"Quanti danni dai cattolici in politica", così Il Timone aveva intitolato l'intervista a Mons. Crepaldi. Mai titolo è stato così profetico, dato il comportamento in aula per la votazione alla legge sulla unioni civili.

“Quanti danni dai cattolici in politica”




L’intervista a Mons. Crepaldi pubblicata sul numero di Febbraio de Il Timone e ripresa integralmente nel numero di venerdì scorso 26 febbraio di Vita Nuova era stata scritta prima della discussione parlamentare sulla Cirinnà. Le cose dette, però, erano perfette per la situazione venutasi a creare, ossia per la generale defezioni al momento del voto dei senatori cattolici, a parte il senatore Gaetano Quagliariello. Particolarmente profetico il titolo dell’intervista: “Quanti danni dai cattolici in politica”.

Tra l’altro egli aveva detto:

A proposito dei cattolici presenti in Parlamento, si è pensato a lungo che essi potessero militare in tutti i partiti, per poi convergere uniti su leggi ad alta rilevanza etica, come quelle riguardanti la famiglia e la vita. Ritiene ancora valido questo schema?

Credo che questo schema, se mai sia esistito come paradigma strategico piuttosto che come adeguamento non voluto alla realtà dei fatti, non sia oggi più agibile. Non perché quella convergenza non sia auspicabile, ma perché i fatti ci dimostrano che non viene mai attuata. Le recenti prese di posizione sul disegno di legge Cirinnà lo ha ulteriormente dimostrato. Questa legge sembrava essere, a detta di molti degli stessi parlamentari sedicenti cattolici, il limite non oltrepassabile ed invece è stata oltrepassata.

Si tratta solo di tattica politica o anche di carenza di visione?
I numeri in politica contano molto. Deputati dichiaratamente cattolici ce ne sono pochi in questo Parlamento e, tra costoro, molti dicono di esserlo ma si riservano poi un’ampia discrezionalità di scelte senza troppo farsi condizionare dalle indicazioni della morale cattolica o della dottrina sociale della Chiesa o degli appelli del magistero. Una piccola pattuglia può fare certamente ben poco. Però credo che il problema non sia solo quantitativo. C’è una buona dose di confusione di pensiero. Certi cedimenti alla legge Cirinnà, anche su punti profondamente in contrasto con la dignità della persona umana, hanno evidenziato una carenza di pensiero e, soprattutto, l’idea che la fede cattolica non possa – pena diventare ideologia – produrre una visione organica e coerente, una vera e propria cultura sociale e politica. Essa produrrebbe solo istanze moraleggianti, spinte verso una testimonianza di carità non ben precisata, ma non un sistema di pensiero e una coerente visione dei nostri doveri verso il bene comune. Si pensa che Dio dia solo consigli o proponga solo ideali.

 

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