Viene il mal di testa a leggere gli oltre trenta punti del programma. Altro che “due persone che si amano”! Si coinvolgono terzi, quarti, quinti, senza chiedere il permesso. Si coinvolge la società. La si stravolge. La si sessualizza senza una qualsiasi necessità.

Rivoluzione LGBTQIA: la confusione come programma




È ufficiale: esiste la teoria del gender, l’ideologia del gender e, soprattutto, la gender revolution, la rivoluzione del gender. Lo si evince dalle immagini (Foto Petrussi) che giungono dal Fvg Pride del 10 giugno a Udine.
In realtà lo si sapeva già da decenni, ma le varie Arcigay e Arcilesbica lo hanno sempre negato a più non posso, cercando anzi di nascondere la verità dietro il variopinto serpentone umano che di volta in volta s’impossessa di paesi, paesoni e città. Pretesto alla protesta? “C’insultano per strada” – dicevano – “ci picchiano, ci fanno violenza a causa del nostro omoerotismo”.

Ma era solo, appunto, un pretesto per il vero obiettivo, mai dichiarato: libertà assoluta di esibire le proprie perversioni, libertà assoluta di coinvolgere i minori, libertà assoluta d’invadere la società con l’osceno, libertà assoluta di cambiare il senso delle parole, libertà assoluta di modificare la perversione in diritto, libertà assoluta di educare i giovani al sesso libero.
La processione mascherata è ora smascherata. L’omoerotismo è in realtà la sua ridicola ostentazione. “Contra facta nihil valent argumenta”. Non c’è argomento che possa smentire i fatti. La realtà medesima insorge contro l’astuto inganno. «Le male azioni risorgono sempre, per quanta terra le ricopra», diceva Shakespeare nell’Amleto.

È smascherato, innanzitutto, il pretesto dell’ideologia gender, che giustifica le iniziative delle Arcigay-lesbica con la lotta al bullismo e all’omofobia. A questo proposito si può leggere il «Manifesto politico» sul sito del Fvg Pride 2017.
Molto più che lotta al bullismo: c’è un programma politico studiato nei dettagli, per ridurre le libertà altrui e divinizzare le proprie. Ci sono dei traguardi da raggiungere, costi quello che costi: matrimonio omoerotico, adozione dei minori (e conseguente abolizione artificiale del papà e della mamma), soppressione della critica, libertà si autocertificarsi maschi o femmine, museruola alla religione, museruola agli psicologi, invasione dello spazio pubblico, coinvolgimento della sanità, sdoganamento della contraccezione, sdoganamento dell’aborto, corsi (omo)sessuali nelle scuole, ecc…
Viene il mal di testa a leggere gli oltre trenta punti del programma. Altro che “due persone che si amano”! Si coinvolgono terzi, quarti, quinti, senza chiedere il permesso. Si coinvolge la società. La si stravolge. La si sessualizza senza una qualsiasi necessità.

È un programma di sovversione totale, liberticida, che non tollera il minimo accenno di opinione contraria. Che, anzi, vuole sopprimere e punire ogni ostacolo avverso. Le critiche sono combattute con ferocia e derubricate come «reati fondati sull’omo-bi-transfobia» e «incitamento all’odio contro le persone LGBTQIA». Il giudice potrà equiparare, a sua discrezione, il bulletto che picchia il coetaneo con il genitore che rifiuta al figlio un corso pro-gender. Tutti puniti «al pari dell’odio razziale», si legge nel Manifesto. In altri stati dell’Europa succede già.

Fa specie vedere nelle fila dei sostenitori del Gay Pride liberticida le Università di Udine e Trieste, che dovrebbero essere la culla delle libertà. Associarsi al Pride significa sbertucciare le opinioni altrui, rifiutare il dibattito, rinchiudersi nella visione totalitaria della realtà, approvare quel ludibrio che si sarebbe voluto combattere.
La rivoluzione gender è dunque un fatto. Quando negheranno il fatto sappiatelo: mentono.

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