Uno squilibrato camionista solitario? O un pazzoide gettato nella mischia da qualcuno? Chissà. Comunque ha vinto lui, perché noi non abbiamo armi. La laïcité non è un’arma: è un atto di resa.

Un camion che ammazza bambini




«Il nemico continuerà a colpire i popoli e i paesi che hanno la libertà tra i valori fondamentali. La Francia è inorridita da questa mostruosità, ma la Francia è forte e sarà sempre più forte dei fanatici che vogliono colpirla.» Banali le parole di Hollande. Il nostro Renzi gli fa eco: «Sorridere oggi non è facile. Perché quelle immagini continuano a rimbombare nella testa e fanno male. Ma i terroristi non l’avranno vinta, mai.» Hanno capito i nostri leader con che terrorismo abbiamo a che fare? «I terroristi non l’avranno vinta, mai.» Ma il terrorista che ha agito a Nizza ha già vinto. Voleva uccidere, sapendo di morire. C’è riuscito, e quindi ha vinto. Con questo nuovo metodo non c’è nemmeno più bisogno di armi o esplosivo: sono un tranquillo camionista che trasporta un po’ di carabattole; poi vado, e ammazzo uomini, donne, vecchi e bambini. Nel commettere reati il difficile sta nel farla franca. Ma chi vuole morire non ha la preoccupazione di farla franca, ha già risolto il problema in partenza. «La Francia è inorridita da questa mostruosità». Eh, di mostruosità la Francia se ne intende. Ha distrutto la Libia, rendendosi corresponsabile di 80.000 morti, più o meno, e 500.000 sfollati. «La Francia è forte e sarà sempre più forte dei fanatici che vogliono colpirla». La Francia non sembra forte, vista la sequenza di attentati piccoli e grandi che la toccano. E non sarà mai più forte dei fanatici, visto che i fanatici agiscono per morire. Forse un giorno faremo sparire l’ISIS. Ma sarà come rimuovere un tumore quando le metastasi sono già ovunque. Per realizzare un’azione come le Torri Gemelle c’è bisogno di organizzazione e di appoggi. Ma di che organizzazione ha bisogno un tizio che lancia un camion tra la folla?  «Il nemico continuerà a colpire i popoli e i paesi che hanno la libertà tra i valori fondamentali.» La solita confusione, Hollande chiama “libertà” quella che è solo “autodeterminazione”. La Francia è un paese dove
ognuno fa quel che gli pare, ma non chiamiamola libertà. La libertà è la libertà del bene; oppure si può scegliere la schiavitù del male. Mi piacerebbe regalare a Hollande un libro di Carmelo Vigna: «La modernità ha perduto, lungo la sua parabola, la percezione profonda del legame originario tra la libertà e il bene. Eppure, solo questo legame è in grado di allontanare dalla storia dei singoli e dei popoli i mostri partoriti dall’arbitrio brutale della forza. Sappiamo che la forza è brutale quando è cieca, ossia quando è priva di uno scopo e di uno scopo giusto, quando non ha nulla in vista che non sia il ripiegamento su se medesima, in una sorta di delirio di onnipotenza, onnipotenza che sembra risiedere nella facoltà di oscillare infinitamente tra il bene e il male, come se in questo consistesse un reale dominio e del bene e del male. Ma ciò produce piuttosto il deserto della rescissione dei legami con le cose buone della vita. Per nostra fortuna, oltre alla libertà di compiere il bene o il male, v’è la libertà di compiere il bene anziché il male, cioè la libertà del bene.»  Credo che di fronte al terrorismo si diventi forti solo ritrovando la libertà del bene. Ritrovando le radici cristiane, se non suonasse come bestemmia nel paese della laïcité. «La laïcité ne consiste pas à combattre les religions, mais à empêcher leur influence dans l’exercice du pouvoir politique et administratif, et à renvoyer parallèlement les idées spirituelles et philosophiques au domaine exclusif de la conscience individuelle.» Se la laïcité è questa, ossia un “qualcosa” che relega le idee spirituali e filosofiche nella coscienza individuale, impedendo che influenzino il potere politico, lo Stato per forza di cose diventa un piatto insipido. Se hai modo di divertirti, ti va anche bene. Se invece sei un po’ sbalestrato, e scombussolato dal divorzio, ti può venire in mente che tra vivere da balordo solitario nella laïcité, oppure morire dopo aver massacrato un po’ di gente, non ci sia in fondo una gran differenza. Fecero il sorrisino di compatimento a Madre Teresa di Calcutta quando ricevette il Nobel per la Pace: «Io sento che il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta, un omicidio commesso dalla madre stessa. Oggi il più grande mezzo, il più grande distruttore della pace è l’aborto.» La Francia ha una copertura contraccettiva totale e ha più di 200.000 aborti l’anno. C’è relazione tra chi uccide bambini con l’aborto e chi uccide bambini con un camion a Nizza? Nessuna relazione diretta, ovviamente. Ma in entrambi i casi si è scelta la via dell’autodeterminazione: io sono il dio di me stesso, decido io cosa è bene e cosa è male. La morte prospera nel brodo nichilistico della laïcité.

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Esiste anche l’altra ipotesi, quella che ricordavo nella scorsa puntata. «Ma lei non può essere così ingenuo, mon ami. Come hanno fatto a convincere Oswald a sparare a Kennedy? E Ali Agca a tirare al Papa? E’ la vecchia storia degli assassini solitari. Un pazzoide arriva dal nulla e bang-bang. Uno squilibrato è facile da ossessionare, ma è una cosa lunga, complicata. Per questo in ogni momento i servizi hanno in preparazione psicologica una mezza dozzina di squilibrati da trasformare in assassini solitari al bisogno.» Uno squilibrato camionista solitario? O un pazzoide gettato nella mischia da qualcuno? Chissà. Comunque ha vinto lui, perché noi non abbiamo armi. La laïcité non è un’arma: è un atto di resa.

(da Prima Pagina Reggio del 18 luglio 2016)

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