Caso De Mari: il medico minacciato perché dice la verità sulle pratiche omosessuali. In gioco ci sono la verità e la libertà di espressione.

Parla Silvana De Mari, sotto attacco dei gruppi LGBT: intervista esclusiva a Vita Nuova




Vita Nuova pubblica nel numero del 17 febbraio in distribuzione una intervista esclusiva a Silvana De Mari. Ne diamo una anticipazione rimandando i lettori al testo integrale dell’intervista su Vita Nuova cartaceo.

Intervista a cura Virna Balanzin

Silvana De Mari è un medico, stimata professionista nel suo campo, e inoltre un’affermata scrittrice di romanzi di genere fantasy che raccoglie notevoli consensi di pubblico e critica. Eppure i motivi per cui di recente si è trovata al centro di un vero e proprio caso mediatico non sono legati ai meriti del suo lavoro né del suo talento nella scrittura. Alcune sue affermazioni critiche riguardo la pratica sessuale tra persone omosessuali hanno scatenato l’ira funesta della comunità LGBT (sigla usata come termine collettivo per riferirsi a Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) che si è rivolta persino all’Ordine professionale dei Medici per chiederne la radiazione. Nonostante le parole della De Mari non fossero assolutamente offensive ma si limitassero a una constatazione oggettiva derivante dalla sua esperienza di pratica medico-scientifica e riguardassero le conseguenze di comportamenti sessuali a rischio per la salute, è stata fatta comunque oggetto di una campagna diffamatoria e denigratoria, verbalmente aggressiva e violenta soprattutto in rete, da parte di associazioni omosessuali e anche di singoli aderenti o gravitanti intorno ad esse. Per cercare di fare un po’ di chiarezza su quali siano state le cause all’origine del “Caso De Mari” l’abbiamo incontrata direttamente a Merate, in provincia di Lecco, dove si trovava sabato 4 febbraio scorso per relazionare, all’Auditorium locale, su “Eowyn, Galadriel e le altre: l’eroismo femminile nel Signore degli Anelli”. Ed ecco qui di seguito, senza filtri, raccolta la sua testimonianza, il suo pensiero.

La discesa in campo.

«Il motivo per cui ho deciso di scendere in campo è il fatto che mi sono resa conto che il movimento LGBT mondiale ha imbavagliato la libertà di parola e che i cosiddetti diritti LGBT in realtà sono un grimaldello per scardinare il nostro sistema antropologico, per scardinare la nostra storia, la nostra religione, la nostra cultura. Culto e cultura hanno la stessa origine e quando di un popolo si è annientata la religione si è commesso un etnocidio e quel popolo, che non ha più una storia, si sta candidando a diventare un popolo di schiavi o di morti. Noi abbiamo diritto alla nostra storia, alla nostra lingua, alla nostra religione. La nostra religione condanna la sodomia come una pratica che non deve essere messa in atto ed io, in quanto medico e chirurgo, mi rendo conto delle terribili implicazioni sanitarie che questo comportamento determina e non posso essere d’accordo. Mosè, Gesù Cristo e San Paolo condannano senza appello gli adulteri ma gli adulteri non si sono offesi e non pretendono che nelle nostre chiese venga detto il contrario. E Mosè, Gesù Cristo e San Paolo condannano la sodomia. A volte sento la frase delirante: – «Gesù non ha mai condannato la sodomia» -. Certo. Se è per questo Gesù non ha mai neanche condannato l’assassinio dei bambini ma, semplicemente, è tutto contenuto nella frase “Non iota unum”, ossia non un apostrofo, una virgola di differenza tra la Legge del Padre e la Sua. Quindi Gesù che si rivolge a degli Ebrei non specifica quanto siano sbagliati sodomia e adulterio perché tanto lo sanno già tutti, mentre San Paolo che si rivolge ai Romani lo specifica. Se, però, l’affermazione dell’Associazione Psichiatri Americani (APA) sulla normalità dell’omosessualità è autentica, allora è giusto come già si pretende in alcune nazioni, (per esempio gli Stati Uniti dell’ex presidente Obama), vietare il Cristianesimo perché è falso e la condanna».

 

 

 

 

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