Non passa giorno che dai mass media mondiali non ci giungano voci sconcertate, angosciate, scandalizzate, in merito alle azioni del nuovo presidente degli Stati Uniti. Da un lato quest’ultimo sta dimostrando di essere una persona del tutto aliena a nascondersi dietro le formule farisaiche del “politicamente corretto”, dall’altro i commentatori stanno violando alla grande la tregua che per tradizione caratterizzava i primi “cento giorni” dall’insediamento del nuovo inquilino della Casa Bianca. Il quale indubbiamente ci tiene a distinguersi dai predecessori, caratterizzandosi come un tipo che mantiene – da subito -le promesse elettorali.
Il bello è che l’opinione pubblica interna sembra apprezzarlo, lo riconoscono anche gli oppositori, quelli che ieri si lamentavano del fatto che l’elettore americano si sia rifiutato di seguire l’indicazione di voto univocamente indirizzatagli da tutti i giornali più influenti (o ritenuti tali). Un vero scandalo, il popolo non obbedisce alle élite! Forse non avevano capito perché Trump usa twitter per dialogare con la sua gente.
A dire il vero, il Nostro le sta sparando grosse e in più direzioni, a cominciare dal discorso inaugurale. Se questo sembra esser stato la continuazione della campagna elettorale, nei primi atti ufficiali sembra che ci tenga ad apparire brutale al punto da sembrare imprevedibile. “Ho deciso il nuovo giudice della Corte Suprema, ma potrei cambiare idea in un attimo”, e con toni analoghi ha definito il suo atteggiamento nei confronti di Putin. Abbiamo a che fare con un caratteriale, uno squilibrato come lo si vorrebbe dipingere, o c’è qualcosa che ci sfugge? Indizi interessanti si possono trarre dal manuale “The art of the deal”, che a suo tempo ha reso famoso quello che poteva passare per un milionario anonimo. Frasi del tipo: “entra in una stanza, getta una bomba, esci e poi rientra per concludere l’affare”, sono indicative di una prassi che non si fonda sull’improvvisazione ma risponde ad una precisa strategia. Tradotto in termini politici, significa “prima di trattare, fai la voce grossa, sconvolgi la controparte mettendola di fronte ad una situazione imprevedibile”.
A ben vedere, è esattamente quanto Trump sta facendo quotidianamente: fa la voce grossa per accrescere la sua forza contrattuale in una serie di ambiti che nei prossimi anni vedranno gli Stati Uniti impegnati a ridefinire il loro atteggiamento senza che gli interlocutori possano dare niente per scontato. La nuova amministrazione avrà di fronte un compito immane, che richiederà mosse tattiche del tutto simili a quelle impiegate dai militari sul campo di battaglia. Da qui la tradizionale opzione strategica (così faceva ad es. Napoleone) di gettare gli altri giocatori nell’incertezza circa le reali intenzioni dell’America.
Che i grandi columnists , in America e nel mondo non l’abbiano capito potrebbe interpretarsi sulle prime come sintomatico della pochezza intellettuale della categoria. Francamente, questa è un’ipotesi che non ci convince. La spiegazione più credibile è che l’ostilità verso il progetto politico attorno al quale Trump ha raccolto il consenso del paese spinga l’internazionale dei guru a fingere di non capire: ciò che importa a loro ed ai loro pupari, è di impedire alla gente di capire.
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