Amidei Kids, la forza delle favole




La favola è stata ed è ancora un’espressione non solo letteraria ma esistenziale. Con quest’ultimo termine intendiamo l’insieme di riferimenti, riflessioni e intuizioni relativi alla vita e alle sue dinamiche. La favola li riveste di figure ed eventi mitici e fantasiosi e, per la semplicità della sua forma e il fascinoso impatto della sua trama, è in grado di parlare sia ai bambini che agli adulti.

I bambini alla sua scuola imparano i primi orientamenti in base ai quali muoversi e distinguere, capire e valutare. Gli adulti, già dotati di un equipaggiamento per navigare nel mare della vita, vi ritrovano invece suggerimenti sempre nuovi e lezioni da riscoprire e da aggiornare.

L’iniziativa “Amidei Kids – La magia del cinema”, che anticipa l’annuale Premio Amidei per la Sceneggiatura   che si terrà il 18 luglio presso il Palazzo del Cinema di Gorizia, prevede due giorni di laboratori creativi per bambini e la proiezione del film di Hayao Miyazaki “Kiki, consegne a domicilio”. La proposta è tutta dedicata ai bimbi, coinvolti, il 18 e il 19 luglio, in un gioco creativo realizzato sulla scia della fiaba e del magico mondo dell’animatore Miyazaki, che ha rivoluzionato il cartone animato giapponese e conquistato anche l’Occidente, per sensibilità e cultura molto lontano dalla visione lirica e rarefatta del mondo nipponico.

La fiaba di Miyazaki, con la sua profondità celata dietro parvenze leggere e con la serietà dei temi affrontati quali la vita e la morte, il bene e il male, la libertà e il destino, ci illumina sul valore educativo e formativo di questa antichissima forma di narrazione di origine popolare che “drammatizza”, con i colori del sogno e dell’immaginazione, il viaggio della vita con le sue regole e i suoi segreti. La fiaba è una delle mappe su cui l’uomo, durante l’infanzia, ha un primo assaggio di come è fatto il mondo, quali sono le forze che lo governano, gli archetipi che lo animano e i punti cardinali per attraversarlo senza smarrirsi.

La proposta “La magia del cinema”, che chiamerà i più piccoli a cimentarsi con una prova divertente e creativa, ci suggerisce una riflessione sull’educazione nell’infanzia. Oggi, con le ondate di iniziative che pretendono di indottrinare i bambini con nuove ideologie prive di ogni logica e buonsenso, la favola, quella vera, fondata sulle dinamiche reali della natura e della vita e sulle leggi dell’esistente — l’ordine stesso delle cose, che è la prima scuola a cui il bambino viene introdotto dagli adulti-narratori di antichi racconti — va a mio avviso richiamata alle sue originarie funzioni.

Se le regole in sé sono difficili da insegnare ai bambini in quanto è arduo far loro capire perché una cosa vada fatta e un’altra no, perché un’azione sia buona e un’altra azione non lo sia, la favola possiede quell’irripetibile alchimia di elementi tra fantasia e realtà, verità e invenzione che vanno direttamente al cuore e fanno “vivere” e “sentire” ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Non si tratta di un comune sapere, ma di una sapienza originaria che abita l’interiorità e che poi le grandi “narrazioni” — quelle che aderiscono all’ordine insito nelle cose e che sono una sintesi di esperienza, ragionamento e conoscenza rettamente orientati —, arricchiscono e dilatano lungo il corso degli anni a partire dalla più semplice e primitiva forma di racconto che è la favola.

La favola e il gioco dell’immaginazione hanno lo scopo di introdurre con dolcezza e fluidità i più piccoli ad una prima scoperta dell’ordine delle cose. Una prima timida scoperta che successivamente le esperienze di vita, la fede, la spiritualità e la cultura affineranno e approfondiranno. Ma se si sovverte la natura — come sta accadendo già con certe nuove proposte editoriali per l’infanzia e abbozzi di programmi educativi scolastici — anche la cultura ne viene capovolta e deragliata e, come diceva Nietzsche, il sopra diventa sotto, il giorno diventa notte, il male diventa bene.

Si tratta di un’operazione disonesta perché “obbliga” i bambini anche piccolissimi a indossare con totale arrendevolezza un paio di occhiali distorcenti prima che abbiano potuto calibrare gradualmente la propria vista sullo stato delle cose. La disonestà consiste nel far credere che quelle lenti deformanti riportino fedelmente l’immagine della realtà. È il tranello di tutte le ideologie.

Le grandi “narrazioni”, — quelle basate su un logos che, dietro l’apparente caos delle cose, scopre, e non inventa, un cosmo regolato e conoscibile, già dato e anteriore alla lettura e interpretazione umane — sono il grimaldello per accedere al vero volto dietro la maschera dei mutevoli fenomeni, le ideologie, basate su un ordine fittizio stabilito dall’uomo a partire da un interesse fazioso, sono delle “affabulazioni” che “arruffano” e mistificano le cose. Queste invertono il processo ordinatore, perché riportano il cosmo al caos e nascondono di nuovo la verità dietro una maschera. La cultura da sempre è una lotta tra “narrazione” onesta e fedele al vero e “affabulazione”. In quest’ultimo caso si cancella a piccoli passi l’alfabeto naturale e lo si sostituisce con un “testo” già scritto da mani altrui, secondo interessi parziali e spesso fortemente ideologici. Sono tanti piccoli tasselli che, messi insieme, piano piano, magari a partire da storielle e favolette dall’aspetto innocuo e anche ben congegnate e costruite, potrebbero generare una involuzione antropologica e spirituale molto critica.

Si comincia con le favole, e poi?

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