San Bernardino da Siena, il predicatore e l’economista




Se si pensa ai frati predicatori, ci vengono in mente uomini devoti che annunciano alla popolazione le verità del Vangelo. Abbiamo l’immagine di frati moralisti, dediti a biasimare la licenziosità pubblica; i più coraggiosi arrivarono a instaurare teocrazie e a incitare i fedeli a commettere atti violenti in nome della morale più ferrea. I frati predicatori erano altresì uomini colti, intelligenti e sensibili al loro tempo. Pensiamo a San Domenico di Guzman e ai suoi confratelli e, perché no, al francescano San Bernardino da Siena. L’Ordine di San Francesco era da tempo impegnato nella lotta all’usura, alla ricerca di un “giusto mezzo” per riformare l’economia: i primi bagliori del capitalismo moderno già mostravano quei mali sociali che si svilupparono negli ultimi due secoli. Il problema dell’usura era una piaga sociale che aveva gettato sul lastrico migliaia di famiglia e aveva arricchito spietati “mercanti di denaro”. Un predicatore deve essere attento alla sua realtà storica per comprendere il malessere che spinge la popolazione a seguire pericolose eresie. San Bernardino comprese la minaccia che incombeva non solo sui patrimoni, ma anche sulle anime dei fedeli, se si facevano seguaci di Mammona. Era fondamentale lottare contro l’usura e dare un senso cristiano all’economia: solo così era possibile assicurare la salvezza tramite un uso corretto della proprietà privata e del lavoro. Non a caso il santo senese è considerato il primo teologo cattolico ad aver scritto un’intera opera sul tema, “Sui contratti e l’usura”. E’ una raccolta di prediche contro l’usura, sulla difesa della proprietà privata, dove si cerca di trovare un’etica economica cristiana. Il lavoro è benedetto da Dio, quello onesto e dignitoso. Se un mercante svolge il suo commercio con rettitudine, può portare utili servizi alla società: ripiana la scarsità di beni, può risolvere carestie e produrre beni utili per tutti. L’imprenditore onesto si denota da quattro virtù: efficienza, responsabilità, laboriosità e assunzione del rischio. Oltre alla purezza d’animo, chi ha questi pregi, ottiene lauti guadagni. Allo stesso modo la proprietà privata è un mezzo per il miglioramento dell’intera società, se messa al servizio della collettività e non solo per il proprio guadagno. Il realismo cattolico portava San Bernardino a considerare indispensabile la materia economica per la salvezza delle anime. Comprese che facilmente l’uomo poteva essere traviato dalle ricchezze e quanto fosse necessaria una via mediana per poter gestire al meglio il denaro. I tempi erano cambiati e bisognava mantenere viva la tradizione e la giustizia nonostante la moneta e i commerci non fossero più considerati lo “sterco del diavolo”. Queste premesse sono indispensabili per capire la sua lotta all’usura e a quei nuovi ricchi che avevano tratto ingenti profitti con i prestiti a tassi esorbitanti. Nel 1425 San Bernardino predicò tutti i giorni per sette settimane a Siena contro gli usurai e contro le case da gioco, che causavano ingenti problemi di ordine pubblico. Per reazione questi influenti ambienti riuscirono ad intentare un processo per eresia che si svolse a Roma nel 1427, risolvendosi in una piena assoluzione. Papa Martino V, colpito dalla sua eloquenza e dalle sue idee, volle San Bernardino presso di sé, ma il santo preferì ritornare in Toscana.
di Alfredo Incollingo
Fonte: http://www.campariedemaistre.com

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