Uzbeko in manette ma la Svezia paga la “reintegrazione” dei jihadisti




Sembra che il killer di Stoccolma sia un uzbeko e che abbia seminato la morte alla guida del camion scegliendo con cura le sue vittime, in particolare i bambini, scrivono fonti inglesi. L’uomo, padre di quattro figli, avrebbe postato materiale su Internet inneggiante all’Isis e avrebbe confessato agli investigatori di essere l’autore dell’attacco che ha fatto morti e feriti. Voleva vendicare i bambini uccisi durante l’attacco chimico sferrato dal regime di Assad in Siria? Gli investigatori svedesi sembrano convinti che sia lui l’autore dell’attacco. Un altro sospetto è stato fermato sempre in Svezia dalla polizia.

Jihadisti uzbeki avrebbero indottrinato anche il 22enne Djalilov, quello delle bombe a San Pietroburgo, in Russia, dei giorni scorsi. E uzbeko era il killer della notte di Capodanno a Istanbul. I battaglioni degli uzbeki sono una delle formazioni della internazionale nera jihadista, sempre più protagonisti nell’organigramma dello Stato islamico. Il governo svedese negli anni scorsi ha cercato di mettere un freno al fenomeno dei foreign fighters, i combattenti islamisti che vanno e vengono dalla guerra in Siria; ci sono state anche delle espulsioni di uzbeki, ma in Svezia si è arrivati anche a veri e propri paradossi nel senso contrario.

In ossequio all’ideologia multiculturalista, il comune di Lund ha pagato case e benefit sociali ai miliziani di Isis inserendoli nei propri programmi di integrazione, “vanno trattati come criminali comuni o neonazisti”, dissero all’epoca le autorità locali. Del resto parliamo di un Paese dove in nome del politicamente corretto la polizia non entra più nei quartieri islamizzati, e magari dissuade i giornalisti dal farlo forse per timore di quello che si potrebbe documentare. Violenze contro gli agenti, soprusi contro le donne a cui la polizia suggerisce di non vestire in modo provocante, insomma la lenta imposizione della sharia e della legge islamica nel Nord Europa.

Un sistema, una società ombra in cui crescono e si riparano uzbeki, jihadisti e altri assassini, prima di colpire com’è avvenuto ieri.

di Bernardino Ferrero

Fonte:  https://www.loccidentale.it

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