La legge Scalfarotto contro l'omofobia non è una vera necessità ma un progetto ideologico. Lo ha chiarito l'avvocato Giancarlo Cerrelli martedì 17 scorso parlando al teatro di Santa Maria Maggiore.

Una legge inaccettabile




di Serena Cappetti

“La legge anti-omofobia: progetto ideologico o vera necessità?” è l’oggetto sul quale si è discusso nella serata di martedì 17 dicembre, nella sala-teatro della Parrocchia di Santa Maria Maggiore. A parlarne l’avvocato Giancarlo Cerrelli in qualità di Vicepresidente nazionale dell’Unione giuristi cattolici italiani, insieme all’avvocato Truzzi e al dott. Gabrielli, i quali hanno moderato anche il successivo corposo dibattito, il cui tema di certo non poteva non essere oggetto di domande e spunti di riflessione.

In linea con gli insegnamenti cristiani, Cerrelli si è posto assolutamente contro insulti, minacce e violenze nei confronti di individui omosessuali e altresì richiama il catechismo quando parla di «rispetto, compassione e delicatezza» nel momento in cui ci si avvicina a questi. Partendo dal presupposto secondo cui la violenza è inaccettabile a prescindere dalle inclinazioni sessuali di chi la subisce, è necessario porre il giusto distacco tra l’accusa di omofobia e la libertà di espressione e opinione di chi dissente dall’ideologia del gender. Il testo del provvedimento, approvato dalla Camera dei Deputati in prima lettura il 19 settembre scorso, si innesta sulla legge Mancino del 1993 in materia di «Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa», ma a queste aggiunge i due elementi di omofobia e transfobia. Ma omofobia e transfobia sono due elementi inesistenti nel nostro ordinamento giuridico, sono solo contenuti da riempire da parte dei giudici, i quali peraltro possono definirne i confini in maniera soggettiva e plausibilmente labile. La configurazione stessa del reato in sé non è specificata ma potrebbe comportare, per esempio, una pena fino a sei anni di reclusione, attività socialmente utili presso associazioni Lgbt (lesbo-gay-bisex-transgender) o, ancora, sospensione di documenti e divieti, riguardo la propria abitazione, di entrata e uscita al di fuori di orari stabiliti.

Ad ogni modo, ha proseguito Cerrelli, la proposta di legge anti-omofobia rappresenta sicuramente il primo passo verso matrimoni e adozioni da parte di coppie formate da persone dello stesso sesso, cercando di scardinare le fondamenta della nostra stessa civiltà rappresentate dalla famiglia. Proprio la famiglia che nell’art. 29 della Costituzione italiana viene definita come «società naturale fondata sul matrimonio», e che in questi ultimi tempi sta per essere intaccata in quanto frutto di un matrimonio che certamente presuppone diversità biologica tra i coniugi nonché futuri genitori.

Stiamo dunque arrivando al punto di affermare — ha continuato l’avvocato — cosa sia o non sia naturale, dove l’uomo vuole ricreare le basi della propria esistenza. Il relativismo etico che permea la cultura dei nostri giorni non riconosce più una verità assoluta, ma fa si che ognuno di noi abbia una propria verità dove prevalgono emozioni e desideri che crediamo debbano diventare diritti. Il dato naturale diviene artificioso e fa si che l’ideologia del gender si sostituisca al dato biologico, portando a vedere non ciò che la persona è, ma ciò che la persona percepisce di essere. Secondo questa nuova filosofia della sessualità come ruolo sociale e scelta autonoma si contesta la natura pre-costituita in base ad un presunto diritto di autodeterminazione.

Ci troviamo — ha concluso Cerrelli — in mezzo ad una battaglia culturale tra soggettivismo e ragione morale, da cui emergono leggi che possono limitare la libertà di ognuno e che non possiamo accettare, attraverso un agire culturale ancor prima che di fede.

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