Potrebbe Trieste farcela senza questi straordinari valori di fede, di speranza e di carità che le giungono dal suo Patrono? Potrebbe Trieste guardare al suo futuro senza un sostanzioso riferimento al cristianesimo e al Vangelo di Gesù Cristo?

Senza San Giusto, Trieste non ce la fa




In uno dei passaggi più significativi dell’Omelia pronunciata questa mattina, 3 novembre 2013, nella Cattedrale di San Giusto per la festa del Santo Patrono, l’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi ha collegato il passato e il futuro della Città alla fedeltà al suo Patrono, ossia al Vangelo, per cui egli visse e morì: 

“Dalla data del suo martirio, innumerevoli fatti, eventi, centenarie stagioni storiche – alcune anche drammatiche – sono stati vissuti da questa nostra città, segnandola nel bene e nel male, ma solo san Giusto, con la sua emblematica ed esemplare professione di fede cristiana giunta fino all’effusione del sangue, è stato il riferimento ininterrotto della sua storia, ponendosi così come il vero e autentico punto riferimento che, lungo i secoli e ancor oggi, alimenta l’identità non solo della comunità cristiana, ma anche di quella civile. Quella di san Giusto è pertanto un’eredità preziosa che va custodita gelosamente e va coltivata sapientemente, capace ancora di dare forma al nostro commino presente e futuro. Nel DNA di Trieste c’è San Giusto, il suo martirio di cristiano fedele e obbediente prima di tutto a Dio, la sua testimonianza di uomo libero, la sua carità per quanti erano nel bisogno. Potrebbe Trieste farcela senza questi straordinari valori di fede, di speranza e di carità che le giungono dal suo Patrono? Potrebbe Trieste guardare al suo futuro senza un sostanzioso riferimento al cristianesimo e al Vangelo di Gesù Cristo per il quale san Giusto donò la sua vita?”

(foto di Francesco La Bella)

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