Il consigliere comunale di Trieste Fabio Tuiach, della Lega, ha presentato una mozione in cui impegna il presidente del Consiglio comunale a trasmettere all’ambasciata britannica in Italia la contrarietà alla decretata decisione di sospendere la ventilazione del piccolo Charlie Gard, provocandone la morte. La discussione in Consiglio comunale è prevista per lunedì prossimo alle ore 18,30. In concreto Tuiach chiede che il Consiglio comunale si pronunci contro la decisione di applicare l’eutanasia al piccolo.
Sulla questione aveva espresso la propria valutazione anche l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi con una Nota in cui diceva tra l’altro che il piccolo Charlie aveva bisogno solo di tre cose: dell’affetto dei genitori, dell’accompagnamento dei medici e della preghiera dei cristiani, non di sentenze giudiziarie che ne ordinassero la morte.
Vita Nuova dedica alla vicenda due pagine del numero in uscita e ha titolato l’apertura di prima pagina con queste parole: “Sentinella a guardia del varco”. Di quale varco si tratta? Del varco dell’eutanasia. Non si può togliere la vita, si può e si deve accompagnarla fino alla sua fine, ma non si può stabilire la sua fine. Il caso del piccolo Charlie non è di accanimento terapeutico. Se si intende la ventilazione come una terapia la porta all’eutanasia è già aperta.
Ma di questo problema deve occuparsi anche un Consiglio comunale, come avverrà per Trieste a seguito della mozione Tuiach? Non si rischiano strumentalizzazioni politiche sulla delicatissima vicenda? Non sarebbe meglio lasciare queste cose alla coscienza personale? Non c’è il rischio di rompere intese politiche e maggioranze?
I Consigli comunali saranno sempre più investiti da problematiche etiche di frontiera. I consiglieri eletti non si facciano illusioni: non riusciranno a rimanerne fuori. La vita e la morte, la famiglia, la procreazione, l’identità uomo-donna, l’educazione … interesseranno sempre più anche i consigli comunali. Chi pensa di essere eletto solo per decidere solo di viabilità o di trasporti pubblici sbaglia.
Si tratta di sfide pericolose, ma che anche mettono davanti i politici a scelte chiare: aut-aut. Nei confronti di simili questioni non sono possibili i compromessi e le mediazioni care ai polititi: qui si tratta di decidere se si possa o non si possa dare la morte: o sì o no. Troppe volte la politica evita questi problemi, spesso li raggira delegandoli alla coscienza personale dei politici, in questo caso a quella dei consiglieri comunali, talaltra invoca una improbabile laicità dai sistemi morali. Ma si tratta di sotterfugi, la politica non potrà mai separarsi dall’etica, e le questioni limite come questa della mozione Tuiach possono servire a ricordarglielo.
Gli amministratori comunali – giunta e consiglieri non fa differenza – trattano ogni giorno non solo con problemi tecnici ma anche con problemi etici, relativi cioè al bene comune. Se per loro esistano doveri morali assoluti o meno è di fondamentale importanza per orientare la loro azione. Se uno pensa che la vita possa essere a nostra disposizione e se uno pensa invece che la vita sia indisponibile … avremo due visioni politiche diverse che poi si riverbereranno anche nelle scelte amministrative di ogni giorno.
Problemi come questi servono anche a mettere alla prova alleanze politiche e maggioranze. Di ciò non si deve avere paura. La politica che teme di affrontare la realtà che la interpella per non farsene investire troppo rimanda solo nel tempo il confronto con se stessa.
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