Anche a Trieste l’applicazione della legge sul divorzio breve sembra aver visto, tra le sue prime dirette conseguenze, un iniziale boom di divorzi.

Anche a Trieste tutti i danni del divorzio express




Come secondo previsioni, anche a Trieste l’applicazione della legge sul divorzio breve sembra aver visto, tra le sue prime dirette conseguenze, un iniziale boom di divorzi. Secondo i dati dello Stato Civile del Comune cittadino, infatti, sommando le procedure registrate dal Tribunale e gli accordi extragiudiziali, i divorzi sono passati da 245 nel 2014 a 391 nel 2015. Nel 2016, invece, sono stati 449.

Il ricorso alle nuove soluzioni previste dalla legge, che permette ai coniugi di evitare il passaggio in aula, riguarda, almeno per il momento, meno della metà dei divorzi annualmente registrati: se nel 2015 il divorzio ottenuto rivolgendosi direttamente agli uffici del Comune (opzione percorribile solo in assenza di figli minori o maggiorenni bisognosi di tutela, nonché di casi di trasferimenti patrimoniali), è stato scelto da 162 coppie, nel 2016 è stato scelto da 176 coppie. E le coppie che, anziché ricorrere al Tribunale, hanno scelto di essere assistite da un avvocato sono state 4 nel 2015 e 8 nel 2016. Ciò significa che, almeno a Trieste, il ricorso in Tribunale rappresenta ancora la via principale a cui i triestini ricorrono per il divorzio.

A vivere in modo significativo le conseguenze del divorzio breve, forse, sono gli avvocati: «La sensazione è che a livello di Tribunale la mole di lavoro sia cambiata — è il commento dell’avvocato divorzista Anna Fast —. Personalmente, dal mio punto di vista lavorativo ho visto solo un calo di divorzi consensuali, ovviamente anche per questioni economiche, perché ricorrere agli uffici preposti del Comune costa meno».

I dati del Comune di Trieste, in ogni caso, sembrano coincidere con l’andamento nazionale, in base al quale il proliferare dei divorzi coinvolge tutta la penisola, Sud Italia compreso, nonostante tradizionalmente sia più conservatore in tema di solidità matrimoniale: nel solo distretto della Corte d’appello di Palermo, nel 2016, i divorzi sono aumentati del 55,3%.

Una riflessione di tipo sociologico sul fenomeno la propone Giuliano Guzzo , il quale, oltre ad accusare la legge di aver indirettamente favorito l’accentuarsi dei costi sociali legati al divorzio (problemi di salute per i partner che “subiscono” il matrimonio, i danni sui figli, la denatalità e l’impoverimento delle famiglie), commenta: «Esiste un legame tra certe leggi e il costume che si influenzano a vicenda. Chiaramente l’erosione di senso, con riferimento al matrimonio, non l’ha originata il divorzio breve, eppure è fuori discussione come a maggiore instabilità coniugale — che è quello che si sta verificando — corrisponda maggiore difficoltà, per i giovani che assistono a tutto ciò, a farsi un’idea, ma soprattutto una convinzione, circa l’importanza di sposarsi, quindi di donarsi totalmente e indissolubilmente ad un’altra persona aprendosi comunemente alla vita».

 

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