La trascrizione da parte dei Sindaci delle unioni civili contratte all'estero è un abuso di potere. Non è nelle loro competenze e non esiste in Italia una legge che lo permetta.

Abuso di potere dei Sindaci




Furio Honsell, sindaco di Udine, ha trascritto nel registro di stato civile del comune il matrimonio tra due donne di cui una udinese. Le due donne, che vivono a Bruxelles, si erano sposate in Sudafrica. La mossa di Honsell che, leggo sulla stampa, è tesserato dell’Arcigay, non trova un fondamento legale. Il Ministro dell’Interno Alfano ha recentemente puntualizzato che i sindaci non possono registrare i matrimoni tra persone dello stesso sesso (come è recentemente successo a Grosseto e Bologna), perché l’Italia prevede che il matrimonio sia considerato tale solamente se è tra un uomo ed una donna.

La scelta di Honsell rientra nell’abuso di potere poiché approfitta della sua posizione di sindaco per autorizzare i matrimoni gay. Oltretutto le motivazioni legali sembrano molto deboli. Esistono accordi tra gli Stati europei, e non certamente con il Sudafrica, per il riconoscimento del matrimonio celebrato all’estero. In questo caso il mutuo riconoscimento non è automatico perché il Sudafrica non è tra gli Stati che hanno firmato questa convenzione. Anche il fatto che le due signore vivano in Belgio è irrilevante perché, pur avendo il Belgio sottoscritto questa convenzione internazionale, esse non sembrano residenti in tale Paese, e quindi non vi può essere l’automatico riconoscimento del loro matrimonio.

Honsell spinge ad aggirare la legge italiana: il matrimonio omosessuale in Italia è vietato, e lui consiglia di andare a sposarsi all’estero, tanto poi lui lo trascriverà. Nei giorni precedenti anche il comune di Trieste, nella persona del vice sindaco Fabiana Martini, aveva siglato un accordo con Honsell per la registrazione dei matrimoni omosessuali contratti all’estero, valutandoli caso per caso. Anche il comune di Trieste, quindi, vuole mettersi contro la legge. Tutto ciò scardinando la nostra democrazia elettiva, grazie alla quale le leggi le fa il Parlamento ma poi alcuni sindaci, come alcuni magistrati, si sentono al di sopra della legge.

Honsell ha affermato di voler dare compimento ai diritti degli omosessuali. In realtà egli confonde i diritti con i desideri. Il fatto che due omosessuali desiderino vivere assieme, non genera in automatico un diritto, cioè un riconoscimento pubblico. Honsell ha anche affermato che le figlie (due bambine adottate) hanno due madri e lui non si sente di negare questa doppia maternità. Al di là dell’assurdità di affermare che un figlio ha due madri, Honsell dimentica che non occorre essere sposati per essere madri o padri. Per le figlie le due donne mantengono il loro ruolo affettivo indipendentemente dal riconoscimento pubblico. Succede lo stesso con il divorzio. Per i figli la mamma e il papà restano sempre affettivamente la mamma e il papà, anche quando il giudice ne formalizza il divorzio.

Il matrimonio tra omosessuali non ha un suo fondamento né antropologico, né di interesse sociale, perché per sua natura è chiuso alla genitorialità naturale. Per ciò esso rientra nella sfera del privato, dei desideri personali, che appartengono alle sole scelte individuali. Lo Stato non deve discriminare le persone in quanto omosessuali, ma, d’altro canto, non è obbligato a legalizzare ogni scelta individuale. Le leggi, di norma, sono fatte per difendere e tutelare i più deboli, come nel matrimonio tutela particolarmente i figli o le mogli. Nel caso dell’omosessualità non c’è nessuno da tutelare, semmai i figli eventualmente adottabili, che non hanno bisogno di due genitori dello stesso sesso ma di sesso diverso, che li aiutino nella loro crescita globale come persone, e che non possono trovare un aiuto equilibrato e complementare in due genitori dello stesso sesso.

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