Venerdì scorso è stata presentata in Sala Stampa vaticana l'enciclica "Lumen Fidei" di Papa Francesco, l'enciclica iniziata da Benedetto XVI. Nel prossimo numero di Vita Nuova pubblicheremo una prima analisi dell'enciclica su cui il nostro giornale ritornerà per presentarla sistematicamente.

L’attesa enciclica Lumen Fidei




Venerdì scorso è stata presentata in Sala Stampa vaticana l’enciclica “Lumen Fidei” di Papa Francesco, l’enciclica iniziata da Benedetto XVI. Nel prossimo numero di Vita Nuova pubblicheremo una prima analisi dell’enciclica su cui il nostro giornale ritornerà per presentarla sistematicamente.

 Riproponiamo qui sotto l’Editoriale del Direttore pubblicato su Vita Nuova del 28 giugno 2013  in cui veniva precisato il tenore dell’enciclica stessa.

 

A due mani per volta

di Stefano Fontana

 

Come tutti ormai sappiamo, Papa Francesco sta completando l’enciclica sulla Fede iniziata da Benedetto XVI. Papa Ratzinger l’aveva iniziata, ne aveva annunciato l’uscita nell’Anno della Fede ma poi ha lasciato il Pontificato senza poterla terminare. Papa Francesco l’ha ripresa in mano e la sta concludendo. I giornali hanno così perlato di una “Enciclica a quattro mani”, nel senso che è stata scritta da due Papi. L’espressione è bella e significativa, ma può anche fare confusione.

Come ha chiarito Padre Lombardi, Benedetto XVI, dopo le sue dimissioni, non ha più toccato il testo dell’enciclica. In altre parole: non è che “i due Papi” si siano seduti allo stesso tavolo e abbiano scritto l’enciclica insieme. Non esistono “due Papi” e quindi l’enciclica porterà solo la firma di Papa Francesco. In questo senso si può dire che sarà scritta a due mani. Tutto quello che leggeremo nell’Enciclica sulla Fede sarà insegnamento di Papa Francesco e non di Benedetto XVI. Il testo verrà pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana nel librone degli “Insegnamenti di Papa Francesco”. Parlare di stesura a quattro mani, quindi, non rende bene l’idea.

In un altro senso, però, l’espressione “a quattro mani” ci fa percepire una cosa bella. Ogni Papa prende il testimone dal precedente Pontefice e lo porta avanti nella corsa della Chiesa. Questa continuità è un elemento della tradizione. Ogni Papa consegna al successivo il deposito della fede da conservare e tramandare. Questo lo abbiamo sempre creduto e sempre visto. Solo che fino ad ora, questo passaggio di testimone avveniva dopo la morte del precedente Pontefice. Stavolta, invece, Benedetto XVI ha passato il testimone mentre era ancora in vita. L’enciclica scritta “a quattro mani” mostra con grande evidenza questa continuità, la rende quasi plasticamente toccabile da tutti noi. L’enciclica “a quattro mani” diventa icona della continuità del magistero apostolico. Ha fatto benissimo Papa Francesco a riprendere e concludere il testo dell’enciclica, non solo per un senso di rispetto verso Benedetto XVI, ma per simboleggiare concretamente con questo gesto la continuità nella vita apostolica della Chiesa.

Dicevo prima che, come ha chiarito Padre Lombardi, Benedetto XVI dopo le proprie dimissioni non ha più messo mano all’enciclica. Si è ritratto totalmente indietro. Non ha smesso l’abito bianco e ha continuato a vivere nel perimetro di San Pietro. Ma non si è fatto più vedere e sentire. Oggi, mentre folle immense sono presenti alle udienze di Papa Francesco, come è bello e giusto che sia, vorrei portare un pensiero a Benedetto XVI che ha deciso di concludere la sua esistenza a servizio della Chiesa nel nascondimento totale. Anche questo è un segno molto forte della continuità apostolica: di Papa ce n’è uno solo.

A quattro mani, allora, o a due mani? Si potrebbe dire “a due mani per volta”. Non a quattro, perché non ci sono due Papi. Non a due perché c’è stato il passaggio di testimone. A due mani, un Papa alla volta, nella successione apostolica.

 

 

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