E poi dicono che la delibera DAT del comune di Trieste non c'entra niente con l'eutanasia. Intanto la Serracchiani annuncia una legge regionale che recepisca la mozione "per Eluana" e sfrutta l'assist fornitole da Cosolini.

Regione: Serracchiani chiama Cosolini




In una delle tante riflessioni che in questi giorni abbiamo dedicato alla delibera della giunta comunale di Trieste sulle DAT – credo chiosando un intervento del Senatore Russo – avevo detto che i “depositi” delle DAT predisposti dai comuni altro non servono che a preparare il terreno ad una futura legge sull’eutanasia. Chi presenterà un progetto di legge, dicevo, si farà forte del fatto che un certo numero di comuni ha già istituito il deposito delle DAT e lo userà come battistrada. Chi insiste nel dire, come faceva il senatore Russo, che tra delibere comunali su questi temi e futura legge sull’eutanasia non c’è nessun rapporto o si illude o ci illude.

Ed infatti ecco che Debora Serracchiani informa che la regione studia una legge sul fine vita. Di per sé non ci sarebbe niente di male, in quanto una legge regionale sul fine vita può anche non prevedere l’eutanasia. Però la nostra Debora dice di aver accolto e di appoggiare la petizione dell’associazione “Per Eluana”, sottoscritta da 5.000 cittadini (cioè da quasi nessuno data la popolazione regionale). Ora, questa associazione è la stessa che si era battuta perché fosse applicata la sentenza di sospensione della idratazione e alimentazione ad Eluana Englaro. E’ una associazione  pro-eutanasia, anche se si chiama “Per Eluana”. La maggioranza regionale è intenzionata a trasformare questa stessa petizione in una norma.

I giornali che hanno riportato la notizia concludono pressappoco così: «D’altronde la strada è stata già tracciata in 34 comuni del Friuli Venezia Giulia, pari al 40 per cento della popolazione residente che hanno deliberato per l’istituzione del registro comunale delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario. Tra questi anche Trieste, tra le proteste della diocesi».

Ecco qua. Solo cinquemila le firme della petizione, solo 34 i comuni che hanno già deliberato, solo il 40 per cento della popolazione coinvolta, del resto in modo alquanto sbrigativo, sommario e poco democratico perché la discussione si è fatta solo nei  luoghi politici e non nella società civile. Però l’ideologia eutanasica si è creato il battistrada per poter arrivare ai propri fini, con l’aiuto dei consiglieri cattolici presenti nei 34 consigli comunali e nel silenzio totale delle associazioni cattoliche. A parte Vita Nuova.

Non c’è una legge nazionale e quindi anche quella regionale può risultare inutile come le delibere comunali. La regione stessa sta studiando la cosa e quindi non è in grado di dire se tale legge avrà efficacia o no. Ma si va avanti lo stesso perché lo scopo è fare da battistrada per una legge nazionale sull’eutanasia. Come il comune di Trieste, anche la regione si propone solo lo scopo di influire sul legislatore con una legge-propaganda, una legge-spot, una legge-siparietto.

Nel frattempo anche in regione si fa confusione sui concetti, si promuove il principio dell’autodeterminazione, si demonizza un accanimento terapeutico che non c’è, si cita in modo tendenzioso la Costituzione. Insomma, la solita aria fritta che qui a Trieste abbiamo criticato a livello comunale. Solo che qui siamo al piano superiore.

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