Omelia del Vescovo Mons. Crepaldi nella solennità dell'Epifania del Signore.

Anche oggi Erode ha paura di Gesù




DIOCESI DI TRIESTE
SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA
+ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 6 gennaio 2016

Carissimi fratelli e sorelle,

1. La Chiesa celebra oggi, in maniera solenne, l’Epifania del Signore Gesù. Il brano del Vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato ci introduce nel mistero della manifestazione del Messia con un racconto drammatico, mettendo a confronto l’atteggiamento dei Magi e quello di Erode, della città e dei suoi rappresentanti culturali e religiosi. Tutti vogliono conoscere dove è nato il Messia, ma con intenzioni diametralmente differenti. I Magi lo cercano per adorarlo e per presentargli i loro doni; gli altri per sopprimerlo perché lo temono come uno scomodo concorrente. I Magi, esempi di fedeltà e obbedienza alla volontà di Dio, guidati da una stella, affrontano un lungo e rischioso viaggio che si conclude con il ritrovamento del Bambino con la Madre. Allora provano una grandissima gioia: è la gioia che premia la loro fede e la fede di quanti che, come loro, si affidano ai segni mandati da Dio e si prostrano ad adorare Gesù riconoscendolo Re, Signore, Salvatore, luce del mondo. La reazione di Erode e della città è diversa: anche loro cercano Gesù, ma per sopprimerlo perché lo temono. Il dramma del rifiuto e della soppressione di Gesù che si compirà nella sua passione e morte di croce. Anche oggi si ha paura di Gesù, della sua unicità e singolarità, della dichiarazione di Pietro che affermò: “In nessun altro c’è salvezza e non vi è altro nome sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (Atti 4,12)

2. Carissimi fratelli e sorelle, in questa solenne occasione la Chiesa ci invita ad associarci al gesto dei Magi che offrirono al Signore oro, incenso e mirra, perchè intesero riconoscere con l’oro la Sua Signoria, con l’incenso la sua Divinità, con la mirra la sua natura umana. San Leone Magno Papa, nelle sue omelie ai fedeli di Roma in occasione dell’Epifania, scrisse: “…nei Magi adoratori di Cristo, abbiamo le primizie della nostra vocazione e della nostra fede e celebriamo con cuore pieno di gioia gli inizi di questa beata speranza. Poiché, da quel momento, abbiamo cominciato ad entrare nell’eredità celeste…”. Nello stesso tempo ci invita ad essere noi stessi delle stelle che, attraverso una vita santa, mostrano la via che porta al Signore (cf. Sermo, 3). E ancora: “Che le lampade della vostre anime siano sempre ardenti, che nulla di tenebroso resti nei vostri cuori… Possa compiersi in voi il mistero che, sotto il velo del simbolo, è cominciato nei tre Magi, che la vostra luce brilli davanti agli uomini affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che sta nei cieli” (Sermo, 5). Siamo chiamati quindi a fare nostre le parole di San Leone Magno: illuminati da Cristo, dobbiamo essere epifania del Signore in mezzo alle tenebre del mondo.

3. Carissimi fratelli e sorelle, anche oggi il Signore continua la sua epifania, la sua manifestazione, non solo attraverso miracoli o interventi eccezionali, ma anche in maniera semplice e discreta. Penso alle persone toccate dalla grazia della conversione, con il ritorno alla fede dopo una vita impastata di peccato, di errori e di smarrimenti e con il ritrovamento della pace e della serenità dopo dubbi e incertezze. Il Signore si manifesta anche nella potenza degli umili e nell’innocenza dei bimbi, nella pazienza dei malati, nella capacità di perdono dei nemici, nella carità e solidarietà verso i poveri. Il Signore continua a manifestarsi soprattutto nei santi che sono i testimoni privilegiati della Provvidenza divina. La santità, però, non è riservata a pochi eroi. Il Concilio ci ha insegnato che la vocazione alla santità è universale, che tutti siamo chiamati a vivere la santità, che questa è la misura autentica della vita cristiana. Cari fratelli e sorelle, lasciamoci guidare come i Magi dalla stella della fede; alla fine del cammino ci troveremo ad adorare Gesù. Alla Madonna e alle sua materne attenzioni affidiamo le nostre esistenze affinché siano sempre condotte all’incontro con il Figlio suo Gesù Cristo.

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