Campane d’Europa




In questa rubrica, quando possibile, cerchiamo di dare spazio anche al rilancio di prodotti televisivi o cinematografici particolarmente degni di nota: uno dei problemi principali di quest’epoca, a nostro avviso, é infatti – soprattutto sui mezzi di comunicazione sociale – proprio la mancanza di cose belle da guardare o da ascoltare. Per le cose belle ed edificanti, come si diceva una volta, oggi sembra non ci sia più spazio. Per questo, segnaliamo volentieri il documentario ancora inedito al grande pubblico Campane d’Europa (prodotto da Rai Channel in collaborazione con il Centro Televisivo Vaticano, alla fine dell’anno scorso, visibile gratuitamente qui: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-783e7fc2-a7ed-4367-8925-0b5d579cff90-cinema.html?refresh_ce) che propone di raccontare in poco meno di un’ora, viaggiando tra le principali capitali europee, il rapporto attuale tra la fede e l’Europa intervistando i principali esponenti delle comunità cristiane nelle varie aree geografiche (oltre a Benedetto XVI allora regnante, il Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I e Rowan Williams, Primate della Comunione Anglicana). Ognuno è chiamato a offrire la sua analisi sullo stato attuale della fede nei rispettivi popoli ed emergono ovviamente considerazioni di grande interesse. Se Benedetto XVI torna sul rapporto centrale per l’Occidente tra fede ragione, Kirill affronta la crisi morale e la ‘morte di Dio’ mentre Bartolomeo I si sofferma sul relativismo e la politica. Immagini e suoni dei vari luoghi fanno da sfondo. Se si vuole, è una sorta di dialogo ecumenico a distanza senza irenismi e con molto realismo. Alla fine si vede che per le migliori tradizioni cristiane non cattoliche (quelle che hanno mantenuto praticamente tutto nella spiritualità come nel culto e nei dogmi, per intenderci, differenziandosi solo sul piano del primato petrino o del valore giuridico delle sedi patriarcali) le preoccupazioni sono più o meno le stesse del Successore di Pietro. Viviamo in un tempo di grande crisi, a Roma come a Berlino come a Mosca come a Londra. Il futuro preoccupa molto e se qualcuno non perde la speranza è solo perchè questa è radicata in Cristo, alfa e omega di tutto le cose, e Dio – secondo il dettato del Vangelo – ha già vinto il mondo.  E’ la speranza come virtù teologale che non muore mai, non l’augurio degli scaramantici che toccano ferro e si dicono l’un l’altro a bassa voce: “speriamo che ci vada bene”. Chi ha viaggiato nei luoghi che si vedono nel documentario coglierà subito l’atmosfera tipica che ha respirato sul posto.

            Ovviamente dai vari interventi si colgono bene anche le differenze: c’è una spiritualità slava, russa, in particolare, che si manifesta nel canto bizantino ad esempio e nel culto amatissimo delle icone del Cristo Redentore piuttosto che della Trinità (chi non ha presente quella di Andrej Rublëv, ora al Tretjakov di Mosca?) che è tipica di quel sentire e di quel Cristianesimo. In questo senso si può senz’altro dire che esiste, ben definito, un Cristianesimo russo, ad esempio, come esiste un Cristianesimo polacco e uno tedesco,  ognuno ben rintracciabile nei suoi tratti principali. Tuttavia, segnalare questo dato di fatto persino ovvio non dovrebbe impedire di riconoscere che il Cristianesimo in quanto tale è comune a tutta l’Europa e che anzi questa culturalmente e civilmente è nata proprio dal Cristianesimo e dalla sua espansione pubblica (solo per restare all’accenno alla Russia basti pensare che anche l’odierno alfabeto cirillico, diffuso in tutta l’Europa Orientale, deriva dall’evagelizzazione dei Santi Patroni Cirillo e Metodio nel Medioevo). La cosa stupefacente è che questo abbraccio va a toccare proprio gli ambiti più insospettabili. Che i campanili svettino maestosamente su Venezia come su Cracovia, Praga e San Pietroburgo é certo già di per sé significativo ma se fosse solo questo che contasse le ‘radici cristiane’ sarebbero una mera questione religiosa o confessionale. E invece no. Attorno ai campanili si sono costruiti gli ospedali, poi le scuole, poi le case di cura, poi gli orfanotrofi, poi le biblioteche. E alla fine sono nate le città. In alcuni casi particolarmente eclatanti, come Praga o Cracovia, il centro nevralgico della città coincide magistralmente con quello spirituale e civile insieme. Dinanzi alla Cattedrale si erge infatti il Castello. Sembra fatto apposta, ed era, ed é in effetti, staremmo per dire, nella natura delle cose. Non tutti sanno che anche sul colle più importante della Repubblica Italiana, il famoso Quirinale, svetta l’ennesimo campanile e sotto il campanile, sulla loggia, un’immagine maestosa e imponente insieme. Chi é? Ancora, di nuovo, una Madonna con in braccio Gesù Bambino, benedicente (opera di Giuseppe Conti, XVIII secolo). D’altronde, prima di essere residenza del Presidente della Repubblica, per secoli è stata la residenza del Pontefice. La storia non si cancella certo da un giorno all’altro. Immaginatevi ora se qualcuno domattina si alzasse e dicesse che la Vergine settecentesca di Conti sul Quirinale, a un tiro di schioppo dalla bandiera, non va più bene e va cancellata. Oppure che il Quirinale dovrebbe presentare anche altri simboli sulla sua loggia perchè le nostre radici sono anche ‘mussulmane’, come è stato persino scritto da gente che risulta avere cattedre universitarie in regolari atenei statali. Vi fa ridere? Siete caduti giù dalla sedia? Beh, sappiate invece che – fatte le debite proporzioni – è andata proprio così nella discussione ad altissimi-issimi livelli sul preambolo del Trattato Ue. Non si sono messi a ridere, e qualcuno ha veramente sostenuto l’esistenza di debiti islamici da ripagare. Morale della favola: non se ne è fatto più niente. Eh, che volete, mai scherzare troppo con la realtà. Come diceva quello, potrebbe essere molto peggio della fantasia più sfrenata, a volte.

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