Asia Kete Dillon prende un premio ma non sa se come attore o come attrice. La nuova accusa infamante è di essere "binario"

Questi poveri “binari”, retrogradi e ritardati




Ormai il termine offensivo «omofobo», che il mondo lgbt somministra a chi non è allineato al loro modo di vedere il mondo, è obsoleto. Va sostituito con qualcosa di ancora più tagliente. Il nemico che si sono inventati va colpito con sempre più sottile malignità.

Ecco allora che è stato coniato l’aggettivo dispregiativo «binario». Dai per scontato che i sessi siano due? Sei «binario». Non ti pone problema avere una mamma femmina e un papà maschio? Sei «binario». Ti stupiscono l’androgino, il vago, le cinquanta sfumature di grigio? Sei «binario».
Sei «binario», cioè il tuo cervello è fossilizzato. Funziona male, poiché non va al di là del due. Hai la capacità razionale di una gallina. Non sei intelligente.

La trovata è geniale, perché coinvolge il numero. L’opinione pubblica, disabituata a pensare, ne viene immediatamente affascinata. È semplicissimo: piccolo numero (due) equivale a piccola intelligenza, grande numero (oltre il due) equivale a grande intelligenza. Ne consegue che gl’ideologi del gender si reputano molto intelligenti, per via del fatto che guardano alla sessualità come ad un numero infinito di varianti. Chi invece non si adegua è fatto oggetto di scherno e paragonato a un ritardato mentale.

Alcune tra le personalità più in vista dello star system si affrettano ora a dichiararsi «non binarie». È il caso, ad esempio, di Asia Kate Dillon, candidata agli Emmy Awards come miglior attrice. O attore? E qua casca l’asino: la Dillon potrebbe offendersi, in quanto gli Emmy Awards nascono da una mentalità retrograda e «binaria», che vede ancora il mondo diviso in attori e attrici. Lei no. Lei si professa orgogliosamente «non binaria» e parte all’attacco di non si sa esattamente cosa: «Vorrei sapere – domanda agli organizzatori – se ai vostri occhi ‘attore’ o ‘attrice’ denota un’anatomia o un’identità e perché è necessario indicarli entrambi preventivamente»?

Presi in contropiede, anche da una domanda non chiarissima, dagli Awards rispondono in modo un po’ goffo e formale: «chiunque può presentare candidature per entrambe le categorie per qualsiasi motivo e l’Academy non oppone nessun tipo di verifica». In altre parole: cara Asia ti puoi presentare liberamente come attore o come attrice. Non hanno ancora capito che alla Dillon la risposta non può bastare. Non hanno ancora capito che la Dillon li ha indirettamente accusati di essere dei poveri «binari», retrogradi e ritardati.

Una risposta a “Questi poveri “binari”, retrogradi e ritardati”

  1. Franco De Iaco ha detto:

    Bellissima la nuova sfida, mentre “omofobo” era contestabile dal punto di vista semantico, il che prevedeva un minimo di cultura classica che non te la insegnano certo nelle dark room dei circoli Anddos, questa nuova “etichetta” di “binario” mi rende ultra moderno in quanto la tecnologia moderna concepisce solo il binario. Computer, telefonino, orologi, contapassi, telecomunicazioni, televisione ecc. concepiscono SOLO il binario. O è zero o è uno, o è acceso o è spento, o passa o non passa e così via. Pensa che anche gli interruttori delle suddette dark room sono binari, o sono accesi (e addio dark) o sono spenti. Quindi anche gli lgbt sono costretti a soggiacere ai capricci dei sistemi binari a meno che, per dimostrarsi coerenti, non regrediscano al medioevo che, comunque, non mancava di situazioni binarie. Per questo autogol siamo in forte vantaggio su quelli che vogliono cambiare il mondo, antesignani di quelli che ci diranno che ladro è bello (già ne hanno inseriti in Parlamento, anche se ogni tanto li scoprono), oppure quelli che diranno che drogato è bello (e quelli anche se scoperti se li tengono) e chi più ne ha più ne metta.

Rispondi a Franco De Iaco Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *