Sabato scorso sul canale “Rai storia” avrebbe dovuto andare in onda un documentario sul Genocidio Armeno (Metz Yeghèrn, il Grande Male in armeno) compiuto a partire dal 24 aprile 1915 dal governo turco nei confronti della numerosa minoranza cristiana dell’Impero ottomano. L’azienda stessa aveva annunciato l’evento con un comunicato di lancio. Ma, inspiegabilmente, il documentario non è mai stato trasmesso.

RAI censura genocidio armeno




Sabato scorso sul canale “Rai storia” avrebbe dovuto andare in onda un documentario sul Genocidio Armeno (Metz Yeghèrn, il Grande Male in armeno) compiuto a partire dal 24 aprile 1915 dal governo turco nei confronti della numerosa minoranza cristiana dell’Impero ottomano. Un milione e mezzo di uomini, donne e bambini furono massacrati nel primo genocidio “statale” del secolo XX, modello precursore della Shoah.

L’azienda stessa aveva annunciato l’evento con un comunicato di lancio. Ma, inspiegabilmente, il documentario non è mai stato trasmesso.

E, ancora più inspiegabilmente, non hanno avuto nessuna risposta le e-mail e le telefonate con cui i telespettatori chiedevano ragione alla Rai del cambiamento di programma.

Il Consiglio della Comunità armena di Roma una spiegazione possibile e plausibile ce l’ha. Il governo turco da sempre compie un’attiva opera di negazionismo verso i Paesi, gli enti e anche i privati che affrontano l’argomento del Genocidio Armeno e delle altre minoranze cristiane (Assiri e Greci) durante e dopo la Prima Guerra Mondiale. Facendo pressioni e arrivando anche a minacciare ritorsioni sul piano economico, politico e diplomatico.

Quando Papa Francesco prese posizione chiaramente sull’argomento, Erdogan richiamò per vari mesi l’ambasciatore turco presso la Santa Sede.

E’ molto probabile che analoghe pressioni siano state esercitate in occasione della messa in onda del documentario. E’ straordinario però che il servizio pubblico italiano, alla cui guida è una collega giornalista, Monica Maggioni, si pieghi alle richieste di uno Stato in cui la deriva autoritaria e anti-democratica, in particolare nei confronti dei giornalisti e dell’informazione sta raggiungendo livelli mai conosciuti prima.

La Turchia è agli ultimi posti – insieme al suo grande alleato Azerbaijan – nella classifica stilata di recente da Reporters Sans Frontières. Dopo questo episodio di autocensura del servizio pubblico non stupisce che anche l’Italia possa vantare (?) un 77° posto nella classifica della libertà di informazione mondiale.

“Il Consiglio per la comunità armena di Roma, alla vigilia della Giornata della memoria (24 aprile, a Roma sarà ricordata con una manifestazione al Pantheon alle ore 15), si ritiene profondamente sconcertato dalla vicenda e rinnova alla Rai ed all’organo di Vigilanza la richiesta di chiarimenti oltre che l’invito a fornire al pubblico un’adeguata informazione sull’argomento”.

Il Consiglio ha informato dell’accaduto la Commissione di vigilanza sui servizi radiotelevisivi “per gli opportuni passi che vorrà intraprendere”.

di Marco Tosatti

Fonte: https://www.lastampa.it

 

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