Le case chiuse restino chiuse




In qualche comune d’Italia è partita una raccolta di firme per la riapertura delle “case chiuse”, ossia per una disciplina della prostituzione, con il divieto di incontrare i clienti per strada ma, appunto, in luoghi a ciò deputati. Il motivo principale addotto è la salvaguardia del decoro nei luoghi pubblici. Infatti in certe zone cittadine e in certe vie si vede di tutto. Qualcuno parla anche di disciplina fiscale dell’attività di prostituzione, con conseguente introito di tasse utili per lo Stato. Qualche altro dice che in questo modo l’attività sarebbe monitorata anche dal punto di vista sanitario e quindi meno pericolosa per la salute. Le ragioni sono queste e tante altre. Una volta le “case chiuse” c’erano.  Fino a che non le chiuse la legge Merlin. Ora molti vorrebbero tornare a quella situazione, naturalmente aggiornata in base ai cambiamenti dei tempi.

La proposta mi sembra decisamente inaccettabile. La prostituzione è un fenomeno privo di alcuna dignità pubblica e quindi non deve accadere che lo Stato lo accetti e lo disciplini. Si disciplinano solo i comportamenti che hanno una dignità pubblica. La compravendita del corpo umano e lo sfruttamento della donna non possono essere ammessi dalla legge. Ammettiamo che una donna voglia liberamente prostituirsi, senza esservi costretta. Nemmeno in questo caso lo Stato può accettare di dare valore pubblico al fatto. Semmai lo Stato dà un significato pubblico alla prostituzione per combatterla. Ma non la si combatte legalizzandola e disciplinandola. E’ vero che lo spettacolo pubblico è spesso indecente, ma ancora più indecente è che delle donne vi siano costrette, che attorno a questo viva un mondo di corruzione e di illegalità. Lo Stato fa poco per combattere il fenomeno,  si farebbe ancor meno legalizzandolo con le case chiuse. Vogllamo fare anche qui da noi i quartieri a luci rosse come ad Amsterdam o i quartieri del porno gay come a San Francisco? Sono forse “decorosi” quelli?

L’unico vero atteggiamento nei confronti della prostituzione è quello attuato da don Oreste Benzi, che amava le prostitute, le andava a liberare, le aiutava ad uscire, and entrare nella sua comunità, a trovare un lavoro. Egli diceva che nessuna donna vuole prostituirsi, tutte vi sono costrette e vanno liberate. Altro che chiuderle in nuove prigioni dello sfruttamento, anche se con il bollino dello Stato.

Una risposta a “Le case chiuse restino chiuse”

  1. anna ha detto:

    Condivido pienamente,la prostituzione è un atto aberrante,viola la dignità umana,dovrebbe essere abolita in ogno angolo della Terra,in Irlanda ad esempio viene considerato un reato prostituirsi con pene severe per entrambi (prostitute e clienti),….anche l’Italia dovrebbe allinearsi all’ideologia irlandese,…..inoltre nessun essere umano dovrebbe mai ricorrere a questa pratica se ama davvero Dio.
    Anna

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *