Aumentano le situazioni in cui il governo pretende di dare direttive eticheggianti all'insegnamento nella scuola pubblica. Ma non è compito suo.

Se il governo entra nella scuola a gamba tesa




Il governo ha fatto pervenire alle scuole una circolare in cui dà indicazioni su come presentare agli studenti il problema delle migrazioni. Nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio, qui nella sua veste di segretario del Partito Democratico, aveva parlato ai giovani del suo partito mobilitandoli nelle scuole per il sì al referendum costituzionale e aveva detto: «Noi dobbiamo partire dalle scuole, dai licei, ciascuno si faccia un elenco. I ragazzi vengono avvicinati spesso da persone che spiegano che ci sarà una deriva autoritaria». L’invito era rivolto ai giovani ma indirettamente anche agli insegnanti legati al Partito Democratico o comunque favorevoli al “sì” al referendum costituzionale, fatto slittare al 4 dicembre prossimo per avere due mesi in più di tempo per la propaganda. Ed infatti nelle scuole si moltiplicano le iniziative per illustrare la riforma costituzionale in modo non molto equilibrato. Infine, come abbiamo già ricordato su questo settimanale, il governo ha annunciato le linee guida per l’”Educazione sentimentale” da applicarsi obbligatoriamente nelle scuole italiane.

Da questi elementi si comprende che è in atto una presenza governativa molto forte nella scuola pubblica, dove si fanno interventi di istruzione e di educazione improntati alle idee del governo stesso. Il governo di un Paese democratico dovrebbe fare gli interessi di tutti i cittadini, ma nella sua origine e composizione rimane un organo “di parte”. Non piace, infatti, a chi non lo ha votato e a chi è di altra idea politica. Quando il governo dà indicazioni alle istituzioni pubbliche – come è anche la scuola – non può farlo a sostegno delle proprie idee e delle proprie politiche.

In questo periodo si guarda alla scuola con una certa preoccupazione, perché sembra che il governo stia inviando a dirigenti e insegnanti le sue “veline”, con indicazioni non solo di organizzazione e di metodo, ma anche di contenuto e, ciò che più conta, di contenuto morale, che dovrebbe attenere principalmente alle famiglie e agli studenti stessi. Il governo può e deve rifarsi anche a dei principi morali, quelli della Costituzione e della legge morale naturale, ma non obbligare le istituzioni a declinarli secondo la sua visione ideologica e politica. In questo caso si crea una situazione difficile, in quanto si trasformano le scuole o in luoghi di indottrinamento o in luoghi di conflitto. Né l’una né l’altra cosa è consona al contesto scolastico.

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