La Vandea molisana. Resistenza cattolica in difesa della vita




C’è in Italia una piccola regione fin troppo bistrattata. E’ il Molise, una terra anonima e marginale, ignorata da molti. Eppure riserva grandi sorprese. La sera del 12 maggio del 2016, quando fu approvato il Ddl sulle unioni civili, il parroco di Carovilli, in provincia di Isernia, Don Mario Fangio, suonò le campane funebri per manifestare il suo dissenso alla legge appena approvata. Fu un clamoroso gesto di sfida alle autorità. La reazione delle associazioni omosessualiste non si fece attendere e le parole di condanna furono secche e si tentò addirittura una manifestazione contro l’anziano sacerdote nel paesino di Carovilli. Si trattò di una sfilata carnevalesca che sortì solamente i sorrisi degli anziani. Il 20 aprile di quest’anno la Camera ha approvato il Ddl sul biotestamento (l’eutanasia, per intenderci) e la storia si è ripetuta, ma i semi sparsi da Don Mario hanno dato molti frutti. Il parroco molisano non è stato il solo a suonare le campane a lutto: alla sua battaglia si sono uniti i sacerdoti di Pietrabbondante (Isernia), Duronia (Campobasso), Castropignano (Campobasso) e Salcito (Campobasso).

Il Molise ha risposto con una protesta civile ad una legge che ha decretato la fine della sacralità della vita. Il parroco di Pietrabbondante ha inoltre fatto affiggere per il paese un manifesto con la scritta: “Le campane suonano a morto perché la Vita è vittima della morte dall’aborto all’eutanasia delle Dat. Con queste l’Italia ha scelto di far morire, non di far vivere. Prosit.” Con una nota successiva i sacerdoti molisani spiegano il loro gesto: “[I parroci] hanno voluto richiamare l’attenzione delle loro comunità sul funesto evento legislativo, che creerà una grande mole di problemi e minerà alla base la certezza della indisponibilità della vita umana. Invitano anche tutti a una seria riflessione, a emendare sostanzialmente al Senato la norma, e bocciarla addirittura come inutile, potendo fare riferimento già alle normative sull’accanimento terapeutico e cure palliative.”

L’opinione pubblica passivamente accetta le “riforme” dello Stato, nuove leggi che non sempre tutelano i deboli e la stessa vita. Alle volte il governo asseconda le ideologie più in voga onde accattivarsi il favore popolare, ponendosi in netto contrasto con il Vangelo.

Il Molise ha invece dimostrato di non cedere alle lusinghe del Maligno e il sacerdozio si è impegnato per sensibilizzare le loro comunità, prima, e la nazione, dopo, sulla negatività del biotestamento. Don Mario, come l’anno scorso per le unioni civili, ha ribadito il suo “no” al Ddl sul Dat (Dichiarazione anticipata di trattamento, una sigla “carina” per dire eutanasia) e ha così affermato all’Ansa: “Ho voluto evidenziare questo delittuoso evento di uno Stato che invece di aiutare a vivere aiuta a morire.” Come la Vandea francese, il Molise, una piccola regione italiana, si erge a difesa della vita e della verità cristiana, mostrando come solo nel Vangelo si trova dignità, carità e fratellanza. Solo in Cristo si trova la fermezza necessaria per resistere alle pressioni di un mondo che Lo rinnega e che rifiuta di aderire alla Sua Parola. La Vandea richiama anche la guerra civile, i massacri dei giacobini e l’occultamento di una nazione, quella francese, che ha negato per decenni quanto era successo. Il Molise, metaforicamente, potrebbe essere la Terra di Mezzo di quanti ancora sono fedeli alla Chiesa di Cristo e che, circondati da nemici, lottano affinché il bene trionfi.

di Alfredo Incollingo

Fonte: http://www.campariedemaistre.com

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