Che resta dentro di me, di carezze che non toccano il cuore. Stelle, una sola ce n’è, che mi può dare la misura di un amore”

La versatilità di Loretta Goggi




“Che resta dentro di me, di carezze che non toccano il cuore.

Stelle, una sola ce n’è, che mi può dare la misura di un amore”

 

Nel 1981 Loretta Goggi arrivava seconda al Festival di Sanremo con una canzone: “Maledetta primavera”, che testimoniava la passione amorosa irrefrenabile e, nel contempo, l’amarezza dell’incontinenza. Questo brano, che la rese ancor più famosa, vendette più di un milione di copie e seguì il pezzo: “Notti d’agosto”, che Franco Califano scrisse per lei nel 1980: “Le notti d’agosto hanno sempre un sapore di festa e noi come scemi se semo montati la testa (…). La Luna muoveva coi fili le due marionette, io e te sulla spiaggia di notte».

Qualunque stagione quindi, dalle notti estive alle serate di primavera, era propizia di innamoramenti, di abbracci, di gioie e di illusioni. La cantante e show-girl romana l’aveva già denunciato, poco più che ventenne, con una canzone esplicita: “Chi salta il fosso” del 1972. Erano gli anni difficili dell’amore libero, della contestazione dell’autorità, della ribellione giovanile, succeduti all’ubriacatura del ‘68, come testimoniato anche dalla sigla televisiva: “Vieni via con me” del 1973, vincitrice di un disco d’oro. In quegli anni, in cui la febbre del sabato sera inneggiava allo sballo, si condensavano le amarezze, le disillusioni, le utopie rivoluzionarie che andavano realisticamente dileguandosi.

Ripercorrendo la prodigiosa carriera di Loretta Goggi, è doveroso rammentare che a nemmeno dieci anni di età vinceva con Nilla Pizzi il concorso radiofonico: “Disco magico”, presentato dal compianto Corrado e debuttava anche come attrice, iniziando una fortunata carrellata di ruoli negli sceneggiati TV a fianco di grandi attori come Gino Cervi, Paolo Stoppa, Giorgio Albertazzi, Alberto Lupo, Virna Lisi, Rina Morelli e molti altri. A quindici anni interpretava Beatrice nella Vita di Dante, a diciotto con Arnoldo Foà e Aldo Reggiani sceneggiava la “Freccia nera” di Robert Louis Stevenson, a 21 anni spalleggiava Giancarlo Giannini ne: “E le stelle stanno a guardare” di Cronin. La versatilità di Loretta Goggi l’ha vista pure come doppiatrice del canarino Titti e soprattutto come imitatrice di famosissime cantanti e soubrette.

Loretta Goggi ha interpretato soprattutto la fatica dell’italiano medio alle prese con la routine quotidiana e ha cantato il bisogno di evasione.

Nel 1986 è ritornata come cantante al Festival di Sanremo, interpretando il brano “Io nascerò” di Mango.

Cantando si impara con Loretta Goggi a diversificare le attività per essere presenti nel mondo dello spettacolo, come attesta sin dal titolo: “Ieri, Goggi e domani”, omonimo varietà televisivo del 1987. Cantando si impara, pur nelle esibizioni poliedriche dell’artista, a conservare una minima consapevolezza della fragilità di un successo, come evocato nella canzone “Oceano” del 1983: «Siamo due gocce nell’oceano, noi figli di quest’epoca che non regala mai una favola ai naufraghi che sfidano l’oceano. Vivi, siamo noi quelli che sperano, schiavi di una carezza che un volto non ha».

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