Riportiamo l'Introduzione ai lavori con cui l'Arcivescovo Crepaldi ha aperto ieri sera, venerdì 28 marzo 2014, la presentazione del V Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo dell'Osservatorio Cardinale Van Thuan.

Troppe leggi, poca legge




Riportiamo l’Introduzione ai lavori con cui l’Arcivescovo Crepaldi ha aperto ieri sera, venerdì 28 marzo 2014, la presentazione del V Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo dell’Osservatorio Cardinale Van Thuan. Nei prossimi giorni su VN on line e sul prossimo numero di Vita Nuova altri aspetti dell’importante convegno triestino (Foto di Luca Tedeschi).

Presentazione del V Rapporto

sulla dottrina sociale della Chiesa nel mondo dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân

Trieste, 28 marzo 2014

Introduzione ai lavori dell’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi

 

Ci troviamo per la quinta volta a Trieste per la presentazione dell’annuale Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo. Ricordo che la presentazione della prima edizione è avvenuta nel 2010, quasi all’inizio del mio episcopato in questa diocesi. La redazione annuale di un Rapporto è cosa complessa, dato che esso si occupa dei cinque continenti e richiede un lavoro impegnativo di  analisi e di sintesi. Quando siamo partiti con il primo Rapporto, cinque anni fa, forse non ci rendevamo conto fino in fondo di questa complessità. Oggi, dopo cinque anni di esperienza, lo capiamo molto di più. Capiamo però anche di più la grande utilità di questo strumento. Esso è espressione di una cura continuativa nei confronti della Dottrina sociale della Chiesa con uno sguardo rivolto al mondo intero, cura che rientra tra le primarie finalità dell’Osservatorio. Cinque anni costituiscono già una piccola storia. Ripercorrendo i cinque Rapporti si vede molto bene questa cura, questa attenzione a quanto la Dottrina sociale della Chiesa fa accadere nel mondo sui fronti della giustizia e della pace. Devo dire che siamo orgogliosi del lavoro fatto, come siamo orgogliosi del Rapporto di quest’anno, di cui tra poco dirò una parola. Proprio perché siamo orgogliosi del lavoro fatto desidero ringraziare quanti si sono dedicati alla redazione del Rapporto di quest’anno. Alcuni sono anche presenti qui stasera. Voi sapete che al Rapporto collaborano una quindicina di esperti e cinque istituzioni internazionali.

Quest’anno ricorre anche il decimo anno di vita dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân. Due fatti recenti, che desidero qui ricordare, testimoniano la sua vitalità. Uno è relativo al piano universale: tramite i contatti che l’Osservatorio ha stabilito in questi anni con Istituzioni e Centri di ricerca in America Latina e che io stesso ho visitato l’anno scorso, sta partendo in quel continente una Rete che raccoglie gli enti che si dedicano allo studio della Dottrina sociale della Chiesa. Tale Rete è intitolata al cardinale Van Thuân ed è partita col patrocinio del nostro Osservatorio e con esplicito riferimento ad esso. Un secondo fatto è invece relativo al piano locale. Giovedì 20 marzo abbiamo fondato il Gruppo Amici del Cardinale Van Thuân di Trieste. Il Grupposi propone di favorire la conoscenza e la formazione alla Dottrina sociale della Chiesa qui a Trieste in collegamento con l’Osservatorio.

Ma veniamo al Rapporto di quest’anno. Quando nella vita di un popolo crescono a dismisura le leggi, vuol dire che si è perso di vista la legge. I dati analitici dell’anno di riferimento del Rapporto evidenziano una grave crisi giuridica, che riguarda non tanto gli ambiti tradizionali della giustizia, ma nuovi ambiti legati alla vita, alla famiglia, alla procreazione. Ambiti in cui l’umano è drammaticamente in gioco. Stupisce come nei confronti dell’assenza della legge, davanti all’anomia delle stesse istituzioni giuridiche, ci sia un certa attenzione su alcuni temi, per esempio la corruzione in politica, ma ci sia un silenzio assoluto su altri temi che non esito a definire più gravi. L’anomia oggi non è più solo l’assenza della legge in determinate situazioni della vita civile. L’anomia oggi riguarda le stesse istituzioni giuridiche e le stesse Carte costituzionali. Il campo giuridico è terreno di lotta tra concezioni opposte della vita, della famiglia, della dignità umana e le leggi diventano strumenti di questa lotta. Le Carte costituzionali sono ormai talmente terreno di scontro piuttosto che di condivisione, che molte nazioni le stanno blindando a sostegno della legge naturale, come accaduto in Croazia e accadrà, sembra, in Slovacchia, mentre altre nazioni le stanno modificando per poter manipolare la legge naturale, sotto la pressione delle Corti internazionali di giustizia o degli organismi internazionali.

Il settore giuridico, a cominciare dal diritto amministrativo degli enti locali, fino al diritto internazionale, è oggi in grave crisi di identità. Le leggi, sostituendosi alla legge, diventano campo di scontro e di testimonianza, anche nella forma dell’obiezione di coscienza, che un certo pensiero unico ideologico pensa già di privare della difesa della legge. Se e quando, anche qui da noi, l’obiezione di coscienza cesserà di essere a costo zero – e in molti casi già è così – allora sarà il momento dei martiri.

Desidero ringraziare i tre relatori. Il Prof. Paolo Pittaro,  giurista dell’Università di Trieste, che farà anche da conduttore della serata; l’Arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso gli organismi internazionali di Ginevra, molto noto al nostro Osservatorio che segue da sempre tutti i suoi interventi nei consessi internazionali, e l’onorevole Luca Volonté, deputato al Parlamento europeo, che si è sempre molto impegnato per contrastare le pressioni che purtroppo talvolta vengono anche dall’Unione europea affinché si moltiplichino le leggi a scapito della legge.

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