Un confronto con l’onorevole Gigli




Nei giorni scorsi ho pubblicato un articolo – apparso sia su VN on line che su La Nuova Bussola Quotidiana  – dal titolo “I parlamentari cattolici del silenzio” . Alla redazione della Nuova Bussola Quotidiana è arrivata la seguente lettera dell’onorevole Gian Luigi Gigli, che riporto per intero e a cui faccio seguire una mia risposta, mentre lo ringrazio dell’attenzione e mi compiaccio del confronto serio e rispettoso che mi ha permesso di avere con lui.

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“In soli due mesi, senza alcuna precedente esperienza parlamentare, sono
intervenuto, da solo o insieme ad altri colleghi, per:

Chiedere al Presidente Letta la formalizzazione di una delega per la famiglia e l’obbligo di una valutazione di impatto sull’istituto familiare di tutti i futuri provvedimenti governativi;

proporre un Intergruppo parlamentare significativamente intitolato “Famiglia e Costituzione”, con preciso riferimento ai tentativi altrui di spacciare per famiglia altri modelli di convivenza non previsti dalla nostra Costituzione;

criticare la decisione dell’Ufficio di Presidenza della Camera di estendere l’assistenza integrativa per i Parlamentari ai conviventi omosessuali more uxorio, chiedendo alla Presidente Boldrini di rivedere la decisione assunta;

impegnare il Governo, attraverso un ordine del giorno accolto dallo stesso, ad applicare la Convenzione di Istanbul nel rispetto dei principi e delle previsioni costituzionali, senza indulgenza alcuna, quindi, alle ideologie del gender;

 impegnare il Governo, attraverso un ordine del giorno accolto dallo stesso, a recepire la normativa UE sulla lotta alla tratta degli esseri umani a fini di prostituzione;

interrogare il Ministro della Salute sulla dissuasione dall’aborto e sulla assistenza alle gestanti in difficoltà che i Consultori dovrebbero assicurare ai sensi della L. 194 e che, ridotti ad abortificio, si guardano bene dal garantire.

Mi scuso se è poco, avendo dovuto nel frattempo occuparmi anche di garantire rigore scientifico e tutela della salute a proposito di sperimentazioni avventurose con cellule staminali e attenzione clinica agli assassini affetti da malattie mentali, per quanto illegalmente  immigrati.

Mi permetto solo di consigliare per l’avvenire di dirigere il fuoco su altri obiettivi, piuttosto che fare oggetto i Parlamentari cattolici di un fuoco amico che non aiuta la causa comune. Le nostre idee, per radicarsi nella società, non hanno bisogno tanto di proclami, quanto della ricerca paziente e tenace degli spazi percorribili, in un contesto oggettivamente difficile ed ostile. È quanto personalmente cerco di fare ogni giorno senza mai  nascondermi”.

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Il mio editoriale non era espressione di “fuoco amico”, ma più semplicemente, ed anche più profondamente, di un desiderio molto diffuso nel popolo della vita di una decisa opposizione ad una ondata che dalla fessura del riconoscimento delle convivenze omosessuali vorrebbe far passare la valanga dello sconvolgimento del genere umano. E’ il desiderio di una unità maggiore tra popolo della vita e parlamentari, unità culturale e politica, per organizzare la resistenza e la ripresa. Per dire ci siamo anche noi, non arretreremo, come abbiamo sentito dire nella spianata des Invalides a Parigi domenica 26 maggio.

Non mettevo in dubbio le azioni che i singoli parlamentari cattolici certamente hanno fatto in Parlamento, chi più e chi meno. Per il Prof.  Gigli, in base a quanto egli stesso ci dice e per quanto lo abbiamo seguito in passato, vale il “chi più” piuttosto che il ”chi meno”. Interventi importanti e degni di nota. Mi riferivo, piuttosto, ad una attività di presa di posizione comune, pubblicamente presa, in raccordo anche con la società civile e le agenzie culturali e sociali cattoliche impegnate su questo fronte. Mi riferivo ad una voce concordata e comune dei parlamentari cattolici per dire “ci siamo”, terremo testa, se venisse presentata in Parlamento una proposta di legge contro l’omofobia come cavallo di Troia per il riconoscimento delle coppie gay la contrasteremo. I partiti non si pronunciano, perché sono divisi al loro interno e temono per il governo. Intanto, però, la campagna per il riconoscimento delle coppie omosessuali aumenta, il ministro Idem fa i suoi passi, l’onorevole Bondi inverte la linea che il Pdl aveva sempre tenuto in passato, aumentano anche gli interventi ambigui o i silenzi. Sarebbe stato bello che a Parigi domenica 26 ci fossero molti parlamentari cattolici italiani, perché quella battaglia prima o dopo sarà anche nostra. Molti parlamentari cattolici a dire che in Italia sono pronti a lottare in Parlamento e a raccordarsi anche qui da noi con la gente per questa battaglia.

Preciso infine che il mio appello ai parlamentari cattolici a farsi sentire e, così facendo, a rafforzare anche la convinzione della gente che non smobilita le coscienze, non riguardava in generale i temi della vita e della famiglia, ma specificamente quello del riconoscimento delle convivenze omosessuali, che è il più insidioso e il più immediato. Nonché il più pericolo per tutto quello che potrebbe far poi passare. Su questo si sente la necessità di una presenza più eloquente, di un impegno proclamato ed attuato con convinzione. Una più stretta continuità tra chi opera nel palazzo e chi nelle piazze. E questo oltre le singole doverose e meritorie azioni che ogni parlamentare porta avanti singolarmente.

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