Perché l’Europa obamiana ha perso il Medio Oriente e ora paga l’effetto boomerang




L’Occidente euro-americano, escluso dall’incontro di Mosca tra russi, turchi e iraniani sulla Siria, ha perso il Medio Oriente: l’Europa è andata dietro a Obama nella disastrosa politica delle arab spring (noi abbiamo addirittura bombardato la Libia), e si è anche intestardita nell’idea di smembrare la Siria. L’obiettivo delle primavere arabe era distruggere gli stati nazionali arabi e creare un grande impero neo-ottomano sotto l’egida della NATO. Alla Turchia di Erdogan il progetto piaceva. Però, dopo il colpo di stato di Al Sisi, che ha eliminato la Fratellanza musulmana (l’Italia di Renzi e Gentiloni ha addirittura rotto le relazioni con l’Egitto), la Turchia si è trovata isolata; ha quindi puntato con Obama e Hollande sulla caduta di Assad e ha lasciato passare i foreign fighters (“combattenti stranieri”) europei che andavano in Siria.

Erdogan è un animale politico tutt’altro che stupido e guarda in primo luogo agli interessi del proprio Paese. Non diversamente da Netanyahu, che chiarì subito che, in caso di disintegrazione della Siria, Israele avrebbe messo in sicurezza il Golan. La Turchia però ha il problema del terrorismo curdo e non vuole uno stato curdo ai propri confini, come invece avrebbe voluto Obama. Per questo Erdogan ha iniziato ad avere qualche dubbio. Quando è stato abbattuto il jet russo, Putin ha rotto tutti i rapporti con Erdogan.

Putin, però, ha alle spalle la tradizione militare russa zarista e sovietica. Sa costruire una coalizione e, a quanto si dice, l’estate scorsa avvertì Erdogan del colpo di stato militare in Turchia. In ogni caso, mentre gli Stati Uniti e gli Stati europei attesero molto tempo prima di esprimere qualche forma di solidarietà a quello che è pur sempre uno Stato membro della NATO (la Turchia), la Russia tese subito la mano ad Ankara, insieme alla Gran Bretagna, riallacciando i rapporti diplomatici tra i due paesi, fino all’impegno militare turco in Siria.

La Turchia è stata essenziale per l’evacuazione di Aleppo est e come ha subito scritto il giornale israeliano Haaretz è un wishful thinking occidentale sperare in una crisi dell’alleanza tra russi e turchi per l’uccisione dell’ambasciatore russo ad Ankara. La Turchia combatte contro ISIS anche a Mosul insieme alla coalizione a guida Usa. Come ha scritto Federico Fubini sul Corriere, dopo l’attentato di Berlino e a poche ore dall’uccisione ad Ankara dell’ambasciatore Andrei Karlov, l’Occidente, escluso dai negoziati di Mosca sulla Siria, dovrebbe almeno riconoscere i propri errori e combattere ISIS.

Ma i giornali italiani, mentre si stracciavano le vesti per Aleppo riconquistata dai siriani, si sorprendevano per Palmira ripresa da Isis, un fatto determinato dalla sospensione dei combattimenti a Mosul e Raqqa da parte della coalizione a guida Usa. E uno degli ultimi colpi di coda di Obama. Visto che Trump è deciso ad allearsi con Putin e a chiudere la partita in Siria e Ucraina, gli Stati europei dovranno decidere se combattere o no contro ISIS, tanto più che i foreign fighters partiti dall’Europa per sostenere lo Stato Islamico in Iraq e Siria, sono tornati e continueranno a tornare in Europa e le vittime saranno i cittadini europei.

La politica estera americana cambierà radicalmente con Trump. Secondo Obama, il presidente Putin si stava impantanando in Siria, ma i bombardamenti russi in Siria, al contrario, hanno avuto l’effetto desiderato, e i foreign fighters ora tornano nei Paesi europei che gli avevano permesso di andare a combattere contro Assad al fianco di Al Nusra, filiale siriana di Al Qaeda, e dei  jihadisti.

E’ noto che le indagini sugli attentati in Francia del 9 gennaio 2015 a Charlie Hebdo e all’Hyper Kosher sono state sigillate come “segreto di stato”. La “verità” su Charlie Hebdo e il supermercato ebraico è un segreto di stato francese: in altri termini coinvolge i servizi segreti. E’ strano che i servizi segreti europei non abbiano mai notato tanti cittadini di origine araba partire per la Siria o l’Iraq, anche se adesso ci si affanna a parlare di “profiling” dei combattenti stranieri. Dalla Germania, secondo Patrick Cockburn, sono partiti 820 foreign fighters.

L’Europa ha importato immigrati da ogni continente e ha lasciato partire foreign fighters in Medio Oriente, mentre Obama faceva le sue guerre “from behind”.

Per Trump, Angela Merkel ha fatto una politica della immigrazione suicida, facendo entrare tanti stranieri nel suo Paese. Si piange per le vittime di Berlino, ma bisogna anche iniziare a domandarsi perché, se l’Islam ci odia tanto, importiamo continuamente migranti musulmani, mentre l’Europa è sull’orlo del suicidio demografico. Le guerre per procura possono diventare un boomerang sanguinoso quando si perdono. Forse è il caso di smetterla di fare entrare in Italia mille migranti al giorno e non lamentarsi se i nostri  vicini chiudono le frontiere e l’Inghiterra fa Brexit.

di Daniela Coli

Fonte: https://www.loccidentale.it

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