Ancora nel servizio delle Iene spiegano: “Esistono dei veri e propri listini, ogni cosa ha il suo prezzo. Quasi tutti quelli che chiedono il massaggio lo fanno per avere prestazioni sessuali, altrimenti andrebbero in qualsiasi altro centro che costa anche di meno”. Ora almeno i fatti sono noti e il direttore si è dimesso. Ma il rischio è che tutto finisca qui, mentre associazioni e circoli gay, assimilati al volontariato, continueranno a ricevere soldi pubblici, e  l’Unar cambierà solo il direttore ma non cambierà affatto attività e modo di operare.

di Elena de Giorgio

Fonte: https://www.loccidentale.it

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