Ad agosto l’ONU ha adottato i nuovi Obiettivi di sviluppo sostenibile da realizzarsi entri il 2030. Se gli Obiettivi 2000-2015 riguardavano quasi esclusivamente i paesi in via di sviluppo, questi nuovi obiettivi – assai più numerosi dei precedenti – interessano tutte le nazioni. In tali goals al punto 5 è indicata la parità di genere. Le lobby gay però non sono rimaste soddisfatte da tale obiettivo e ne hanno proposto un altro che tuteli maggiormente le rivendicazioni LGBT. Le due principali organizzazioni omosessualiste al mondo, l’“International Lesbian and Gay Association” (ILGA) e “Outright Action International” (OAI), ONG accreditate come organi consultivi presso l’ONU, hanno diramato ad ottobre una nota (“Consultation on the Development of Global LGBTI Inclusion Index in the context of the Sustainable Development Goals”) in cui si sollecitava quest’ultima a redigere un’indice di inclusione delle persone LGBT, cioè a verificare tramite alcuni parametri ancora in via di definizione l’indice di inclusione delle persone LGBT in ogni paese. L’intento è quindi quello di stare con il fiato sul collo agli stati affinchè questi privilegino in ogni ambito della vita civile la condizione omosessuale e transessuale e riducano al silenzio voci dissenzienti. L’ILGA e l’OAI chiedono quindi di includere nelle priorità di azione “l’orientamento sessuale, l’identità di genere, l’intersessualità o le persone LGBTI”, dato “che la popolazione omosessuale sia intrinseca alla popolazione generale e per questo motivo meritevole delle protezioni previste secondo gli accordi internazionali vincolanti per i diritti umani”. La nota diramata da queste due potenti ONG fa seguito ad un incontro avvenuto a metà settembre e New York tra il “Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo” (UNDP) e l’ “Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani” (OHCHR) in cui si è discusso proprio della realizzazione di tale indice di inclusione internazionale. L’incontro ha poi partorito una consultazione tra organismi internazionali, multinazionali e docenti universitari al fine di indicare i parametri da seguire per costruire l’indice di inclusione LGBT. La consultazione si è conclusa ieri e i risultati non sono stati ancora resi noti. La fase successiva prevede un meeting globale a metà dicembre in cui si discuteranno insieme ad esperti, attivisti gay e studi legali internazionali i risultati della consultazione. Questa vicenda mette ben in luce l’influenza lobbistica enorme delle organizzazioni LGBT sull’ONU e quindi a cascata su tutte le nazioni del mondo.
Fonte: http://gwnblog.lanuovabq.it
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