Un Fred Buscaglione poco conosciuto




“Sono Freddy dal whisky facile, son criticabile ma son fatto così. Non credete, non sono un debole, m’han fatto abile, e la guerra finì”.

L’autore dei testi delle canzoni di Fred Buscaglione (1921-1960), come quella di cui riportiamo alcuni versi sopra (Whisky facile del 1957), è stato il meno famoso Leo Chiosso (1920-2006). L’inossidabile duo Buscaglione-Chiosso iniziarono la loro reciproca conoscenza e collaborazione fin dal 1936, quando Buscaglione si esibiva come cantante e musicista influenzato dallo swing e dal jazz americano, genere di cui Chiosso era molto appassionato.  Furono arrestati tutti e due come militari durante la seconda guerra mondiale (Buscaglione fu internato dagli Americani in Sardegna, mentre Chiosso fece parte di quella ingente e nobile schiera di 600.000 internati militari italiani che non rinnegarono il giuramento fatto per il Re e, dopo l’8 settembre 1943, venne catturato e deportato dai tedeschi in Polonia, dove conobbe e diventò amico dell’autore di Don Camillo, Giovannino Guareschi). Entrambi torinesi, dopo la guerra si ritrovarono, unendo ancora una volta le proprie passioni artistiche, dando vita a quel personaggio, che divenne famoso, ispirato all’attore americano Clark Gable. Fred Buscaglione, il cui vero nome era Ferdinando, riuscì a calarsi talmente nel personaggio al punto da farsi crescere i baffi, indossare il doppiopetto gessato ed il cappello a larga tesa, rappresentando così l’immaginario tipico americano dell’epoca. 

Basta dare una rapida scorsa ai testi delle canzoni, da Voglio scoprir l’America a Il dritto di Chicago, per rendersi esatto conto dell’influenza della cultura d’oltreoceano, in particolare dei romanzi polizieschi americani, dei quali Chiosso era avido lettore. “Voglio scoprir l’America, New York e il Dixieland, la gomma che si mastica al tempo di jazz band” cantava Buscaglione con quel suo fare da apparente “duro”, parlando di bulli e pupe, come nelle canzoni che lo resero famoso, prima su tutte: “Che bambola” del 1956 o la successiva, altrettanto celebre: “Eri piccola così”, dove l’ammiccante Fred teneva tra le sue dita la statura piccola della donna che aveva ironicamente ammaliato.

Alcune volte le interpretava con la moglie Fatima Ben Embarek, un’acrobata ed artista magrebina che Fred sposò nel 1953 in chiesa, dopo che lei si era convertita al cattolicesimo. Nonostante la fama di “duro” e di tombeur de femmes che con le sue canzoni ed il suo personaggio si era costruito, Buscaglione incise parecchie canzoni melodiche molto tenere, una su tutte Guarda che luna: “Guarda che luna, guarda che mare, da questa notte senza te dovrò restare. Folle d’amore vorrei morire mentre la luna di lassù mi sta a guardare”.

Con lo sguardo insieme ironico e malinconico, Buscaglione ci insegna cantando a non prendersi troppo sul serio ed a scendere da quell’immagine pubblica in cui era stato posto, come egli disse poco tempo prima che la morte lo cogliesse in un incidente stradale: “Prima che la gente mi volti le spalle, Fred il duro sparirà, ed io tornerò ad essere solo Ferdinando Buscaglione”. In un’altra meno nota canzone: “Come pagliaccio”, giocata un pochino sul testo famoso dei Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, egli condenserà ancora la sua (e quella di Chiosso) filosofia: “Non voglio che per me lungo il triste mio cammin, compianga mai nessuno il mio destin. Ridi pagliaccio del tuo perduto amore! Come pagliaccio io riderò di me”.

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