Il Sindaco Cosolini in un Intervento sul Piccolo reagisce alle critiche di Vita Nuova sulla delibera a proposito delle DAT, ma la sua difesa è debole e alle domande fondamentali ancora non risponde.

Una difesa debole




Il Sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, ha pubblicato su Il Piccolo del 3 marzo scorso, a pagina 19, un suo intervento circa le  critiche mosse da Vita Nuova alla delibera sulle DAT della giunta da lui presieduta. Vita Nuova ha correttamente pubblicato la segnalazione del Sindaco nel numero del 14 marzo 2014 a pagina 6. I lettori trovano qui sotto la parte dell’intervento del Sindaco maggiormente diretta a me e a cui rispondo con piacere.

Su Vita Nuova ho ripetutamente detto che il deficit democratico da me segnalato consiste nel fatto che una questione così delicata, che tocca le corde dei supremi valori etici della vita, doveva essere discussa nella città e non solo in giunta, nei consigli circoscrizionali o in consiglio comunale. Qui devono parlare le famiglie culturali della città e non solo  i partiti e i loro gregari. Ho fatto anche l’esempio degli “stati generali della bioetica” voluti dall’allora persidente Sarkozy in Francia. Su questo il Sindaco non mi ha ancora dato una risposta e nel suo intervento sul Piccolo parla di discussione democratica intendendola ancora solo dentro i partiti e tramite i partiti. Ma le chiese presenti a Trieste, per esempio, o il mondo del volontariato o della salute non hanno la possibilità di dire la loro?

Non ho mai scritto che la giunta avrebbe approvato la delibera per un calcolo politico “di sinistra”. So bene che anche altri che stanno nel centro destra la pensano come il sindaco Cosolini sull’eutanasia. E so anche che alcuni sono favorevoli alle DAT proprio per assicurarsi che a loro non venga applicata l’eutanasia. Ripeto: non l’ho mai scritto. Per un calcolo politico sicuramente sì, nel senso di cavalcare la spinta del vento, ma non necessariamente “di sinistra”.

Circa il fatto che il Sindaco affermi di non essersi risentio delle critiche ho molto da ridire. Perché mai, allora, avrebbe scritto che il mio era un attacco rozzo e che non meritava risposta? Uno che valuta seriamente le critiche non reagisce così, ma prende carta e penna e scrive le proprie argomentazioni, non sul Piccolo, ma sul giornale che l’ha criticato.

In quarto luogo, nell’Intervento che pubblichiamo qui sotto, il Sindaco ritorna sul tema dell’offesa. Lo aveva detto subito: io sarei stato offensivo verso la laicità delle istituzioni civili. Al che io gli  ho chiesto di precisare cosa significhi per lui laicità delle istituzioni civili. Non ho ricevuto risposta e allora ho scritto cosa intendo io. Ora il Sindaco ritorna sul tema dell’offesa: io sarei stato offensivo perché avrei detto che lui si dedica alle cose inutili invece che a quelle utili. A parte il fatto che non capisco perché affermare una cosa simile sia offensivo: migliaia di cittadini lo pensano ogni giorno del loro sindaco. Ma poi io questo non l’ho mai scritto. Nel mio editoriale del 28 febbraio scorso dal ditolo “Deficit democratico” ho scritto che i cittadini, davanti a questa delibera che non risponde a nessun bisogno amministrativo,  penseranno senz’altro che il sindaco si dedica a cose inutili anziché a quelle utili. Non l’ho detto io, ho ipotizzato che possano pernsarlo i cittadini.  Anche le ipotesi sono offensive?

Nel frattempo, però, nessuna risposta alle molte nostre domande: perché una delibera su un punto che non era nel programma elettorale? perché una delibera in assenza di una normativa nazionale? Perché un regolamento così pieno di punto oscuri? Perché la delibera cita in modo improprio testi di legge fondamentali come la Costituzione? 

Perché non risponde?

Stefano Fontana

Ed ecco l’Intervento del Sindaco Cosolini sul Piccolo del 3 marzo 2014

“(…) Forse il direttore Fontana dimentica, o meglio, fa finta di dimenticare, che ci sono due mozioni approvate, di cui una a maggioranza larghissima, da parte di un Consiglio comunale composto da quaranta rappresentanti eletti dai cittadini che hanno impegnato secondo una prassi democratica la Giunta ad agire in questo senso. La trasversalità di questo voto smonta anche l’argomento di una presunta convenienza politica legata all’elettorato di sinistra verso il quale non mi pare che Antonione, Bandelli, Rosolen o i Cinque Stelle abbiano un particolare “radicamento”. C’è un terzo argomento che viene proposto in opposizione ed è quello di un mancato percorso di discussione democratica che avrebbe dovuto precedere questa scelta: questo argomento è particolarmente curioso visto che una discussione civile e democratica è in corso da anni nel Paese, ha visto esprimere legittimamente molti punti di vista diversi, ha consentito a tutti coloro che lo desideravano di formarsi ed esprimere un’opinione ed è sulla base di quella discussione che i Comuni hanno iniziato ad assumere orientamenti sulle Dat. Non c’è perciò nessun deficit di democrazia e da parte mia nessun risentimento per le posizioni critiche, come invece vuole far credere in più passaggi il direttore Fontana: ho voluto solo chiarire come alcune argomentazioni siano strumentali. Trovo poi veramente irricevibile l’invito a lasciar perdere queste cose perché ce ne sono altre di più importanti: le cose importanti, dottor Fontana, un sindaco le conosce e cerca, con gli strumenti che ha a disposizione, di affrontarle nel miglior modo possibile. Quindi si lasci dire che le avrebbe fatto bene a conoscere un po’ più il mio lavoro prima di dare giudizi di questo tipo: sia chiaro che lei è libero di dare ma spero mi riconoscerà la libertà di definirli offensivi. Andremo perciò avanti con questa proposta, richiesta dai cittadini triestini e appoggiata trasversalmente da un’ampia parte dei loro rappresentanti nelle istituzioni civili, con l’obiettivo di fornire uno strumento utile, ovviamente per chi voglia avvalersene, a gestire anche le fasi più complicate della vita”.

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